AGI - Ponte aereo per gli italiani in Afghanistan, il Parlamento pronto ad un dibattito e procedure velocizzate per l'accoglienza degli afghani che hanno collaborato con gli italiani in questi anni. Istituzioni e politica non nascondono la preoccupazione per la riconquista dell'Afghanistan da parte dei talebani, con palazzo Chigi e la Farnesina impegnati innanzitutto a mettere in sicurezza i nostri connazionali presenti in un territorio sotto attacco militare.
Domani alle 21,30 decollerà dall'areoporto di Kabul il volo dell'Areonautica militare per il rimpatrio degli italiani presenti in Afghanistan, che con una mail cono stati oggi invitati a rientrare in patria: "Le formuliamo l’invito a lasciare il Paese con questo mezzo” si legge nella mail giunta a tutti i connazionali. E il ministro Luigi Di Maio sta seguendo le operazioni in contatto con l'Unità di crisi della Farnesina e con la nostra ambasciata a Kabul, mentre anche tutte le altre ambasciate occidentali si stanno svuotando con voli militari inviati dalle diverse capitali. Nei prossimi giorni tutte le sedi di rappresentanza dei paesi dell'Alleanza dovrebbero essere evacuate e potrebbe restare un presidio di alcuni diplomatici solo nell'area dell'areoporto di Kabul.
Intanto il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha voluto rassicurare tutti quegli afghani che in questi anni hanno collaborato, in funzioni amministrative e o come interpreti, alla missione italiana. "C’è un impegno massimo per traportare in Italia chi ha collaborato con noi" ha detto il ministro. "Credo che sia un dovere morale prima ancora che politico e dovrà essere davvero fattivo ed importante, portato al massimo livello. Sono già giunti in Italia 228 tra collaboratori e loro familiari, si sta lavorando per accelerare il trasferimento di altri collaboratori, interpreti e loro familiari, e in queste ore è davvero massimo lo sforzo di tutti per munire di visto questi amici dell’Italia e lasciarli nel nostro Paese perché è un dovere".
Ma Guerini ha avviato anche una riflessione sull'intera vicenda: "I Talebani hanno conquistato intere province praticamente senza combattimenti e credo che questo debba essere un tema che dovrà essere oggetto di una forte discussione e di una riflessione anche prospettica rispetto ai nostri impegni anche internazionali”. "Dovremo riflettere su questo epilogo come Italia, dopo 20 anni di impegno, 53 nostri militari caduti e 700 feriti, ma credo anche come Nato, anche in relazione agli obiettivi che ci siamo posti all’inizio". Anche Paolo Gentiloni, commissario Ue all'Economia, nelle scorse ore, ha scritto: "Herat in mano ai talebani. Se confermato, che tristezza. Anni di impegno italiano cancellati. Si discuterà a lungo su questa guerra e sul suo epilogo".
E una riflessione sulla rapida caduta del governo sostenuto dall'Alleanza sarà sicuramente al centro del dibattito che le Camere dovrebbero svolgere già entro la fine di agosto. C'è chi critica ab origine l'intervento alleato, chi si concentra sulla gestione Biden. Nessuna data è stata ancora fissata in questi giorni di pausa estiva dei lavori, anche se i vertici delle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato sono in contatto per organizzare una audizione dei ministri Di Maio e Guerini.
"La nuova missione italiana e occidentale in Afghanistan deve essere una vera 'missione di pace'” ha scritto Beppe Grillo, sui suoi profili social.
"Fare i conti con una sconfitta strategica e culturale è inevitabile. Dopo 20 anni di duro lavoro, soprattutto del contingente italiano, i talebani tornano al potere più forti che mai. Ora subito un piano per contrastare terrorismo, immigrazione di massa e una pericolosa crisi umanitaria" ha detto Antonio Tajani, Coordinatore nazionale di Forza Italia.
"Ho grande rispetto per le scelte dell’Alleanza. Ma lasciare l’Afghanistan in mano ai talebani è un errore storico che rischiamo di pagare caro" ha detto Matteo Renzi. E anche Pierferdinando Casini ha svolto un'autocritica sul tipo di impegno di questi 20 anni: «Diciamolo chiaramente: la credibilità dell’Occidente nei confronti dei suoi alleati da questa vicenda esce a pezzi, molto peggio di quello che è capitato dopo il Vietnam».