AGI - Resta alta la tensione al Senato sul ddl Zan, mentre dal leader della Lega, Matteo Salvini, arriva un appello ai partiti: "Accogliamo l’invito della Santa Sede, troviamoci entro domani e condividiamo insieme un testo che aumenti le pene per chi discrimina o aggredisce due ragazzi o due ragazze che si amano, la libertà di amare è sacra. Se dal ddl Zan togliamo l’ideologia, il coinvolgimento dei bambini e l’attacco alla libertà di pensiero, intervenendo sugli articoli 1, 4 e 7, finalmente si smette di litigare e si approva una norma di protezione e civiltà. Se il Pd invece rifiuterà ascolto e dialogo, invocati anche da tante associazioni e movimenti di gay, lesbiche e femministe, si assumerà la responsabilità di affossare questa legge. A me non interessa litigare, io lavoro per risolvere i problemi e proteggere gli italiani", sottolinea.
La proposta di modifica al testo avanzata da Italia Viva è stata bocciata senza appello da Pd e Cinque Stelle, che accusano Iv di intelligenza con il nemico leghista
"La proposta di mediazione dei renziani e' irricevibile. Non giochiamo sulla pelle delle persone per calcoli di tattica politica", secondo Franco Mirabelli, vice presidente del Pd al Senato che sta seguendo il testo in Commissione Giustizia. "Io ancora non mi capacito che chi ha votato il ddl Zan alla Camera non possa farlo al Senato. E i renziani a Montecitorio lo hanno votato". "Le proposte di mediazione che Italia Viva ha presentato sono irricevibili - ripete il parlamentare del Pd - in particolare quella di togliere all'articolo uno la definizione di 'identita' di genere'. Significa non offrire alcuna protezione alle discriminazioni alle persone transgender". Per Mirabelli proporre il testo Scalfarotto significa "affossare la legge" perche "fu stoppato dalla Lega". Lo stesso tono è usato dai parlamentari del M5s secondo cui "gli emendamenti presentati da Italia Viva al ddl Zan suonano come un tentativo di affossare la legge. Pensare infatti di eliminare i termini 'orientamento sessuale' e 'identita' di genere' e tornare alla definizione di omofobia e transfobia rischierebbe di farci compiere un altro passo indietro, come gia' accaduto in passato".
I renziani si difendono e contrattaccano: Il Ddl Zan "siamo gli unici a volerlo salvare. L'ipocrisia di chi urla sui social, ma sa che al Senato non ci sono i numeri e' la vera garanzia dell'affossamento della legge", dice in una intervista a Repubblica, lo stesso Matteo Renzi. "Se andiamo sotto su un emendamento a scrutinio segreto, questa legge e' morta e ne riparliamo tra anni. E quanti ragazzi gay soffriranno per la mancanza di questa legge? Voglio evitare questo rischio".
In mattinata Enrico Letta riunirà la segreteria del Pd: all'ordine del giorno il tesseramento e le Pmi, ma è molto probabile che il tema venga affrontato dal gruppo dirigente Dem.
“Non era la mia prima scelta, ma senza un tentativo di mediazione sul testo noi stiamo andando in aula al Senato in un muro contro muro, rischiando un vero e proprio Vietnam”. È l’opinione del sottosegretario Ivan Scalfarotto espressa in un’intervista al Corriere della Sera. E aggiunge: “Voglio essere chiaro: io il testo del disegno di legge Zan così com’è l’ho votato alla Camera e lo rivoterei” ma “il punto è che senza un consenso preventivo e ampio, dovremmo accettare il rischio concreto di far fallire la legge. Saremmo senza relatore, con moltissimi voti segreti e con la valanga di emendamenti che sicuramente la Lega porterebbe per fare ostruzionismo. Un film già visto”. Quindi precisa: “se Renzi non avesse posto la fiducia sulle unioni civili ci sarebbero stati 11 milioni di emendamenti di Calderoli da votare. O con il tentativo della legge contro l’omofobia nel 2013 mai nemmeno esaminata dal Senato. Sono passati otto anni e nel frattempo ci sono state tantissime persone che sono rimaste senza alcuna protezione da intolleranza, discriminazione, violenza. Non possiamo permetterci di andare in aula senza la certezza di approvare la legge, solo per poter dire di aver fatto la battaglia. Ne va della vita delle persone”, puntualizza il sottosegretario.
“Quando si presentano non uno ma una serie di emendamenti su una legge combattuta come è il ddl Zan contro l’omotransfobia, non sono mai solo di merito, ma rischiano di costituire un cambio di posizionamento politico”, afferma l’ex capogruppo e tesoriere del Pd Luigi Zanda in un’intervista a la Repubblica. Secondo Zanda, infatti, “quando si fa parte di una maggioranza così delicata come quella che sorregge il governo Draghi, una serie di modifiche sostanziali a un provvedimento, che cambiano radicalmente la posizione di quel partito tra Camera e Senato, segnalano che il cambiamento di posizionamento politico è oggettivo”. Quanto alle ultime mosse di Renzi e di Italia Viva, secondo il senatore Dem, “Renzi ha uno stile politico molto intraprendente ma non credo che voglia contraddirsi passando a destra: è stato segretario del Pd, ha guidato un governo di centrosinistra, ha fatto la scissione sempre restando nel centrosinistra. Però che iniziative come quella presa sul ddl Zan abbiano effetti politici è naturale” e “credo sarebbe una contraddizione troppo forte rispetto alle ragioni per cui Italia viva è nata e alle numerose dichiarazioni di Renzi e non sarebbe capita dall’opinione pubblica. Non si fa politica strappando ad ogni occasione”. Quindi un giudizio: “Su materia così delicata ci sono sempre sensibilità diverse. È stato già così per le unioni civili. Ora nella legge contro l’omofobia, dopo il via libera alla Camera il 4 novembre scorso, siamo alla melina al Senato con l’intento non dichiarato di affossarla. C’è chi ritiene che il ddl Zan sia perfetto così, chi ne vuole aggiustamenti e il centrodestra che ne vuole semplicemente il naufragio. Questo mi preoccupa”, conclude.
“Falso. È vero il contrario: siamo gli unici a volerlo salvare”. Con un’intervista a la Repubblica l’ex premier e leader di Italia Viva Matteo Renzi smentisce categoricamente di voler affossare il ddl Zan e sostiene invece che “l’ipocrisia di chi urla sui social, ma sa che al Senato non ci sono i numeri è la vera garanzia dell’affossamento della legge”. Quindi calcola: “Se andiamo sotto su un emendamento a scrutinio segreto, questa legge è morta e ne riparliamo tra anni. E quanti ragazzi gay soffriranno per la mancanza di questa legge? Voglio evitare questo rischio. Ma per fare le leggi servono i voti dei senatori, non i like degli influencer. Chi vuole una legge trova i numeri, chi vuole affossarla trova un alibi”.
Per Renzi “per ora la questione è sempre la stessa, il contrasto tra massimalisti e riformisti. I massimalisti fanno i convegni, i riformisti fanno le leggi” e perciò “preferisco un buon compromesso a chi pensa di avere ragione solo lui ma non cambia le cose. Vedremo se la Lega si tirerà indietro”, sottolinea ribadendo: “A me interessa che ci sia una buona legge. La proposta di Scalfarotto elimina i punti controversi su identità di genere e scuola. Può essere un punto di caduta. L’importante è non affossare la legge: a scrutinio segreto rischia molto. Nei gruppi Pd e 5S potrebbero mancare voti, è il segreto di Pulcinella”, conclude Renzi, che dal punto di vista strategico afferma: “Eviterei di coinvolgere il governo con la fiducia. Se ci sono modifiche concordate, alla Camera si approva in terza lettura in venti giorni. Preferisco aspettare venti giorni con una buona legge che far saltare tutti e dover aspettare altri dieci anni”.