AGI - Canta vittoria la Lega, ma tira un sospiro di sollievo anche il Partito Democratico. Poco dopo il 'gong' fatto suonare alla trattativa fra ministero dell'Econmia e Unicredit, nessuno sembra rammarciarsi dell'affare saltato, sebbene il futuro per la banca più antica d'Italia resti nebuloso. Continuare con la gestione pubblica o rimettersi immediatamente al mercato, sono le due alternative di fronte alle quali sono pronti a confrontarsi i partiti.
Per Letta ora ci sono più opzioni in campo
"Ora, da una parte, c'è bisogno di avere più tempo nel rapporto con l'Europa e dall'altro di avere più opzioni in campo. Credo che ci siano le possibilità di farlo. Da adesso in poi sono sicuro che ci saranno più opzioni", dice Enrico Letta. Anche eprchè, aggiunge il segretario Pd, "ho l'impressione che Unicredit pensasse di partecipare a una svendita e invece il ministro del tesoro è stato corretto, aveva preso impegni di valorizzazione del grande patrimonio di esperienza e legame con il territorio che lì dentro c'è. Parliamo del marchio più antico di banca che c'è nel mondo".
E se il segretario dem non si straccia le vesti, il presidente toscano del Pd, Eugenio Giani, esulta: "Il Monte dei Paschi di Siena ce la può fare, senza dover essere incorporato in altra banca. Oggi ci giunge la notizia positiva della interruzione della trattativa Unicredit-Mef", spiega il governatore che aspira a un Monte dei Paschi di Siena "che abbia le condizioni per poter maturare un processo diciamo di continuità nelle voci positive della sua gestione corrente e conseguentemente di potersi prospettare, magari con un aumento di capitale, anche un percorso che dia autonomia al Monte, mantenimento del ruolo in Toscana, ma soprattutto mantenimento del brand e dell'occupazione".
Contro il Partito democratico si scaglia, però, la Lega che attribuisce ai dem la responsabilità della situazione che si è creata a Siena: "Che soluzione propone l'onorevole Letta, eletto pochi giorni fa proprio a Siena? Mesi, anni, miliardi e posti di lavoro persi per colpa del Partito democratico", viene spiegato dal partito guidato da Matteo Salvini.
In allarme anche Italia Viva, sebbene il partito di Matteo Renzi preferisca rivolgersi al governo: “A seguito del comunicato del ministero dell’Economia e Finanze in cui si annuncia lo stop alle trattative con Unicredit per la cessione della quota della banca Monte dei Paschi di Siena attualmente in mano al settore pubblico, in coerenza con gli impegni assunti dal ministro Daniele Franco in occasione dell’audizione del 4 agosto scorso, siamo a richiedere che il ministro dell’Economia e Finanze, o il direttore generale del Tesoro, vengano prontamente a riferire presso le commissioni Finanze di Camera e Senato in merito alla situazione relativa a Mps e alle sue prospettive future", spiegano in una nota Luigi Marattin, presidente della VI Commissione Finanze della Camera, e Luciano D’Alfonso, presidente della VI Commissione Finanze e Tesoro del Senato.
Come il segretario del Partito democratico, anche il Movimento 5 Stelle si mostra ottimista sulla possibilità di aprire in breve nuove trattative per la cessione della banca: "Il ministro Franco chieda una proroga all'Unione Europea e convochi non una sola, ma le maggiori banche italiane per individuare una via che preservi il marchio e il futuro dei lavoratori", spiega Davide Zanichelli, componente pentastellato della Commissione Finanze. Una soluzione, sottolinea però Zanichelli, "che non abbia Unicredit come primo partner perché gli imbarazzi sarebbero inevitabili. Un imbarazzo internazionale che l'Italia non può permettersi".
A mostrarsi decisamente preoccupato per la piega che la vicenda Mps sta prendendo è, invece, il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova: “Il fallimento delle trattative Mef-UniCredit per Monte dei Paschi non è una buona notizia, anche se mostra la volontà del Governo nel ricercare la soluzione migliore possibile". E, aggiunge Della Vedova: Chi tifava per il fallimento della trattativa, sa perfettamente che l’alternativa non può essere proseguire come nulla fosse con Mps nazionalizzato, ma una nuova soluzione di mercato".
Di avviso opposto sono gli esponenti dei paritti di sinistra: "Il fallimento della trattativa Tesoro-UniCredit su Monte Paschi conferma ciò che diciamo da anni: non esiste una soluzione di mercato per la banca, ma solo la possibilità di un deciso e definitivo intervento pubblico", spiega il responsabile nazionale economia di Sinistra Italiana Giovanni Paglia: "Si chiuda ora la svendita e si orienti MontePaschi al servizio di famiglie e Pnrr". Sulla stessa lunghezza d'onda Stefano Fassina, deputato di Leu: "Ora, è necessario e urgente fare quanto una larghissima maggioranza del Parlamento ha indicato da tempo, ossia che il governo comunichi alla Commissione europea il rinvio della scadenza di fine anno, prevista nell’era pre-Covid 2 e valuti, in rapporto con il Parlamento, anche soluzioni alternative alla privatizzazione di Mps".
La giornata in Borsa (Mps cede il 4,1%)
Unicredit si scuote subito di dosso la delusione degli investitori per la mancata operazione con Monte dei Paschi dopo la rottura delle trattative col Mef per il futuro dell'istituto senese: al giro di boa di metà seduta di lunedì 25 ottobre, complice una Piazza Affari sui massimi da settembre 2008, la banca guidata da Andrea Orcel cancella le perdite e sale dello 0,28%.
Gli occhi degli investitori sono puntati sui conti del terzo trimestre e soprattutto sulle prossime mosse del manager romano, chiamato alla presentazione di un nuovo piano industriale nei prossimi mesi.
Nonostante un deciso recupero rispetto al tonfo della mattinata, invece, si muove ancora in calo Mps (-3,02%), alle prese con un nuovo round di negoziati fra ministero dell'Economia e delle Finanze e Bruxelles per la ricapitalizzazione e il rilancio dell'istituto.
Oltre alle azioni soffrono anche i bond della banca più antica del mondo: le indiscrezioni sui mercati segnalano come il Mef voglia arrivare a un aumento di capitale senza burden sharing, ma le obbligazioni di Mps trattano in profondo rosso e i 'credit default swap' sui bond sono schizzati al rialzo, segno che gli investitori temono un coinvolgimento per i detentori.