AGI - Il referendum per l'eutanasia legale e' stato depositato questa mattina in Corte di Cassazione, alla presenza dei leader dell'Associazione Luca Coscioni, tra cui Marco Cappato, Filomena Gallo, Mina Welby, Marco Perduca e Rocco Berardo, insieme a rappresentanti del Comitato Promotore e ai familiari di chi ha vissuto da vicino il dramma delle scelte di fine vita, come Valeria Imbrogno, compagna di Fabiano Antoniani, i genitori e la sorella di Luca Coscioni. Si tratta di un referendum parzialmente abrogativo dell'art. 579 c.p., sul cosiddetto omicidio del consenziente, l'unica fattispecie che nel nostro ordinamento assume un ruolo centrale nell'ambito delle scelte di fine vita.
"Faro' quanto in mio potere per dare seguito all'iter delle proposte sul fine vita, da troppo tempo in attesa di una soluzione”, dice Perantoni, presidente della commissione Giustizia della Camera e deputato M5s. Sulla stessa lunghezza d’onda Giuseppe Brescia (M5S), presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera.
La discussione è prevista nell’Aula della Camera a giugno. Ma si sta lavorando sotto traccia, riferiscono fonti parlamentari, anche ad un ‘piano B’. Ovvero sul tema del suicidio assistito. L’unico Paese al mondo che permette il suicidio assistito anche a persone non residenti è la Svizzera. A differenza dell’eutanasia, con il suicidio assistito il medico prescrive il farmaco letale al paziente senza una somministrazione diretta. Le condizioni del richiedente che valgono a rendere lecita la prestazione dell’aiuto sono: patologia irreversibile, grave sofferenza fisica o psicologica, dipendenza da trattamenti di sostegno vitale e capacità di prendere decisioni libere e consapevoli. Per poter procedere, tali condizioni, devono aver formato oggetto di verifica in ambito medico affidata a strutture pubbliche del servizio sanitario nazionale previo parere del comitato etico territorialmente competente.
Quando si è in presenza di una malattia terminale e di una sofferenza “intollerabile” il suicidio assistito non è perseguibile: si fonda su questo cardine un testo di legge che l’ex maggioranza giallo-rossa dovrebbe presentare nei prossimi giorni in Commissione Giustizia e Affari sociali di Montecitorio.
Si sta definendo il testo e poi si aprirà il confronto all’interno della maggioranza. Il testo - riferiscono fonti di maggioranza - ricalca in grandi linee la sentenza del 22 novembre 2019 della Corte Costituzionale che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 580 del codice penale, sostenendo che non è punibile in determinate condizioni "chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli". L'art. 580 c.p. ("Istigazione o aiuto al suicidio") punisce con la reclusione da cinque a dodici anni "chiunque determina altri al suicidio o rafforza l'altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l'esecuzione”.
Sono passati più di quattro anni dalla morte di Dj Fabo, la persona accompagnata da Marco Cappato in una clinica svizzera dove ricorse al suicidio assistito. Dopo il monito della Corte al Parlamento affinché legiferasse in materia si tenta un passo avanti. La base di condivisione raggiunta prevede che il soggetto richiedente sia tenuto in vita dai macchinari, che la richiesta avvenga attraverso un medico curante, che sia affetto da sofferenze intollerabili, che il percorso preveda un ferreo controllo del servizio sanitario, attraverso la commissione ad hoc preposta. Il malato non deve essere portato in una clinica ma il passaggio finale deve essere deciso dal comitato della struttura ospedaliera.