AGI - Due le priorità: garantire il normale svolgimento del voto e, al contempo, assicurare la tutela della salute e contenere il rischio contagi.
A 20 giorni dall'avvio delle votazioni per l'elezione del nuovo Capo dello Stato, Montecitorio si appresta a mettere in campo tutte le precauzioni necessarie.
A partire da quelle che mirano a evitare il diffondersi del virus tra i deputati. Il che significa, ad esempio, ripristinare il distanziamento in Aula, con il riallestimento delle postazioni in Transatlantico destinate ai deputati per poter votare, da qui fino alla vigilia della prima seduta comune del Parlamento, fissata dal presidente Roberto Fico per il 24 gennaio, alle ore 15.
Sino ad allora, dunque, il corridoio dei 'passi perduti' tornerà ad essere off limits per tutti, ad esclusione dei parlamentari che dovranno votare. In sostanza, il Transatlantico tornerà per almeno due settimane ad essere un prolungamento dell'emiciclo.
E, di conseguenza, chiuderà i battenti anche la buvette, per poi riaprire - almeno è l'obiettivo - in occasione dell'avvio delle votazioni per il Quirinale.
Una decisione, viene spiegato, presa alla luce dell'aumento dei contagi nel Paese e per evitare che, prima dell'avvio delle votazioni per il nuovo inquilino del Colle più alto, il Covid si diffonda a macchia d'olio in Aula, dimezzando così le presenze dei grandi elettori.
Al momento i deputati positivi sarebbero non più di una quindicina, e meno di una decina i senatori, ma si teme il picco della quarta ondata che potrebbe coincidere proprio con l'avvio del voto sul Quirinale.
E non vengono quindi escluse ulteriori misure. Martedì prossimo torneranno a riunirsi i Questori della Camera: sul tavolo ad oggi, viene spiegato, non vi è alcuna ipotesi di rendere obbligatorio il green pass rafforzato per entrare in Aula.
Si monitora la situazione per capire come garantire lo svolgimento dei lavori e minimizzare il rischio contagi, viene confermato.
Tra le ipotesi su cui Questori e vertici di Montecitorio si confronteranno c'è quella di prevedere il tampone per tutti i 1.008 grandi elettori. Ma nulla è deciso, si valuterà nelle prossime settimane, anche tenendo conto dei tempi necessari a effettuare una tale operazione. Confermata un'unica votazione al giorno, almeno all'avvio il prossimo 24 gennaio.
Poi saranno lo stesso Fico e i capigruppo di Camera e Senato, che si riuniranno alla viglia del primo scrutinio, a stabilire le modalità delle votazioni successive.
Da tener presente, tuttavia, il fattore tempo: si calcola che per una votazione occorrano almeno, come minimo, 5-6 ore, considerando il fatto che i grandi elettori saranno chiamati ad esprimere il loro voto per appello nominale scaglionati in base all'orario: si parte dai senatori a vita, poi i senatori eletti, quindi i deputati e, infine, i delegati regionali, con ingressi e uscite dall'Aula differenziati per evitare al massimo il rischio assembramenti (rischio che sarà difficile 'gestire' in Transatlantico, una volta riconsegnato all'uso tradizionale e con l'aggiunta della presenza dei giornalisti).
Ai tempi tecnici per le operazioni di voto bisogna anche aggiungere quelli per lo spoglio e, infine, per la sanificazione dell'emiciclo.
Misure più dettagliate si valuteranno nel corso dei prossimi giorni, anche alla luce delle proposte dei tecnici e consulenti sanitari della Camera e, soprattutto, alla luce dell'andamento dei contagi tra i parlamentari, dato che si potrà conoscere nel dettaglio solo alla ripresa dei lavori delle due Aule, il 10 e l'11 gennaio, ma considerando anche che le nuove norme sulla quarantena potrebbero 'aiutare' a far diminunire le paventate assenze.
Fattore che preoccupa i parlamentari: "Il tema di garantire il diritto di voto per l'elezione del Capo dello Stato a parlamentari impossibilitati a votare in presenza perché positivi al Covid va risolto", dice ad esempio il dem Walter Verini. "C'è chi arriva a prevedere, seguendo le previsioni della curva dei contagi, la possibilità di un centinaio di assenze. Ciò rappresenterebbe una lesione democratica. Da scongiurare".
Verini propone quindi "che si valuti anche la possibilità di far votare i senatori a Palazzo Madama e i deputati alla Camera (insieme ai delegati regionali vista la maggiore capienza di Montecitorio) per poi procedere alla riunificazione delle schede e allo spoglio comune. Sarebbe una cosa fattibile, che rientra nelle prerogative del Presidente della Camera e potrebbe ridurre ulteriormente rischi legati alla circolazione del virus".