AGI - C'è un fronte largo, soprattutto all’interno del governo, che lavora per tessere la tela sulla necessità di salvaguardare la figura di Mario Draghi.
Un fronte che non comprende solo i ministri più vicini al presidente del Consiglio ma anche leader di partito (come Letta e Renzi) e moderati di tutti gli schieramenti.
Tuttavia le resistenze all’interno dei gruppi parlamentari sull'eventualità che possa essere Draghi il sostituto di Mattarella crescono.
Anche alla luce dei malumori emersi sulle decisioni arrivate prima in cabina di regia, poi nel Consiglio dei ministri sull'obbligo vaccinale e sull’estensione del green pass.
Il premier ha cercato di mediare ma da una parte il Movimento 5 stelle, dall’altra la Lega, hanno alzato le barricate.
E il sospetto, argomenta un big del partito di via Bellerio, è che così facendo si voglia dividere il centrodestra e mettere a serio rischio il prosieguo della legislatura.
Perché l’impasse che si registra sulle trattative sull’elezione del presidente della Repubblica non è solo legata al nome di Berlusconi sul tavolo.
Ma anche su chi, eventualmente, debba andare a sostituire l’ex numero uno della Bce a palazzo Chigi.
C’è chi spinge per un esecutivo politico. Altri, invece, su esponenti come Franco e Cartabia.
Al momento il centrodestra è fermo sull’ipotesi Berlusconi, anche se la Lega – al pari di Fratelli d’Italia - non vuole veti ma neanche che il campo si restringa ad un solo nome.
Solo che al momento un ‘piano B’ nella coalizione non c’è. E si registrano fibrillazioni anche nell’ex fronte rosso-giallo.
Dopo il gruppo M5s al Senato anche una parte del Pd è tornata ad invocare il Mattarella bis, un’opzione che il segretario del Nazareno non aveva certamente scartato ma che si scontra con la volontà dell’attuale presidente della Repubblica.
I dem insistono sulla necessità che si individui ora un metodo e poi si parli di nomi. Ma, per il momento, in attesa che le trattative possano partire sulla figura di Draghi, in campo ci sono due fronti contrapposti.
Alla ricerca anche di una candidatura di bandiera. Nel Movimento 5 stelle nei giorni scorsi, secondo quanto riferiscono fonti parlamentari, è spuntato pure il nome di Liliana Segre, una candidatura che andrebbe a contrastare quella del Cavaliere.
Ma la stessa senatrice a vita aveva fatto sapere di non essere in corsa. Tuttavia l’opzione Segre – emersa in una delle riunioni alle quali ha preso parte il presidente M5s Conte e i vicepresidenti pentastellati – avrebbe il merito di compattare l’ex fronte rosso-giallo e di rappresentare i valori del centrosinistra.
M5s così tornerebbe sullo schema iniziale di una figura femminile al Colle. Del resto all’interno del Pd in tanti hanno avanzato il nome della Finocchiaro.