AGI - La "dimensione centrale della scienza in politica", un tema che in tempo di pandemia dimostra tutta la sua verità e la "lotta per la giustizia giusta". Sono alcune delle battaglie senza tempo, di nuovo attualissime, di Marco Pannella, fondatore del partito Radicale e senza dubbio uno dei politici che più ha segnato la storia dell’Italia repubblicana con le sue lotte per i diritti civili, ricordate da Marco Cappato, in una intervista all'AGI, a 5 anni dalla morte dello storico leader: era il 19 maggio 2016.
"Nel guardare al mondo di oggi - osserva il tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni - ci sono due aspetti fondamentali" dell'azione politica di Pannella che colpiscono per la loro attualità. In primo luogo "la centralità della scienza per una buona politica, contro tutti i fondamentalismi. Oggi è più evidente l’impatto e la necessità di governo, attraverso la democrazia e lo stato di diritto, dei risultati della scienza" ma non era così in passato.
Per questo Pannella si è battuto: per la scienza e la libertà della ricerca scientifica, aiutando Luca Coscioni a diventare leader di una campagna che alla fine ha coinvolto più di 100 premi Nobel, su questo tema" ricorda Cappato. Ragionando su questo aspetto, si può capire "la dimensione transnazionale e non meramente elettorale della sua politica. Pannella ha fatto le battaglie innanzitutto per chi non votava, i tibetani, i cinesi, i detenuti. Gli italiani che ha frequentato di più sono stati quelli che non potevano votare. Mentre oggi la politica è sempre più ridotta a marketing elettorale, all’elettoralismo dello slogan, del talk show di giornata: il distacco con il metodo di Pannella" è netto.
L'altro elemento centrale nel racconto mediatico di questi giorni è la riforma della giustizia, per lui importantissima. Per Cappato senza dubbio "quella battaglia aveva un valore profetico". E "oggi si può capire, ancora meglio di allora, come fosse non contro la magistratura ma per salvare anche la magistratura dall’irresponsabilità del potere giudiziario". "La sua lotta per la giustizia giusta, per la responsabilità della giustizia era fatta per i cittadini, vittime, imputati, detenuti, ma assolutamente anche per i magistrati e i servitori dello stato".
Marco Pannella ha dedicato la sua vita alle battaglie per i diritti civili in cui credeva, ne è valsa la pena?
"Per come l’ho conosciuto io è stato una persona che ha vissuto la vita appieno con gusto, felicità anche con tristezza e dramma quando era il momento. Penso che le sue lotte non siano state minimamente un sacrificio perché portate avanti con grande passione, in positivo". Dunque, certo che ne è "valsa la pensa. Ma ne è valsa la pena per tutti se guardiamo ai risultati. Perché si evocano sempre il divorzio e l’aborto, ma senza Pannella battaglie mondiali come quella per il Tribunale penale internazionale o per la moratoria universale sulle esecuzioni capitali non sarebbero arrivate in porto".
Cosa è rimasto della sua eredità?
"Pannella credeva nell’azione e nelle lotte e non nelle ideologie e nelle cose. Ecco perché ciascuno può fare vivere, ma anche da posizioni politiche totalmente estranee a lui, il pensiero di Marco". "Se un detenuto, per esempio, sceglie la non violenza, allora lì è arrivata una parte della memoria di Marco".
Un messaggio per i politici?
"Credo che la cosa più utile che ciascuno possa fare, anche da posizioni politiche diverse, sia quella di valutare nella storia di Marco Pannella cosa può essere nutrimento e risorsa per l’azione dell’oggi".