AGI - Ieri pomeriggio in una riunione al Senato del Movimento 5 stelle è arrivato anche il ministro Patuanelli. Presenti più di trenta senatori, è stato fatto il punto sulle battaglie pentastellate, soprattutto in vista della manovra, a partire da quella dell'allargamento della platea sul superbonus.
Ma, anche per la convergenza che si è registrata tra Italia viva e il centrodestra sui due emendamenti al dl Capienze che hanno mandato sotto il governo, si è deciso - spiega chi ha partecipato - di alzare il tiro.
Se c'è un'altra maggioranza allora ci faremo sentire anche noi, siamo capaci di fare ostruzionismo e di mettere in difficoltà il governo, è la linea che è emersa, riferisce la stessa fonte.
La partita è certamente sulla manovra ma sullo sfondo c'è l'elezione del prossimo Capo dello Stato. Anche nel centrodestra tra i gruppi parlamentari cresce il timore che il 'big bang' della legislatura possa arrivare proprio in concomitanza della corsa alla sostituzione di Mattarella.
"Non sappiamo - spiega un 'big' di FI - cosa può succedere. O si trova un accordo largo oppure si sfascia il giocattolo dell'unità nazionale". Anche perché da Fdi è arrivato un invito esplicito al Cavaliere di allinearsi al centrodestra nella partita sul Quirinale. "Salvini è consapevole della necessità di compattare la coalizione", spiega un big di Fratelli d'Italia.
"Il dialogo è solo sulla legge di bilancio", rilanciano gli azzurri. Nell'ex fronte rosso-giallo la preoccupazione per l'escalation della tensione in Parlamento è presente pure al Nazareno. Non è un caso che il dem Zanda, dalle colonne di 'Repubblica', lanci l'allarme.
È incomprensibile il no a Vasco Errani relatore della legge di bilancio, l'ammonimento. Poi il pericolo dietro l'angolo: dopo il voto sul Colle c'è il rischio che si rompa tutto e si vada alle urne anticipate. In realtà l'allarme è scattato soprattutto in casa M5s.
Al presidente del Consiglio Draghi i contiani hanno fatto presente che il livello di guardia, dopo il 'caso Rai', è stato superato. Il premier avrebbe aperto alla possibilità di un incontro con il presidente M5s che ieri, anche per raffreddare le tensioni, ha confermato che il sostegno all'esecutivo non verrà a mancare.
Ma molti pentastellati temono che le frizioni in corso portino alla strada del voto. Da qui le divisioni, con le nomine interne sulla struttura che sono slittate alla prossima settimana.
Nel Pd, intanto, cresce il fronte di chi vorrebbe prendere le distanze dal Movimento 5 stelle in prospettiva, ma Letta è intenzionato a ricucire dopo lo strappo sui direttori tg dell'azienda di viale Mazzini.
"La verità – afferma una fonte pentastellata – è che Conte ha mandato i suoi a trattare sulla Rai ed ha perso la battaglia".
Nel Movimento 5 stelle non si placa il malessere per l'Aventino televisivo ma ora i fari sono puntati sulla legge di bilancio. Anche la partita sul relatore, con il Movimento 5 stelle che ne propone tre, è ancora in 'stand by'.