AGI - C'è attesa per le decisioni sulle nuove misure anti-Covid da adottare. Preoccupa la variante inglese e il dato sulla diffusione del contagio, anche tra i più giovani. Ecco il motivo per cui potrebbe arrivare una stretta per le scuole nelle zone rosse. Una delle ipotesi sul tavolo, secondo quanto si apprende, è quella di lasciare aperte solo gli asili e chiudere fin dalle elementari.
Il Dpcm in vigore prevede che le attività didattiche nelle zone rosse siano previste in presenza dalla scuola dell'infanzia al primo anno di scuola secondaria di primo grado mentre la didattica a distanza deve essere adottata dalle seconde classi di scuola secondaria di primo grado fino all'ultima classe di scuola secondaria di secondo grado (le ordinanze regionali possono prevedere misure ulteriormente restrittive).
Al momento si stanno studiando le misure da prendere, ma in ogni caso non dovrebbe esserci alcun allentamento. Il provvedimento dovrebbe ricalcare quello precedente, anche se il convincimento di molti presidenti di Regione è che i parametri possano essere in qualche modo rivisti, che ci possa essere presto una maggiore flessibilità, che i criteri della 'zonizzazione' per fasce possano considerare ambiti provinciali e, magari, apportare qualche distinzione - qualora ci fosse la possibilità - per categorie e per quelle aree dove la diffusione del contagio è a basso rischio.
"Perché non applicare le zone 'gialla, arancione e rossa' dove ce n'è assoluto bisogno e non a intere regioni dove magari la situazione è molto diversa da luogo a luogo?", si chiede, per esempio, Toti. Per dirla con le parole del presidente della Liguria i governatori attendono di capire "il metodo Draghi", perché - argomenta Toti - "il cambio di passo ancora non si è visto".
"Occorre una decisa accelerazione sul piano vaccini, una revisione dei criteri per l'assegnazione delle fasce e una valutazione preventiva sull'impatto delle varianti", dice il presidente della Conferenza delle Regioni, Bonaccini. Molti governatori hanno chiesto al Cts di assumersi le responsabilità, oltre che di parlare con una sola voce. "Abbiamo la necessità di avere dati certi e previsioni d'impatto per concordare un'azione congiunta in settori fondamentali per la vita delle famiglie e delle comunità, come la scuola", ha osservato sempre il governatore dell'Emilia.
E il faro è stato acceso proprio sul tema scuola, con il coinvolgimento del ministro dell'Istruzione Bianchi. "Siamo preoccupati, è raddoppiata l'incidenza dei positivi. Sulle aperture dei ristoranti con il collega Bonaccini e con gli altri governatori abbiamo posto la questione che le misure abbiano ragionevolezza", dice il presidente del Veneto, Zaia. "Questo governo non vuole usare la logica del cacciavite, ma per cambiare completamente un metodo, il sistema delle fasce, ne serve uno diverso. E al momento mi pare che questo non ci sia, perché nessuno ha indicato un metodo alternativo", ha sottolineato la ministra degli Affari regionali, Gelmini, durante l'incontro con le Regioni, riferendo che eventuali nuove misure di chiusure partiranno la prossima volta dal lunedì e non dalla domenica e che il governo sta lavorando a una ripartenza graduale dei luoghi di cultura.
La priorità resta quella di procedere speditamente sul piano dei vaccini. "La campagna di vaccinazione dal Covid può ancora accelerare", ha detto il ministro della Salute Speranza e anche il premier Draghi al Consiglio Ue ha rimarcato come occorra andare più velocemente senza lasciare alibi alle aziende che ritardano la distribuzione. "Bisogna dare priorità alle prime dosi", l'invito del Capo dell'esecutivo.
Intanto la maggioranza fibrilla e non solo per la diversità di vedute sulle misure.
I partiti che sostengono l'esecutivo sono alle prese con i mal di pancia interni a causa delle scelte sui sottosegretari (giureranno lunedi'). Nel Pd e' ancora aperta la ferita sulla mancata parità di genere nella squadra dei ministri ma pesa anche la decisione di non riconfermare esponenti come Misiani e Mauri; fibrillazioni anche nelle chat parlamentari del Movimento 5 stelle, tra esclusioni eccellenti come quella di Buffagni e la necessità di sciogliere il nodo del ruolo di Conte (domenica ci dovrebbe essere un vertice tra lo stesso ex premier, Grillo e gli altri 'big' del Movimento); in Forza Italia c'è chi rimarca il fatto che ha vinto la linea berlusconiana ma al Senato ci si aspettava qualche nomina in più; nella Lega Salvini ha gestito in prima persona la partita dei sottosegretari, portando a casa quello che desiderava, oltre l'invito a palazzo Chigi dal premier Draghi, anche se qualche deputato sotto traccia si lamenta per l'assenza tra i sottosegretari di esponenti provenienti dal Veneto.
Ora il numero uno del partito di via Bellerio attende di passare all'incasso sulla possibilità di produrre vaccini in Italia (oggi il ministro dello Sviluppo Giorgetti ha visto Farmindustria) e spinge affinché ci sia un cambio di marcia sulle aperture da marzo e soprattutto la possibile sostituzione del Commissario all'emergenza Arcuri. E mentre ci si interroga sulle prossime mosse del governo lo scontro politico si infiamma.
Al momento non è previsto alcun piano dei 100 giorni o un cronoprogramma. Sotto traccia si lavora gia' alla revisione del 'Recovery plan' ma sul tavolo l'unica priorità è sconfiggere il virus. Ma tra le forze che sostengono il presidente del Consiglio ci sono differenze di vedute. "Mi rifiuto di pensare - attacca il leader della Lega Salvini - ad altre settimane e altri mesi, addirittura di chiusura e di paura. Se ci sono situazioni locali a rischio, si intervenga a livello locale. Però parlare già oggi di una Pasqua chiusi in casa non mi sembra rispettoso degli italiani".
"Vedo che, sulla pandemia, Salvini purtroppo continua a sbagliare e rischia di portare fuori strada l'Italia", risponde il segretario del Pd, Zingaretti. Sei regioni intanto rischiano di diventare arancioni dalla prossima settimana.