AGI - Con la pandemia in corso Draghi deve rimanere a palazzo Chigi, non è possibile cambiare lo schema attuale: chi nei giorni scorsi legava la decisione sulla proroga dello stato di emergenza al 'fattore Colle' ora fa sentire ancora più forte la propria voce. C'è chi lo fa pubblicamente e chi, invece, preferisce sussurrarlo ma nei gruppi parlamentari della maggioranza, anche per il timore che l'eventuale elezione dell'ex numero uno della Bce al Colle possa portare il Paese al voto anticipato, il 'refrain' è che sarebbe sbagliato indicare l'attuale presidente del Consiglio per la successione di Sergio Mattarella.
Sotto traccia c'è poi ancora chi spera in un Mattarella bis. Ma il sospetto nei partiti è che i leader delle principali forze politiche stiano preparando comunque una rete 'pro Draghi', per arrivare ad un'ampia convergenza in Parlamento ed evitare il muro contro muro. Il premier non ha mai mosso un passo in direzione del Quirinale ma, nonostante le pressioni di chi invoca altre strade, il suo nome resta quello più gettonato per il voto.
In alternativa in campo potrebbero presentarsi due 'blocchì contrapposti: da una parte M5s-Leu-Pd, con il presidente pentastellato che non ha affatto escluso una scelta comune dell'ex fronte rosso-giallo; dall'altra il centrodestra con Berlusconi che ai suoi alleati ha chiesto una prova d'unità. "Francamente mi fa sorridere chi oggi rivendica il primato, a destra e sinistra, nel prendere iniziativa e fare nomi", dice l'ex premier Conte. La tesi è che chi propone un candidato bandiera rifiuta il confronto.
Sulla stessa lunghezza d'onda Letta: "I partiti rinfoderino le baionette. Credo che insieme cercheremo di fare di tutto perchè prevalga un atteggiamento di responsabilità tra le forze politiche". "Un'elezione 'modello Leone' con 505 voti sarebbe una grave ferita istituzionale al Paese", avverte il segretario dem. "Il Pd non voterà mai Berlusconi", taglia corto anche il ministro Orlando.
Si discute del metodo
E l'obiettivo del centrosinistra è quello di coinvolgere anche Fratelli d'Italia nella scelta per il Colle. Lo scopo del centrodestra, invece, è quello di chiudere un'intesa nella coalizione e poi allargare il dialogo. Nei prossimi giorni i leader dell'alleanza si vedranno, con il Cavaliere che ha fatto sapere di non poter presentare domani il libro di Vespa. Il presidente azzurro attende le mosse degli altri leader di partito, anche se i fedelissimi ammettono lo 'scouting' continuo sui numeri.
Contatti in corso a 360 gradi, con dem, esponenti del gruppo misto, pentastellati ed ex. Ma una conta ora è impossibile, anche se proprio fonti parlamentari azzurre riferiscono che stanno aumentando i consensi. "Ne mancano una trentina", azzarda un senatore. E c'è chi prevede che nella scheda si troverà lo stratagemma per rendere visibile le preferenze dei partiti sul nome del Cavaliere.
"Non so se Berlusconi andrà oltre il centrodestra", il 'pronostico' del presidente della Liguria Toti. "Non abbiamo da soli i numeri e bisogna cercare delle convergenze", ammette il presidente di Fdi Meloni.
"Il mio suggerimento è sempre lo stesso: aspettare gennaio", mette le mani avanti Renzi. Ma nel Pd e nel Movimento 5 stelle cresce il timore che il leader di Iv possa giocare di sponda con il centrodestra. Mentre Salvini continua il suo giro di consultazioni ascoltando i pareri dei presidenti di Anci e Upi, De Caro e De Pascale, oltre alle Regioni rappresentate dal presidente del Friuli-Venezia Giulia Fedriga.
Netto Tajani: "senza Draghi il governo non può andare avanti", afferma il coordinatore azzurro, premettendo che Berlusconi non sarà mai un candidato di bandiera. Il 'dossier' entrerà nel vivo solo dopo la manovra ma intanto i parlamentari sono in fibrillazione. "In questo caso - osserva un 'big' di M5s - uno non vale uno, non è possibile 'spostare' con l'emergenza in corso Draghi al Quirinale, crollerebbe tutto".
La lettura del sindaco di Venezia, Brugnaro, secondo il quale "alcuni partiti vogliono tenere Draghi prigioniero a palazzo Chigi", è 'tranchant'. Ma è chiaro che il premier resta come lo definisce Meloni, "il convitato di pietra" nella partita del Colle. "Ad oggi la candidatura di Mario Draghi non c'è...", dice il presidente di Fdi, facendo notare poi che "un presidente italiano autorevole potrebbe sicuramente riequilibrare i rapporti di forza in Europa, con l'uscita di scena della Merkel".
La variabile del voto anticipato
Ad invocarlo sono in pochissimi tra Montecitorio e palazzo Madama. "Basta tirare Draghi per la giacchetta", spiega uno degli esponenti di governo legati all'ex numero uno della Bce, "lui è il garante dell'Italia. In questo momento non può muoversi da palazzo Chigi". Tesi contrapposte, manovre in corso, contatti continui tra i leader ma i più preoccupati sono coloro che dovranno votare a scrutinio segreto. E che vorrebbero avere indicazioni dai leader di partito prima della pausa natalizia. Quando torneranno in Parlamento, ovvero l'11 gennaio, potrebbe essere troppo tardi per avere poi voce in capitolo nella scelta.