AGI - "Un intervento immediato per evitare il caos". A pochi giorni dall'entrata in vigore, venerdì 15 ottobre, dell'obbligo del certificato verde in tutti i luoghi di lavoro il leader della Lega, Matteo Salvini, torna a chiedere un intervento urgente del Governo per evitare situazioni di particolare caos.
Anche le Regioni, che mercoledì prossimo potrebbero occuparsi della vicenda nel corso di una riunione, si dicono preoccupate, a cominciare dal presidente della Conferenza, il leghista Massimiliano Fedriga. Ma da altri due partiti della maggioranza, Pd e FI, si critica la sortita del Carroccio, e l'invito è di non innescare una nuova polemica.
"Allungare la durata minima del Green Pass da 48 a 72 ore è possibile - scrive Salvini su Twitter - anzi doveroso e previsto dall’Europa. Evitare caos, blocchi e licenziamenti il 15 ottobre è fondamentale".
Allungare la durata minima del Green Pass da 48 a 72 ore è possibile, anzi doveroso e previsto dall’Europa.
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) October 9, 2021
Evitare caos, blocchi e licenziamenti il 15 ottobre è fondamentale.
In un’intervista al quotidiano 'La Stampa' Fedriga condivide la preoccupazione sulle criticità legate ai troppi tamponi da eseguire, per i lavoratori non vaccinati, e ai controlli da effettuare, tanto che afferma: “Criticità che ho segnalato anche nell'ultima riunione con il governo, non possiamo penalizzare le aziende in questa fase fondamentale di ripresa”.
E sulla proposta di un decreto apposito, per autorizzare le imprese all'auto-somministrazione dei test nasali rapidi, afferma: “È sicuramente una proposta utile da valutare, del resto sono test già acquistabili in farmacia. Se si sceglie di percorrere questa strada, però, bisogna fare presto, perché il 15 ottobre è arrivato e le aziende non possono organizzarsi dall'oggi al domani. E in molti casi, pensi ad esempio agli autisti del trasporto pubblico locale, non possono permettersi di lasciare a casa i lavoratori, perché non sanno come sostituirli”, conclude Fedriga.
"Non saremo in grado di offrire a tutti non vaccinati un tampone ogni 48 ore” e “gli imprenditori con cui parlo io sono preoccupatissimi”, evidenzia il governatore del Veneto, Luca Zaia, piuttosto in allerta per l’introduzione del Green pass nel mondo del lavoro. In un’intervista a "la Repubblica" spiega che “grazie alla vaccinazione l’economia vola. La crescita è a due cifre. Abbiamo fatto un’estate migliore di quella prima del Covid. Le aziende scoppiano di salute, non trovano personale”.
Quindi suggerisce al governo di “affrontare subito di petto il problema, e di abbandonare l’ufficio complicazioni degli affari semplici. Consentire cioè di fare i test fai da te nelle aziende, con la sorveglianza delle imprese” così “i tamponi nasali sono certificati e diffusi in tutto il mondo.
I controlli in questo caso si farebbero direttamente in azienda”. Poi Zaia risponde a chi lo accusa di difendere i No vax, che in Veneto sarebbero 590 mila nella fascia di età tra i 18 e i 69 anni: “Non si tratta di contestare il Green Pass, bensì di guardare in faccia la realtà: gran parte di questi 590 mila probabilmente non si vaccineranno mai, e del resto una quota di scettici c’è in tutti i paesi per qualsiasi vaccinazione”.
E Zaia conclude: “l discrimine è tra fare finta di controllare o non controllare affatto. Un imprenditore mi ha detto che un suo dipendente ha programmato tutti i tamponi da qui a un mese, e un altro invece non c’è riuscito. Questo secondo lavoratore rischia di non poter andare al lavoro, non per colpa sua, ma per l’impossibilità produttiva a testarlo”.
"Il Green pass - sottolinea invece la presidente dei senatori di Forza Italia, Anna Maria Bernini - si è dimostrato il passepartout per uscire dalla pandemia, e l’allargamento dal 15 ottobre ai luoghi di lavoro è stato conseguentemente deciso per incentivare le vaccinazioni e raggiungere prima possibile l’immunità di gregge. Chi non lo ha ancora fatto, e purtroppo sono milioni nella fascia di età lavorativa, ora rischia di creare il caos nelle aziende per il numero abnorme di tamponi necessario che né lo Stato né le aziende dovranno pagare, salvo smentire la ratio stessa del provvedimento.
Gli imprenditori giustamente temono di veder ridotta la produttività delle aziende, i sindacati lo scontro fra lavoratori vaccinati e no vax. Va valutata davvero molto seriamente da parte del governo l’opportunità di introdurre l’obbligo vaccinale, perché non si può rischiare di compromettere da una parte la salute pubblica e dall’altra la ripresa economica. Lo abbiamo sempre considerato una misura estrema, che ora va presa in seria considerazione”.
"Sembrava una polemica superata, invece ci risiamo - evidenzia dal Pd il deputato Francesco Boccia, responsabile Enti locali della segreteria nazionale del partito - la Lega torna a cavalcare il no al green pass per chi lavora in azienda, quando sono state le aziende per prime a volerlo. Essere vaccinati tutela tutti, se stessi e chi ci sta accanto. Il green pass dei vaccinati è servito e serve a proteggere chi ha sempre seguito le regole e chi crede nella scienza.
La destra torna a polemizzare sul green pass per chi non si è vaccinato, chiedendo estensioni temporali. Dicano una volta per tutte a chi non si è vaccinato di farlo anziché fomentare altre polemiche inutili. C'è ancora qualche milione di italiani da convincere perché non vaccinati e scettici, scetticismo - conclude Boccia - che continua ad essere alimentato, irresponsabilmente, proprio dalla stessa Lega e dagli altri partiti di destra".