AGI - Le 'destre' europee uniscono le loro voci in un documento sul futuro dell'Europa in cui si stigmatizza il processo di costruzione in atto verso "un'Europa senza nazioni", una sorta di "Superstato europeo" che porterà - lamentano - a una crescente cessione di sovranità dei singoli Stati membri.
L'occasione è la conferenza sul futuro dell'Europa, l'iniziativa aperta ai cittadini europei e alla società civile avviata nei giorni scorsi dalle istituzioni europee, che si pongono l'obiettivo di offrire una riflessione, appunto, sul futuro dell'Unione.
Come "reazione" alla conferenza, cinque partiti che appartengono ai due gruppi delle destre, Id e Ecr, si sono fatti promotori della dichiarazione: gli italiani di Lega e FdI, gli spagnoli di Vox, i francesi del Rassemblement national, e i polacchi del Pis. Insieme a loro, Fidesz di Viktor Orban, oltre ad altri partiti che appartengono ai due gruppi.
Nel testo si sostiene che la "cooperazione europea" stia "vacillando" e che le istituzioni necessitino di una "profonda riforma", perché l'Ue "sta diventando sempre più uno strumento di forze radicali che vorrebbero realizzare una trasformazione culturale e religiosa". I firmatari ritengono, invece, necessario che la cooperazione Ue "si basi sulle tradizioni, sul rispetto della cultura e della storia degli Stati europei, dell'eredità giudaico-cristiana" e sui valori della "famiglia e dell'unità delle nazioni".
L'appello populista, firmato insieme all'ungherese Orban, solleva subito le critiche del Pd, 'alleato' di governo della Lega in Italia.
"Non si può stare allo stesso tempo con l'europeismo e con Orban. Non si può essere sostenitori insieme di Draghi e di Orban. Semplicemente, non si può": è l'aut aut che il segretario dem Enrico Letta invia a Matteo Salvini. "L'alleanza dei sovranisti di Salvini e Meloni ha due primi ministri, Orban e Morawiecki. Sono gli unici due che l'anno scorso hanno messo il veto a Next Generation Ue al Recovery Plan che salva l'Italia. Solo la determinazione degli altri 25 li ha poi battuti", aggiunge Letta.
Immediata la replica leghista, affidata al vice segretario e responsabile Esteri del partito, Lorenzo Fontana. "Letta può stare sereno: i suoi socialisti sono stati alleati di Orban per anni e fino a pochi mesi fa, visto che il leader ungherese faceva parte del Ppe - obietta il leghista -. Se è così in imbarazzo, può uscire dal governo Draghi che grazie al cielo lo ha ampiamente smentito su Mes, riaperture e patrimoniale. Non ci mancherà".
"La carta dei valori, firmata oggi anche da Matteo Salvini, non è in alcun modo un attacco a Draghi ma è un punto di vista costruttivo e ampiamente condiviso sul futuro dell’Ue e le parole di Enrico Letta su Viktor Orban sono sorprendenti", commentano da via Bellerio. "Questo non solo perché il leader ungherese è al governo dopo aver vinto le elezioni (mentre il Pd è in maggioranza e al governo da quasi un decennio senza aver mai avuto chiaro mandato popolare) - si sostiene -, ma soprattutto perché Orban era nel Ppe fino al marzo scorso, e quindi è stato a tutti gli effetti un alleato dei socialisti di cui fa parte il Pd di Letta. Tanto che anche Orban aveva votato per Ursula von der Leyen".
"La continua propaganda del Pd mette in pericolo il governo Draghi e quindi l’Italia - si attacca -, già indebolita dalla pandemia e dagli errori del governo giallorosso il cui premier Conte era un leader irrinunciabile per il Pd e che ora è rinnegato perfino da Beppe Grillo. Se Letta cerca 'nemici' dell’Italia, può trovarli nei governi frugali che a Bruxelles sono nella sua stessa coalizione", si conclude.
Malgrado la firma dell'appello 'sovranista', in un'intervista al Financial Times, Salvini aveva mostrato il suo volto più europeista. "È chiaro che l'Europa sta cambiando in meglio dotandosi di nuovi strumenti e nuove regole, e noi dobbiamo accompagnarla", aveva esordito.
"Il Covid ha costretto le istituzioni europee ad ascoltarci. Speriamo che il Covid abbia insegnato a tutti che l'austerità non funziona". Noi "governiamo gran parte del Paese" e gli italiani "non voterebbero per noi se fossimo estremisti. C'è molta pigrizia da parte della stampa estera, perché sul fronte economico siamo assolutamente liberali"."L'Italia è l'Italia perché ha 8.000 comuni diversi, con dialetti diversi, cucine diverse. La mia idea di Europa è un'Europa delle persone, non un superstato europeo ma un'unione di diversità e comunità", aveva sottolineato.
Il fatto che la quasi totalità dei partiti appartenga ai due gruppi che Salvini vorrebbe unire fa dire al segretario leghista che l'appello segna "un altro passo per costruire un’alleanza solida, allargata e alternativa alla sinistra illiberale, delle tasse e dell’immigrazione selvaggia” in Ue. Ma ogni ambizione di accorpamento del capo della Lega si dovrà scontrare con l'opposizione degli alleati italiani di FdI che confermano di non avere alcuna intenzione di sciogliere Ecr che co-presiedono insieme al Pis polacco.
“Abbiamo lanciato la dichiarazione sul futuro dell’Europa nel momento in cui si è aperta la conferenza sul futuro dell’Europa, perché vogliamo sia chiaro che non esiste un’unica Europa possibile”, ha commentato Giorgia Meloni, “Non è la costruzione di una cosa nuova o diversa – ha puntualizzato Meloni - ma ci sono temi sui quali si ha una visione compatibile. Partendo dai miei alleati, abbiamo scelto di allargare le maglie di questa lettura anche a movimenti che sono in altri gruppi politici, fermi restando i gruppi di riferimento”.
I partiti che hanno sottoscritto il testo 'Dichiarazione-futuro dell'Europa' sono: Lega, Rassemblement national, Fpoe (Austria), Vlaams Belang (Belgio), Dpp (Danimarca), Ekre (Estonia) e Ps (Finlandia). Oltre a FdI, PiS (Polonia), VoX (Spagna), Ja21 (Paesi Bassi), El (Grecia), Pnt-Cd (Romania), Llra-kss (Lituania), Vmro (Bulgaria). I primi, a Strasburgo, siedono in Id; i secondi in Ecr. Fidesz di Orban invece di recente uscito dal Ppe.