AGI - I sindacati dicono "sì" al green pass ma chiedono al governo di far in modo che non diventi uno strumento per licenziare o demansionare i lavoratori e fanno osservare che per istituire l'obbligo ci vuole comunque una legge.
Mentre si avvicina la data del 6 agosto, quando scatteranno le nuove regole, i leader di Cgil Cisl e Uil incontrano il premier Mario Draghi e si trovano concordi nel ritenere che "per introdurre l'obbligo vaccinale e il green pass obbligatorio serva una legge".
"Se ci fosse una legge - dicono all'unisono i tre segretari generali - questa non dovrà comunque portare a licenziamenti nei luoghi di lavoro ne' essere discriminatoria con demansionamenti".
La riunione a palazzo Chigi è stata anche l'occasione per un siparietto: prima di salire al piano nobile della Presidenza, ai tre leader sindacali è stato effettuato il tampone. Tutti e tre avevano il loro green pass. Bombardieri, Landini e Sbarra hanno quindi avuto gioco facile nel dire a Draghi: "Se il green pass è così decisivo, perché ci avete fatto il tampone qui a palazzo Chigi e non ci avete fatto salire direttamente?". Draghi avrebbe sostanzialmente dato ragione a questo appunto dei sindacati.
Landini, Bombardieri e Sbarra hanno quindi detto la loro: "Noi siamo per vaccinare più persone possibili. Anche col green pass va mantenuta la sicurezza stabilita dai protocolli: distanziamento, mascherine, eccetera. Ma il green pass non puo' essere uno strumento per licenziare, demansionare, discriminare".
Al termine dell'incontro, Maurizio Landini leader della Cgil riassume così la posizione dei sindacati: "Siamo a favore di una campagna di vaccinazione più estesa possibile". Non c'è quindi "nulla in contrario sul piano del principio all'estensione del green pass come strumento che certifica l'uso del vaccino" ma non da utilizzare a fini discriminatori.
Insiste Landini: "Non ci può essere un accordo sindacale che sancisce un obbligo. Per medici e infermieri è stata fatta una legge. Le leggi spettano a Parlamento e Governo".
Detto questo, il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra fa inoltre presente che da parte sindacale "ci sono la disponibilità e la volontà ad aprire un confronto con le associazioni datoriali e con lo stesso governo nella prospettiva di migliorare e rafforzare i contenuti degli accordi che abbiamo sottoscritto per contrastare il Covid nei luoghi di lavoro e sostenere la campagna di vaccinazione nei luoghi di lavoro".
"Noi pensiamo - dice - che il Covid si contrasta con una grande campagna di vaccinazione. Per questo siamo impegnati a sostenere con i lavoratori la necessità di vaccinarsi. Quindi abbiamo confermato la disponibilità a non sottrarci al confronto per soluzioni condivise".
Sulla stessa lunghezza d'onda il segretario generale della Uil Pier Paolo Bombardieri: "Richiamiamo in modo forte l'accordo sulla sicurezza perché anche con il secondo vaccino non verrebbero meno gli elementi che impongono all'interno delle aziende i dispositivi di protezione individuale, il rispetto dei protocolli".
"Noi - fa notare - siamo vaccinati, sostenitori del green pass per il tempo libero, ma il diritto alla salute e al lavoro sono principi garantiti dalla Costituzione sui quali bisogna intervenire con grande delicatezza, senza forzature da una parte e dall'altra".
Da parte sua, il Governo - riferisce Landini - il Governo si è impegnato a convocare un incontro apposito a fine agosto-inizio di settembre con le organizzazioni sindacali su salute e sicurezza, ritiro dei licenziamenti, investimenti e Pnrr. Sul green pass, invece, "Draghi si è riservato di fare le sue valutazioni. Non va dimenticato che tra chi non si vaccina ci sono anche i fragili" sottolinea il leader sindacale ricordando che "i lavoratori hanno mandato avanti l'Italia anche senza vaccini. Forzature sarebbero controproducenti. Mi auguro - conclude - che il Governo deciderà di ascoltarci".