AGI - Un incontro atteso da settimane, se non da anni, per cui si scriveranno fiumi di inchiostro evocando singolar tenzoni e duelli rusticani, scrutando le psicologie dei personaggi e traendone vaticini per il futuro del centrosinistra italiana. La notizia, in sè è una riga secca: Enrico Letta ha incontrato Matteo Renzi.
Ma da quella riga derivano diverse conseguenze, sette anni dopo lo scambio stizzito tra i due giovani democratici della campanella che simboleggia la guida del governo. Innanzitutto dal Pd definiscono il faccia a faccia tra il segretario dem e il leader di Iv con le parole usate in ambito diplomatico per definire un dialogo duro e a tratti aspro: "si è trattato di un confronto franco e cordiale". E Renzi ha confermato: "è stato molto franco e molto cordiale".
Una divergenza andata avanti per anni
Non poteva che essere così, nonostante lo spirito zen dichiarato da entrambi, le linee politiche divergono da anni; la fine dell'esecutivo Letta per mano del Pd di Renzi nel 2014 non è stato solo un drammatico scontro di potere. E infatti ancora oggi le scelte strategiche sono diverse: se sul presente il sostegno al governo Draghi è condiviso, sul futuro il rapporto con il M5s divide Pd e Iv.
Venendo alla cronaca: i due si sono visti per quaranta minuti nella sede dell'Arel e hanno discusso di tutti i temi sul tavolo della politica italiana, dal Covid ai vaccini, dal governo Draghi al rapporto con il M5s fino alle elezioni amministrative. L'incontro, di cui non ci sono immagini, rientra nel giro di colloqui avviati da Letta appena eletto segretario e arriva, buon ultimo, dopo quelli avuti con i leader di tutto l'arco costituzionale escluso Salvini, con i vertici istituzionali, con i rappresentanti della parti sociali.
Sostegno a vaccini e governo
Letta e Renzi si sono quindi confrontati su un'analisi a 360 gradi sulla situazione e, riferiscono fonti del Nazareno, hanno concordato sul fatto che in questa fase l'impegno prioritario di tutti è nel sostegno alla campagna vaccinale del governo Draghi e alle iniziative da mettere in campo per l'aiuto economico e sociale necessario dopo le chiusure causate dalla pandemia. Fin qui la sintonia.
Ma è sulle scelte delle alleanze che si è registrato il disaccordo. In particolare, spiegano entrambi i fronti, Letta e Renzi hanno verificato una divergenza profonda sul rapporto con Conte e il M5s. Un rapporto che il segretario Pd considera essenziale per costruire in prospettiva un'alternativa vincente alla destra di Giorgia Meloni e Matteo Salvini. "Io non voglio stare con la destra ma nemmeno con il M5s" ha invece spiegato il leader Iv, che ha riconosciuto comunque che il Pd di Letta non ha più un atteggiamento subalterno ai grillini.
Le amministrative di Roma
Quanto infine alle elezioni amministrative di ottobre, il leader Pd si è limitato ad ascoltare alcune idee di Renzi, spiegano dal Pd. Se sia stata forte riservatezza dell'uno o naturale esuberanza dell'altro non è dato sapere. Di certo Letta non avrà voluto scoprire le carte con un potenziale alleato che in alcune città ha però già annunciato di voler essere avversario. E del resto si tratta di un tema, quello delle amministrative, sul quale questo mese di aprile sarà un passaggio importante per impostare alcune soluzioni, ricordano dal Pd. A cominciare da Roma, dove la candidature di Gualtieri è stata messa in stand by proprio dal segretario, per passare a Napoli e a Torino. "Io alle amministrative se fossi nel Pd l'accordo con il M5s non lo farei" ha detto in chiaro Renzi. Che ha proposto a Letta la candidatura di una esponente del suo partito, Isabella Conti, a Bologna.
Unico dubbio che rimarrà ai più curiosi: Letta avrà ringraziato Renzi, come aveva annunciato, per averlo sfrattato da palazzo Chigi e avergli così aperto le porte di una vita lontana dalla politica e basata sul lavoro di insegnante e sul rapporto con i giovani?