AGI - Lo scontro tra il segretario del Pd Enrico Letta e il leader della Lega, Matteo Salvini, iniziato ufficialmente ieri sul tema delle riaperture, non è una semplice schermaglia tra alleati costretti a convivere a fatica, ma una maratona con traguardo l’autunno e obiettivo la fine della legislatura. In mezzo, le elezioni amministrative di ottobre, la corsa al Quirinale e gli equilibri interni alle due coalizioni che si sfideranno alle urne alla fine dell’esperienza del governo Draghi.
L’affondo di Salvini che a Cdm in corso lancia una raccolta di firme contro il coprifuoco aprendo una nuova crepa nella maggioranza, fa infuriare il segretario Dem che replica a muso duro e chiede lealtà al provvisorio compagno di strada leghista.
Ma lo scopo del leader del Carroccio è ‘riproteggersi’ a destra, dove l’alleata competitor, Giorgia Meloni, non fa passare giorno senza alzare l’asticella delle richieste: già domani arrivano al voto della Camera l’ordine del giorno di Fratelli d’Italia per ripristinare la piena libertà di movimento e la mozione di sfiducia al ministro Speranza. FdI provoca Salvini e chiede un appoggio parlamentare alla mozione, sapendo che per i leghisti sarebbe difficile giustificare un voto di sfiducia ad un ministro del proprio governo.
Salvini sente sul collo il fiato di FdI, che si consolida nei sondaggi intorno al 18%, sapendo che quando bisognerà sedersi al tavolo del centrodestra per negoziare le regole d’ingaggio dell’alleanza in vista delle politiche, non potrà aver ceduto a Meloni e ai suoi troppo terreno a destra. Da qui l’uscita quasi quotidiana di controcanto al governo e i toni da campagna elettorale semi-permanente.
Letta ha compreso il gioco del suo avversario e rilancia per non restare indietro. Il segretario Dem ha di fronte una sfida altrettanto decisiva, sia ai fini della costruzione della coalizione di centrosinistra, sia legata alla tenuta del Partito democratico. Il primo banco di prova saranno le amministrative di ottobre, quando milioni di italiani torneranno alle urne per scegliere i sindaci di città chiave come Roma, Milano, Bologna o Torino.
Vincere o perdere le amministrative non sarà indifferente ai fini del dibattito interno al partito: una sconfitta potrebbe far ripartire le guerriglie tra correnti e mettere in discussione la ‘pax lettiana’ instaurata al Nazareno. In gioco c'è anche il rapporto di forze con il M5s, oggi in crisi di identità e momentaneamente subalterno, ma alleato chiave della ‘larga coalizione’ messa in campo dal segretario Dem per battere le destre.
Sullo sfondo, la partita con Giuseppe Conte, oggi in difficoltà nell’affermare la sua leadership tra i pentastellati ma naturale competitor di Letta nella corsa alla guida della coalizione di centrosinistra.
Lo scontro Letta-Salvini di queste ore sulle riaperture dunque, è il riscaldamento di una gara che ha come traguardo la seconda metà dell’anno, vincerà chi avrà fiato e gambe per arrivare in testa alla fine della corsa. (AGI)