AGI - Oggi ci sarà il fischio d’inizio della partita del ddl Zan nell'Aula del Senato. La Lega chiederà di rinviare il testo in Commissione “ma bisognerebbe che ci sia una maggioranza in Aula e non c’e’”, dice un esponente di Italia viva. Prevedibile che vengano bocciate le pregiudiziali di costituzionalità, poi nelle ore successive la conferenza dei Capigruppo fisserà il termine degli emendamenti. Ma dopo l’avvio della discussione del provvedimento contro l'omotransfobia ci saranno almeno tre settimane di dibattito e, considerando le altre priorità sul tavolo – dal voto per i componenti del Cda Rai alla legge sul processo civile e agli altri decreti da convertire -, l’ipotesi più accreditata è che si vada a settembre. Anche per evitare la battaglia dei franchi tiratori e le possibili conseguenze nel governo.
In ogni caso, la conta dei voti è già partita. La linea del segretario dem Enrico Letta non cambia: Matteo Salvini non è affidabile, si vada nell’emiciclo e si vedrà lì se Italia viva e Lega vogliono unirsi in un abbraccio mortale votando insieme emendamenti. Chi non intende dire sì alle modifiche sugli articoli 1, 4, e 7 del testo può contare su 145 sì, mentre il centrodestra sulla carta si attesta sui 134 voti. La Lega domani (il presidente della Commissione Giustizia Andrea Ostellari ha convocato una riunione) tenterà l’ultima mediazione ma il clima resta quello del muro contro muro.
Decisivi Iv e Gruppo Misto
A essere decisivi saranno i 17 senatori di Italia viva ma anche i 46 del gruppo misto, formato per lo più da ex pentastellati. Alcuni, riflettono nel fronte pro ddl Zan, sono recuperabili. Ma la battaglia si deciderà nei voti segreti. Non li chiederà il Pd né Italia viva ma il centrodestra sì. Il Pd punta a compattarsi, si ritengono persi pochi voti (tra questi MinoTaricco), altri sono in bilico.
I cattolici e Base riformista continuano a ritenere utile trovare un’intesa senza che si vada alla guerra finale. Ma nel centrodestra dovrebbero essere pochissimi a sfilarsi. Certo l’ok dell’azzurra Barbara Masini ma anche chi ha dei dubbi chiede che si percorra la strada delle modifiche. Al momento quindi non ci sono margini per un accordo, con il Pd, Leu e il Movimento che intendono andare avanti sul testo così com’e’. "Domani torno a Roma in Aula perche' c'e' questo Ddl Zan da bloccare o quantomeno da cambiare in Parlamento", dice Salvini. "Il problema non è Fedez, è chi lo ha eletto nuovo capo della sinistra", afferma Renzi. "Si può discutere in aula assumendosi ognuno le proprie responsabilità. Basta con l'ostruzionismo!", taglia corto il senatore Franco Mirabelli.