AGI – Il ministro Speranza prende tempo ma la decisione delle agenzie sanitarie federali americane Fda e Cdc di sospendere Johnson&Johnson rischia di essere una doccia gelata. Entro fine giugno – ha spiegato il commissario all’Emergenza Figliuolo - l'Italia attende 45 milioni di dosi. Il timore tuttavia, considerato che l'azienda ha fatto sapere che ci saranno dei ritardi, è che ci possa essere un ulteriore frenata nelle somministrazioni.
I vaccinati anche con richiamo hanno superato i 4 milioni ma alcune Regioni vanno in ordine sparso: De Luca, per esempio, in Campania non arretra sulla volontà di procedere per categorie e non per fasce d’età, nonostante l’alt del responsabile della Salute che oggi ha riunito gli esperti e l'Agenzia del farmaco (Aifa) per valutare la situazione che si è determinata.
Le prime dosi del siero Johnson&Johnson arrivate a Pratica di Mare sono state bloccate, si attendono “notizie piu' definitive” ma – ha spiegato Speranza – “per noi questo è un vaccino importante".
Proprio il responsabile della Sanità è nel mirino del centrodestra. Lo scontro è politico ma rischia di avere pure dei risvolti giudiziari. “Ho piena fiducia nel lavoro della magistratura”, ha spiegato il ministro riferendosi all’inchiesta nella quale è coinvolto il direttore vicario dell'Oms ed ex direttore generale della Prevenzione al Ministero della Salute Ranieri Guerra riguardo al mancato aggiornamento del piano pandemico.
Palazzo Chigi rimanda alle parole del presidente del Consiglio nell’ultima conferenza stampa, “sono stato io a sceglierlo”, ha spiegato. Il premier insomma ribadisce la fiducia nel suo ministro.
"Il tiro al bersaglio sul ministro Speranza deve finire”, dice De Petris, capogruppo di Leu al Senato. Per la Lega, però, non c’è stato un cambio di passo nella gestione del Covid dopo la nascita dell’esecutivo Draghi. Da qui gli attacchi, in un momento in cui le Regioni, in primis quelle governate dagli esponenti del partito di via Bellerio, sono in pressing per le riaperture.
I ministri Gelmini, Giorgetti e lo stesso Speranza guardano a maggio, i ‘lumbard’ chiedono di anticipare l’allentamento delle misure dove il rischio di contagio è basso.
I governatori giovedì nell’incontro con il governo avanzeranno le loro proposte: ripartenza delle categorie nei locali all’aperto ma anche al chiuso, inserendo criteri stringenti sul distanziamento, sulla capienza e sull’uso obbligatorio delle mascherine. Bar, ristoranti le priorità che verranno indicate. Poi palestre e in secondo momento teatri e cinema.
Ma ad indicare una data sarà l’esecutivo, probabilmente nel Cdm della prossima settimana. Nella riunione di questa mattina il presidente del Consiglio si è detto cautamente ottimista, ha preso la parola per spiegare la necessità di lavorare ad un cronoprogramma. Ci sarà un interlocuzione con i presidenti di Regioni, una cabina di regia con i ministri interessati, dei tavoli ad hoc ma per ora non c’è un timing preciso, si guarderanno i ‘report’ che arriveranno venerdì.
Domani nel Cdm si varerà lo scostamento di bilancio, poi sarà la volta del Def (possibile una nuova conferenza stampa di Draghi nel fine settimana).
Le forze politiche della maggioranza di Camera e Senato sono in pressing, hanno chiesto un incontro con il governo per capire l’entità e gli obiettivi che si intendono portare avanti. In ballo ci sono il nuovo decreto imprese e il ‘Recovery’ con il premier che oggi, nel segno della svolta della mobilita’ green, ha incontrato, insieme al ministro della Transizione ecologica Cingolani, il presidente di Stellantis Elkann e gli amministratori delegati di Eni Descalzi, di Enel Starace, di Snam Alverà e di Terna Donnarumma.
Ma è il dossier delle ripartenze quello più ‘caldo’ sul tavolo dell’esecutivo. Difficile che ci sarà un allentamento già ad aprile come invece chiedono Forza Italia (giovedì presenterà le sue proposte) e la Lega.
Tra le ipotesi c’è anche la possibilità di un allungamento del coprifuoco a mezzanotte ma la prima misura che dovrebbe essere presa è quella delle riaperture a pranzo per le categorie che sono scese in piazza in questi giorni. A meno che non ci sia una brusca frenata alla campagna vaccinale, considerato che il ato sulle somministrazioni sarà uno dei parametri determinanti, oltre quelli già definiti da tempo, per allargare le maglie.
"Un film già visto con AstraZeneca, che aveva molti più casi sospetti – prova a rassicurare il ministro degli Affari regionali - Non allarmiamoci. Il pronunciamento su J&J ha effetto limitatissimo sul piano vaccinale".