AGI - Enrico Letta sistema gli occhiali sul naso e porta la mano alla tasca della giacca blu per mostrare il Green pass. Attende. Tutto in regola. Ancora un'aggiustatina alla cravatta rossa e poi varca il portone della Camera, a quasi sette anni dal suo addio
Era il luglio 2015, più di un anno era passato dalla direzione del Partito Democratico che lo aveva sfiduciato e da quel gelido 'passaggio della campanella' a Palazzo Chigi con Matteo Renzi. Letta salutava con una promessa che suonava anche come una dichiarazione d'amore: "Mi dimetto dal Parlamento, ma non mi dimetto dalla politica", diceva nel discorso di commiato pronunciato in un'Aula gremita, tra gli applausi e qualche pesante silenzio. E alla politica nella sua manifestazione più pura, quella insegnata ai giovani, si dedicava volando a Parigi per dirigere la prestigiosa Science Po.
Al fondo della sua scelta, spiegò, c'era "soprattutto l'aspirazione a una politica diversa, nella quale l'andare insieme, il Noi, conti sempre più dell'Io. Dove il senso della comunità prevalga sulle aspirazioni individuali". Parole dietro le quali era fin troppo facile rintracciare la figura di Matteo Renzi. Alla fine dell'intervento, sotto lo scranno di Letta si improvvisò una processione di saluti, abbracci e strette di mano. Anche l'allora opposizione gli rese l'onore delle armi. Il capogruppo Sel, Arturo Scotto, ne riconobbe lo stile: "Tanto di cappello Letta. Anzi, visto che vai in Francia, chapeau".
Ma l'abbraccio più sentito fu quello di Pierluigi Bersani, l'altro grande avversario del renzismo. I due si abbracciarono in Aula mentre l'ex segretario democrat nascondeva a stento la commozione.
Una standing ovation che si ripete oggi, al rientro di Letta nell'Aula di Montecitorio. I deputati del Pd si alzano, attendendo che il leader dem prenda posto accanto alla capogruppo, Debora Serracchiani. "Un onore e una grande emozione entrare di nuovo in Aula, qualche anno dopo", scrive su Twitter Letta, pubblicando una fotografia dell'Aula di Montecitorio. "Rientro da trionfatore? No, rientro perché sono stato eletto. Non ho aspettato, è una casualità che il giorno sia oggi. Rientro da parlamentare di Siena. Non dobbiamo pensare che il risultato di ieri abbia un significato superiore a quello che ha", aveva sottolineato poco prima con i cronisti che lo 'scortavanò dal Nazareno, dove in mattinata ha riunito la segreteria, fino alla Camera. Poche centinaia di metri, un percorso lungo quasi sette anni.