AGI - Un aiuto ai sindaci per rilanciare l'Italia o un favore alle mafie. Tra questi due opposti si sviluppa il dibattito attorno al decreto semplificazioni atteso all'esame del Consiglio dei Ministri che si potrebbe riunire già domani, seppure non c'è ancora la convocazione ufficiale. Un dibattito che si è incendiato nelle ultime ore, con lo scontro a distanza fra il leader della Lega, Matteo Salvini, e il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini.
Il primo è pronto ad "azzerare" il codice degli appalti, lasciando ai sindaci il compito di decidere a quali opere dare il disco verde e in che tempi. Il secondo lancia l'allarme sugli effetti che il provvedimento, così come immaginato dal governo, avrebbe sul mondo del lavoro: "La liberalizzazione del subappalto, le gare al massimo ribasso, e poi ci mancava pure l'appalto integrato, quello che affida allo stesso soggetto la progettazione e l'esecuzione dell'opera. Trovo del tutto sbagliato e grave l'orientamento che il governo sembrerebbe prendere con il decreto Semplificazioni", avverte Landini.
"Così si torna indietro di vent'anni, ai tempi del governo Berlusconi e del suo ministro Lunardi. E abbiamo già visto che cosa significa: riduzione dei diritti per chi lavora sugli appalti, scarsa qualità del lavoro, scarsa qualità delle opere, maggiore insicurezza nei cantieri e, infine, il rischio di alimentare il male oscuro italiano, quello della corruzione e dell'illegalità".
Il tutto nella giornata in cui si ricorda la strage di Capaci, costata la vita a Giovanni Falcone, a sua moglie e alla sua scorta. Davanti a tutto questo, annuncia che "alcune nostre categorie unitariamente sono già pronte allo sciopero generale. Noi, conseguentemente, lo valuteremo insieme a Cisl e Uil. Al governo stiamo dicendo che non va, che sta sbagliando. Si era impegnato a discutere con noi prima di approvare le riforme e i decreti, invece non lo sta facendo".
Ma, come detto, a voler spingere ancora più in su l'asticella del decreto è Matteo Salvini che immagina un liberi tutti sui cantieri: "La via d'uscita finale su cui stiamo lavorando e' l'azzeramento del codice degli appalti e l'utilizzo delle norme europee che sono piu' veloci e snelle. E io darei ai sindaci i poteri diretti sulle grandi opere", dice il leader della Lega. E l'ira dei sindacati? Salvini non la vede: "Che i sindacati siano furibondi non direi. Lo sono alcuni. Ma a essere felici saranno gli operai, perché lavoreranno di più".
Nelle scorse ore, sul decreto si è espresso anche Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana e deputato di Leu, che ha sottolineato: "Draghi ha detto che è ora di dare agli italiani. A quanto pare, però, per ora agli italiani verrano date deroghe al codice degli appalti, gare assegnate al ribasso, liberalizzazione dei subappalti. Tradotto: paghe da fame e sfruttamento, lavoro in nero, rischi concreti di infortuni causati dalla minore sicurezza".
Il provvedimento, qualora venisse a realizzarsi così come anticipato dalle prime indiscrezioni, avrebbe un impatto anche nella lotta alla criminalità. Su questo aspetto si sofferma l'associazione Libera sottolineando che "nel provvedimento atteso in Consiglio dei ministri si prevede una proroga fino al 2026 delle deroghe al Codice degli appalti, con un ulteriore innalzamento delle soglie per affidamenti diretti senza gara", il che costituirebbe "un vero e proprio 'liberi tutti' per mafie e corruzione".
Con Salvini e la Lega si schiera Forza Italia che, per voce del capogruppo alla Camera, Roberto Occhiuto, sottolinea: "Il Codice degli appalti, così come congeniato, rappresenta un freno, un appesantimento burocratico che rallenta gli investimenti e le opere pubbliche". Di qui l'appello di Forza Italia: "Per semplificare davvero bisogna abolire o quantomeno rivedere in modo invasivo il Codice degli appalti".