AGI - Le Sardine tornano in campo: dalle piazze per dire no alla destra sbarcano ora al Nazareno. E il Pd delle “correnti” diventa il nuovo bersaglio del Movimento anti-sovranista: “un marchio tossico”, è l’affondo contro il Partito democratico.
Il confronto era iniziato sabato scorso, dopo quattro ore insieme al presidente Pd, Valentina Cuppi nella sede del partito a Roma. L'obiettivo iniziale dichiarato dalle Sardine era aprire una nuova fase costituente. Coinvolgere la società civile nel campo del centrosinistra. Proseguire il progetto “Piazza Grande”, appoggiare l'idea di un partito federativo.
Pioggia di critiche dopo il blitz di sabato al Nazareno
Ma quattro giorni dopo il blitz al Nazareno, le ‘buone intenzioni’ sono rimaste sullo sfondo. E in primo piano c’è il fuoco di critiche contro il partito orfano del suo segretario Nicola Zingaretti. “Le dimissioni sono state un grido di aiuto. Noi abbiamo risposto. Il Pd ha un marchio tossico”, afferma Mattia Santori, sulla pagine de “La Repubblica”.
Dura reazione del Pd: offesa a tutta la nostra comunità
A stretto giro arriva la presa di posizione di Valentina Cuppi: le parole del leader delle Sardine sono “un'offesa a tutta la comunità del Pd e non è per nulla costruttivo, è solo distruttivo. Continueremo ad ascoltare e ad essere aperti al dialogo, nella consapevolezza di un cambiamento necessario, ma in maniera costruttiva e nel rispetto di tutte e tutti”.
Del resto sono state proprio le dimissioni di Zingaretti ad allarmare il Movimento che aveva trovato nel segretario dimissionario dem una sponda e un valido interlocutore anche nelle regionali dell'autunno scorso. Ora il ‘vuoto’ lasciato dal presidente della Regione Lazio spinge le Sardine a giocare in attacco, a colpire senza sconti un partito considerato in balia delle correnti e lontano dalla società civile.
In ballo c'è la ricostruzione del centrosinistra
Il Movimento, dunque, da un lato non risparmia bacchettate quotidiane al Nazareno (invitando Zingaretti a proseguire piazza Grande anche fuori dal Pd) dall’altro è ben consapevole che la “crisi del Pd” coinvolge non solo il partito perché si lega alla ricostruzione del centrosinistra.
Ma al momento è stallo se non ‘guerriglia’ tra le parti. “Non possiamo accettare che si metta in discussione la nostra casa comune che faticosamente con Nicola Zingaretti è stata ricostruita dalle fondamenta con un gruppo dirigente nuovo”, rivendica Cuppi precisando che "sabato scorso ho accolto la delegazione delle 6000 Sardine rispondendo alla loro richiesta di voler essere ascoltati, di voler costruire e mettersi al servizio di un processo. Le porte sono state aperte, con l’intento di confrontarsi e dialogare, con la volontà di costruire un Pd aperto e inclusivo”.
Le Sardine vogliono spalancarle quelle porte. E non usano mezzi termini. “A volte, per far uscire l’aria stantia, basta aprire una porta e con quell'aria va via anche la vergogna” dichiarano per poi sottolineare: “Non dovete temere noi né le nostre tende. Non siamo noi i nemici del ‘vostro’ partito. La vergogna che, molto prima delle nostre tende, il vostro segretario ha descritto, viene dall’incapacità di ascolto reciproco, dal torpore della mediocre lotta intestina a cui vi siete assuefatti”.
Infine, una promessa ai dirigenti dem. “Abituatevi all'idea che nell’ampio campo progressista ci saranno nostre azioni, che potete anche chiamare occupazioni o denigrare per paura che si intacchi lo status quo”, assicurano le Sardine.