AGI - La soddisfazione per il recupero straordinario dei socialdemocratici tedeschi, da una parte. Dall'altra l'incertezza su come verrà costruito il nuovo governo tedesco. Nel Partito democratico si discute all'indomani di un voto che l'uscita di scena della kanzlerin Angela Merkel ha reso storico ancora prima che si aprissero le urne. Olaf Scholz, il leader della Spd (i socialdemocratici tedeschi) è risultato essere il più votato ed è diventato così il nuovo punto di riferimento dei dem in Europa.
Sarà lui il nuovo cancelliere, dice sicuro il segretario Pd Enrico Letta. Ma si tratta di una delle pochissime sicurezze che restituisce il voto tedesco. C'è infatti ancora da capire quali forze politiche faranno parte del nuovo governo e, in base a questo, quale sarà la direzione che prenderà l'Europa sul Patto di stabilità, i migranti, la politica di difesa comune, da qui in avanti. Temi cruciali per l'Italia che si vedrebbe precipitare nel passato da un governo con Spd, Liberali e Verdi, se è vero che il leader liberale Christian Lindner è tra i più fieri sostenitori dell'austerità in campo europeo e fermamente contrario a mettere in comune il debito dei 27.
Per conoscere l'epilogo di questo che in Germania è stato già definito un "krimi", un giallo dai toni polizieschi, occorrerà attendere settimane, forse mesi. Intanto il Pd si gode l'affermazione di Scholz che, se non altro, rappresenta un buon segnale in vista delle amministrative che si terranno fra una settimana. Nell'affermazione di Scholz, infatti, i dem intravvedono i segni di un mutare di vento: "Il voto tedesco dimostra che dalla pandemia si esce a sinistra", scrive su Twitter il segretario Pd, Enrico Letta, poche ore dopo la chiusura delle urne.
"La Spd ha fatto un recupero straordinario", ribadisce all'AGI il capogruppo Pd in Commissione Esteri al Senato, Alessandro Alfieri: "Con Schulz è riuscito a rassicurare il ceto medio e a dare un messaggio di cambiamento nella continuità rispetto alla cancelliera uscente", aggiunge l'esponente di Base Riformista, la corrente dem che fa capo a Lorenzo Guerini e Luca Lotti. Per Alfieri è proprio un patto fra Spd, Liberali e Verdi la strada che ha più chance di portare alla formazione di un nuovo governo.
Se si concretizzasse questa ipotesi, aggiunge Alfieri, non è affatto detto che sarebbe un male per l'Italia: "Un governo Spd, Liberali e Verdi potrebbe rappresentare un cambiamento positivo: i Liberali hanno sempre tenuto una posizione molto netta sul Patto di Stabilità. Certamente esso andrà reintrodotto, nessuno dice il contrario, dobbiamo però correggerne le storture, soprattutto sulla cura della persona e sulla cura del territorio. Voci sulle quelli occorre investire", spiega ancora Alfieri.
"Per questo un governo Spd-Liberali-Verdi sembra oggi la soluzione più probabile ed è anche giusto che il primo tentativo lo faccia proprio l'Spd". Meno ottimista sull'effetto che avrebbe la presenza dei Liberali nel nuovo governo tedesco è il segretario Enrico Letta che, in una intervista a Repubblica, afferma senza mezzi termini: "Dal punto di vista degli interessi italiani non c'è dubbi che sia bene che i liberali non ci siano nel nuovo governo".
Chi non crede ad una frenata sulla riforma del Patto di Stabilità, qualunque sia la forma assunta dl governo, è Emanuele Fiano, già responsabile Esteri del Pd con la segreteria di Nicola Zingaretti: "Mi pare difficile che in un Paese in cui oltre il 50% degli elettori ha votato per Spd e Cdu", le forze più convinte della necessità di rivedere il Patti di Stabilità in Europa, "possa affermarsi un orientamento opposto.
"C'è sicuramente una situazione molto frastagliata che va studiata nelle prossime settimane, ma la sicurezza è data dalla presenza di due grandi partiti con valori simili. Per noi è stata una bellissima giornata quella di ieri, con u partito nostro fratello come l'Spd al primo posto. La pandemia", continua Fiano, "sta dimostrando quanto sbagliavano i populisti nel voler rinchiudersi nelle rispettive individualità. La pandemia ci ha dimostrato che serve più Stato e più Europa: una Europa capace di mettere in comune il proprio debito è la base di partenza per pensare ad una aggregazione più forte, agli stati Uniti Europei che è l'orizzonte verso cui ci muoviamo. In tutto ciò ha creduto l'Spd, ma anche Angela Merkel, e questo rappresenta una indicazione politica forte di come la sinistra di governo, la socialdemocrazia che si basa sulla crescita e lo sviluppo sociale, sia la risposta alla crisi", conclude Fiano.