AGI - Mentre in Parlamento si consuma la battaglia sulla legge contro l'omotransfobia, le lancette sembrano tornare indietro di quarantanni, quando l'Aids era considerata una peste e gli omosessuali degli untori. Tutto a causa del tweet con cui il deputato leghista Claudio Borghi se la prende con i giornalisti colpevoli, a suo dire, di contattarlo per chiedergli se si è vaccinato oppure no.
A innescare la polemica non è, tuttavia, il 'vaffa' che l'esponente del Carroccio riserva ai cronisti, quanto il parallelo fra infezione da Hiv e Lgbt che propone alla fine del commento, provocando un corto circuito fra vaccino, green pass e, appunto, disegno di legge Zan. Manca solo la riforma penale per completare il ventaglio dei temi su cui la maggioranza cerca faticosamente la quadra in queste ore.
Scrive Borghi: "Terzo giornalista che chiama per sapere se sono vaccinato. Finora sono stato gentile, al prossimo parte il vaffan...e la cancellazione dalla lista dei contatti. Perchè questi eroi la prossima volta che intervistano un Lgbt non gli chiedono se è sieropositivo e se fa profilassi?". A saltare sul proprio seggio leggendo il tweet è, primo fra tutti, il deputato di Forza Italia Elio Vito che, in disaccordo con la linea del suo partito, porta avanti da settimane la battaglia per l'approvazione del testo che reca la prima firma di Alessandro Zan, deputato Pd.
Rivolgendosi al presidente dell'Aula di Montecitorio, Vito ha spiegato: "Vorrei richiamare la sua attenzione per fare in modo che Borghi possa scusarsi non con me ma dinanzi all'assemblea per le cose che ha scritto poco fa. Mettere di nuovo lo stigma della sieropositività su una intera comunità ritengo sia una cosa ignobile. Paragonare omosessualità e sieropositività è una forma di discriminazione gravissima. Basterebbe un minimo di buonsenso per evitare di dire queste scempiaggini. Borghi chieda scusa a me, alla comunità e al paese che dovrebbe rappresentare con onore e con decoro". Il duro intervento di Vito, tra l'altro, è stato accolto con applausi provenienti anche dai banchi del Pd.
E il deputato dem, Filippo Sensi, si congratula personalmente con il collega che, sebbene dal fronte politico opposto, porta avanti la sua battaglia per l'approvazione della legge contro l'omotransfobia: "Sono andato a congratularmi con Elio Vito che in aula ha usato parole di fuoco su un tweet inqualificabile - diciamo così - di un deputato leghista", riferisce Sensi che si dice "allibito" dal tweet del leghista. "Per la cronaca, questi sono quelli con i quali dovremmo dialogare sul ddl Zan, quelli dei quali dovremmo fidarci", rincara un altro esponente dem di spicco come Matteo Orfini.
Reagisce anche Enrico Letta, 'invitato' da Matteo Salvini a confrontarsi sulle eventuali modifiche al ddl Zan. "Coloro con i quali noi dovremmo negoziare e condividere norme contro la omotransfobia", è il laconico commento del segretario dem. "Bravo segretario!", esulta Alessandro Zan che poi sottolinea: "Prima di chiedere mediazioni sul ddl Zan, Salvini sia coerente e cacci Borghi dal suo partito".
Sulla stessa linea anche il Movimento 5 Stelle: “Nel 2021 c’è ancora chi, come il leghista Claudio Borghi, alimenta l’odioso pregiudizio che associa la sieropositività e l’Hiv alle persone Lgbt, falso mito sfatato da anni. Le parole del deputato leghista, contenute in un suo tweet, riportano le lancette dell’orologio indietro nel tempo, quando lo stigma verso le persone di diverso orientamento sessuale era legato alla sieropositività. Ci auguriamo che la Lega prenda le distanze da parole così aberranti ancora più gravi perché scritte da un parlamentare della Repubblica”, dichiarano le parlamentari e i parlamentari del Movimento 5 Stelle, componenti del Gruppo Pari Opportunità.