AGI - Un processo "politico" che si appresta ad affrontare a "testa alta" con "sopportazione cristiana". Così Matteo Salvini reagisce al rinvio a giudizio, accusato del sequestro dei migranti a bordo della Open arms per lo stop allo sbarco, nell'agosto del 2019, quando era ministro dell'Interno."Mi spiace solo per il tempo che toglierò ai miei figli", aggiunge il segretario leghista, che subito dopo attacca i giudici. "Quel che si è deciso in quest'aula ha un sapore politico più che giudiziario", sostiene incontrando i giornalisti con al fianco il suo avvocato, Giulia Bongiorno.
Un colpo atteso
Nella Lega si cerca di attutire un 'colpo' che comunque era atteso. "Non vado a casa preoccupato, se avessi qualcosa da temere sarei preoccupato ma ho esercitato il diritto/dovere della difesa della patria, articolo 52 della Costituzione", scandisce il capo del partito di via Bellerio. "Fortunatamente i giudici non decidono chi vince le elezioni e chi guida i partiti", continua. Per Salvini la differenza di parere mostrata dai giudici di Catania e di Palermo - per due casi a suo giudizio del tutto simili, con il gup Nunzio Sarpietro che ha chiesto il non luogo a procedere per il caso Gregoretti - dimostra l'urgenza dell'avvio di una "riforma della giustizia". Il segretario leghista annuncia che al processo potrebbe chiedere la testimonianza di Luca Palamara. E torna ad attaccare Enrico Letta per il suo incontro con Oscar Camps, fondatore dell'ong Open arms. Dal segretario del Pd non si aspetta solidarietà, dice; lui "l'ha già espressa - aggiunge -: mettendosi la felpa degli stranieri" di Open arms.
Il silennzio di dem e M5s
Nella maggioranza di governo, Pd e M5s scelgono il silenzio davanti alla notizia di rinvio a giudizio di Salvini. Tra i dem non si segnalano commenti mentre nei 5 stelle l'unico a parlare è il presidente della commissione Giustizia della Camera Mario Perantoni, il quale tiene a sottolineare che le basi per la riforma della giustizia sono già state avviate ma riguardano il giusto processo ("Nessuno pensi di riformare i giudici, la loro autonomia e indipendenza a garanzia dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge").
D'altronde, il 30 luglio scorso, M5s, Pd, Iv, Leu e Autonomie avevano votato a favore la richiesta di autorizzazione a procedere contro il leader della Lega Matteo Salvini, avanzata dal Tribunale dei ministri di Palermo. Non erano bastati i voti contrari del centrodestra e il Senato aveva autorizzato.
La solidarietà del centrodestra
Massima solidarietà, invece, dagli alleati di Forza Italia e Fratelli d'Italia. "E' scioccante che venga mandato a processo chi da ministro dell'Interno ha fatto solo quello che il suo mandato gli imponeva di fare: difendere i confini della Nazione e combattere l'immigrazione clandestina di massa. A Matteo il mio abbraccio sincero", dice la presidente di FdI Giorgia Meloni. "Perché solo Matteo Salvini è stato rinviato a giudizio per la vicenda Open Arms visto che si è trattato di una decisione condivisa da più ministri del governo Conte I?", si chiede il coordinatore nazionale di FI, Antonio Tajani. "Per noi la legge deve essere uguale per tutti e non soggetta a interpretazioni politiche. Siamo solidali con Matteo Salvini", aggiunge.
'Io sto con Salvini'
Diffusa la solidarietà del popolo leghista, mentre su Twitter, l'hashtag 'io sto con Salvini' è top trend italiano.Tra i leghisti più combattivi a sostegno del leader il vice presidente del Senato Roberto Calderoli. "E' veramente triste, in termini di giustizia, vedere una richiesta di archiviazione da parte del procuratore a Catania e vedere a Palermo, per fatti sostanzialmente identici, un rinvio a giudizio", dice. "Occorre ribadire il ruolo della politica che non può soggiacere a chi deve solo applicare le leggi e non deve fare valutazioni su decisioni che sono solo politiche". "Mentre Salvini va a processo per avere difeso l'Italia contro gli scafisti e la criminalità organizzata che ci sta dietro, Letta applaude i traghettatori di Open Arms e sta con i clandestini", fa notare l'ex sottosegretario Stefano Candiani. "Così come era cominciato, con un voto politico in Senato, il processo di Palermo a Matteo Salvini puzza da lontano di nuovo tentativo di spallata giudiziaria targata Pd contro la Lega e Salvini. Non dimentichiamo i retroscena del caso Palamara".
"Se la magistratura dovesse essere coerente dovrebbe rinviare a giudizio con Salvini i membri del governo dell'epoca, che con lui, come si evince anche dagli atti parlamentari, hanno condiviso scelte e procedure. Se quella del Senato fu una scelta 'politica', a mio avviso in contrasto con i fatti, ma presa in una sede comunque politica, sulla base di opinabili valutazioni appunto politiche, meraviglia la valutazione della magistratura di Palermo", scrive Maurizio Gasparri, presidente della giunta immunità del Senato. "Anche qui la decisione rischia di apparire 'politica', in una sede però che dalla politica dovrebbe prescindere. Per Salvini, che nel merito ha mille ragioni, che io stesso ho argomentato in Senato da relatore, il giudizio, ingiusto, sarà un luogo per una battaglia di verità. Per il resto il libro di Sallusti sul caso Palamara ha detto parole definitive. Sulle quali il Parlamento dovrebbe riflettere e agire".
"Avanti con Draghi ma risponderemo colpo su colpo"
Salvini ha iniziato la conferenza stampa in Tribunale tornando a parlare della "soddisfazione" per le riaperture decise ieri dal governo. Nella Lega il via libera agli allentamenti delle restrizioni anti-Covid, per quanto riguarda soprattutto le attività all'aperto, è considerato un vittoria di partito contro la linea dei 'rigoristi' in Cdm, Roberto Speranza, Dario Franceschini e Stefano Patuanelli.
Il segretario leghista è soddisfatto anche dei risultati del piano vaccinale dei quali si è complimentato - ha riferito - anche con il generale Francesco Paolo Figliuolo.
Non vi sono motivi, quindi, allo stato, per mettere in discussione il sostegno della Lega - mai così convinto come finora - all'esecutivo di Mario Draghi. Anche se la 'convivenza' con forze politiche così eterogenee è sempre più difficile. E il rinvio a giudizio a Palermo rischia di complicare ulteriormente equilibri costruiti tra i bicchieri di cristallo. Salvini non ha gradito in alcun modo l'acceleratore di Enrico Letta sul ddl Zan, spinto a pochi giorni dal loro primo faccia a faccia, né tantomeno l'incontro e la foto con la felpa di Open arms alla vigilia della sua udienza palermitana. Il capo della Lega si sente 'sotto attacco' da una parte della magistratura, politicamente orientata, ed è possibile che nelle prossime settimane questo influisca sui rapporti tra i partiti di governo. Non tanto in senso veramente destabilizzante ma piuttosto attraverso un pressing salviniano nei confronti degli altri partiti sulle richieste già manifestate nei giorni scorsi: basta attacchi, provocazioni, insulti quotidiani e insistenza su temi divisivi.
Il problema è che anche Leu e Pd chiedono da tempo, invano, a Salvini di sospendere gli attacchi, a intermittenza durissimi, al ministro della Salute Speranza. Per fare la 'pace', quantomeno siglare una tregua, bisogna essere in due.