AGI - Incassata la fiducia al Senato, Mario Draghi attende ora l'esito del voto alla Camera (previsto in tarda serata, non prima delle 21.30), dopo un lungo dibattito che, come già successo mercoledì a palazzo Madama, scorre via senza nulla di particolare da segnalare.
In realtà, tensioni e fibrillazioni sono tutte concentrate fuori dall'Aula e solo in serata i tabulati delle votazioni daranno contezza del 'peso' dello strappo che si sta consumando nel Movimento 5 stelle. Il day after dell'esordio di Draghi in Parlamento miete le sue prime 'vittime': i 15 senatori pentastellati che hanno votato contro la fiducia al governo saranno espulsi, annuncia in mattinata il capo politico reggente Vito Crimi.
Da verificare, invece, la posizione dei 6 M5s assenti 'non giustificati', ma anche per loro all'orizzonte si prospetta la sanzione estrema. E mentre a Montecitorio si registra un nuovo addio (il deputato Giuseppe D'Ambrosio passa al Misto facendo scendere a 189 il numero dei pentastellati), i 5 stelle fanno di conto per capire quale sarà la portata dei dissidenti a Montecitorio: le previsioni si aggirano per ora attorno a 15-20.
Numeri che, già al Senato, costano al neonato intergurppo M5s-Pd-Leu il rischio di finire in minoranza rispetto al centrodestra di governo: i gruppi di Forza Italia e Lega hanno infatti 1 solo senatore in meno rispetto ai giallorossi (115 contro 116), ma se anche i 6 pentastellati assenti nel voto di ieri dovessero essere cacciati dal Movimento, il bilancio sarebbe nettamente in negativo per l'intergurppo.
Eventualità che non dispiace a Matteo Salvini che, infatti, annuncia: "Nelle prossime ore, e non solo dai 5 Stelle, ci saranno diverse persone che cominceranno il loro cammino con la Lega, sia alla Camera che al Senato". Il leader leghista tiene quindi a sottolineare: "Oggi in Senato Lega e Forza Italia, quindi il centrodestra, sono forza di maggioranza rispetto a Pd e 5 Stelle".
Ma più che sul tabellone dei numeri alla Camera (attesa una maggioranza solida per il governo, con una forbice che va da un minimo di 560 a un massimo di oltre 580, a seconda dell'entita' dei 'dissidenti' pentastellati), i riflettori sono puntati sui 5 stelle, dove cresce il malessere e gli espulsi fanno sentire la loro voce, preannunciando battaglia.
Parte all'attacco Barbara Lezzi, il cui no a Draghi con successiva espulsione pesa parecchio, accanto a quello di Nicola Morra. La senatrice annuncia: "Ho preso la decisione. Mi candido a far parte del comitato direttivo del M5s", ovvero l'organismo che sostituirà il ruolo del capo politico.
Morra confessa di essere "molto scosso" per l'espulsione, "ora voglio riflettere. Mi sento M5s nel sangue". Elio Lannutti, altro dissidente espulso, annuncia che farà ricorso, mentre lo stesso Morra ritiene "doverosa la ratifica dell'espulsione attraverso il voto degli iscritti".
E Mattia Crucioli conferma di lavorare alla creazione di un nuovo gruppo "che sarà all'opposizione" del governo Draghi, voce che già circolava ieri sera nei corridoi di palazzo Madama. Bianca Laura Granato scrive a Crimi, premette che "non siamo gli utili idioti di nessuno" e attacca: "Se vi piace gestire un gruppo politico in maniera personalistica e autoritaria con lo stesso soggetto che assolve alla funzione di capo politico facente funzioni e membro anziano del Comitato di garanzia, ossia controllore e controllato, fate pure, non voglio accettare la condizione di 'far torto o patirlo', quindi accetto l'espulsione".
Pur senza intervenire in maniera diretta, torna a far sentire la sua voce Beppe Grillo. Lo fa attraverso un articolo della senatrice L'Abbate pubblicato sul suo blog, una condivisione che offre l'occasione al garante M5s di invocare "unita'" come "unica strada". Poi, in vista del voto di fiducia, scrive: "Oggi, alle 21:55 la sonda Perseverance atterrera' su Marte. Alla stessa ora, la Perseveranza atterrerà su un altro Pianeta. La Terra. Più precisamente alla Camera dei deputati. I grillini non sono più marziani. I Grillini non sono più marziani".
Un modo per rimarcare il sì al governo Draghi. Anche tra i dem continua la 'maretta': ancora non smaltita la rabbia delle donne per l'assenza al governo e in attesa della partita sui sottosegretari, fa discutere la nascita dell'intergruppo al Senato con M5s e Leu. Goffredo Bettini precisa che "in nessun modo sono intervenuto o ho espresso opinioni e suggerimenti direttamente o indirettamente".
Si assume invece la responsabilità Andrea Marcucci: "L'intergruppo con M5s e Leu ha lo scopo di garantire un confronto parlamentare sui temi e sull'agenda del Senato. L'ho fatto da capogruppo, avvalendomi della mia autonomia". Non manca di ironia il commento di Matteo Renzi: "A sinistra è nato un intergruppo parlamentare tra Partito democratico, Leu e 5 Stelle. Mi spiace per i riformisti".
Il leader di Iv aggiunge: "Mi fa sorridere pensare che le decisioni della sinistra non vengano prese nei gazebo con le primarie ma sulla piattaforma Rousseau. Ma dobbiamo rispettare questa scelta dei nostri ex compagni di strada".