“Non vorrei che fossimo passati dal metodo 'conferenze stampa di notte' al 'silenzio più totale'”, dice un esponente di Iv; “ieri c’è stata la prima buccia di banana, speriamo non ce ne siano altre”, osserva un ‘big’ dell'ala governista del Movimento 5 Stelle; “non è che può fare tutto da solo”, dice sottovoce un dirigente dem. “Cambi passo, basta con le politiche di Conte”, è il refrain di tutto il centrodestra, con la Lega che ha messo nel mirino Lamorgese ma soprattutto Speranza e gli esperti del Cts.
Draghi mercoledì e giovedì avrà una maggioranza senza precedenti, la convinzione è che andrà incontro ad una luna di miele, nel solco della risposta dei mercati e soprattutto della soddisfazione di tutti i leader europei e non che hanno esultato dopo la nascita del governo presieduto dall’ex numero uno della Bce.
Tuttavia a due giorni dall’illustrazione del suo programma alle Camere e il giorno dopo il cortocircuito sulla mancata apertura degli impianti degli sci, si comincia ad intravvedere un certo malessere nei confronti del metodo utilizzato dal premier. E il caso dello stop allo sci è stato – dice un’altra fonte – un campanello d’allarme. La tesi è che serve collegialità nelle decisioni, che pur rispettando le scelte del premier, occorra un preventivo dialogo. E oggi il governo, incontrando il Cts, ha chiesto che non ci siano divisioni e maggiore trasparenza nelle comunicazioni.
Già durante la composizione dell’esecutivo i leader si sono lamentati di una comunicazione tardiva da parte del premier, per scelte condivise con il Colle ma non nei passaggi decisivi con le forze politiche. Nessun dubbio sul sostegno all’esecutivo ma la richiesta è che il presidente del Consiglio apra un confronto in vista del programma da attuare in Parlamento e anche del lavoro da portare avanti sul 'Recovery'. E il timore è che quei principi difesi sbandierando l’articolo 92 della Costituzione possano essere validi anche per la costruzione del sotto governo. Ovvero che nei dicasteri chiave il presidente del Consiglio voglia metterci dei tecnici. A cui affidare, per esempio, la delega dei Servizi, oppure altri ‘dossier’ scottanti. Insomma non c’e’ la piena certezza che i sottosegretari siano tutti politici. Se così fosse ai Cinque stelle toccherebbero 10 posti e tre vice ministri. E probabilmente verrebbe scelta una linea di continuità, ovvero optando per gli uscenti Cancelleri, Buffagni, Castelli (al Mef).
Le spine delle quote rosa
Il problema delle quote rosa verrà risolto proprio in questa partita, considerato per esempio che nel Pd è scoppiato un vero e proprio caso, tanto che oggi si è riunita la conferenza delle donne del Pd, certificando che la decisione di optare solo su presenze maschili nel governo “e’ stata una ferita, uno schiaffo, una vera sconfitta” (la richiesta è quella di un riequilibrio al partito, con la nomina di un vicesegretario donna, non solo nei posti di sottogoverno).
Sul tavolo del premier c’è il ‘puzzle’ dei sottosegretari (il Pd punta a confermare il più possibile gli uscenti; la Lega mira, tra l’altro, al Viminale con Candiani o Molteni; la delega sullo sport potrebbe andare a Iv (al partito di Renzi toccherebbero due posti) con Nobili o Sbrollini ma sono in ballo anche la dem Pristipino e l’azzurro Marin; Forza Italia potrebbe schierare Mulè, Malan e Battistoni) e in queste ore il presidente del Consiglio sta completando la squadra di palazzo Chigi.
Confermato Chieppa, Funiciello verso la nomina di capo di gabinetto del premier, Chieppa dovrebbe invece rimanere come segretario generale di Palazzo Chigi.
Draghi sta preparando il suo discorso che sarà improntato sulle urgenze da affrontare – dal lavoro alla necessità di accelerare sul piano vaccini e sul dl ristori che arriverà in Parlamento tra una decina di giorni -, con una forte impronta europeista e atlantista.
A prendere le distanze da Draghi oltre Meloni (ha proposto alla direzione di Fdi il no alla fiducia) e una parte di Leu saranno i ‘frondisti’ del Movimento 5 stelle. Sono venticinque i senatori pentastellati orientati a non dire sì all’ex numero uno della Bce. Crucioli, Abate, Angrisani, Vanin, Morra, Lezzi, Presutto, Corrado i nomi ricorrenti, ma tra i perplessi ci sono anche Lanzi, Castellone ed altri esponenti M5s di palazzo Madama.
Psicodramma a cinque stelle
Nel Movimento 5 stelle va avanti uno psicodramma. Un punto di sintesi non c’è, i malpancisti sottolineano che non si tratta di votare per un presidente del Consiglio indicato dal Movimento 5 stelle, da qui la necessità – ecco il ‘refrain’ – di una deroga allo statuto. Tuttavia la richiesta ai vertici di concedere libertà di coscienza, ovvero la possibilità di astenersi, non è stata accettata. Al massimo sarà concesso ai 'dissenzienti' di non presentarsi in Aula. E l’ala governista sta riuscendo a convincere i dubbiosi, tanto che c’è chi prevede che il gruppo dei venticinque sia destinato ad assottigliarsi.
Intanto Conte ha annunciato che tornerà a fare il professore a Firenze, premettendo di credere molto nell’alleanza M5s-Pd-Leu: “Vedremo quale sarà il mio ruolo insieme agli amici e ai compagni di viaggio con cui ho lavorato”, ha sottolineato. Potrebbe tornare in gioco nella partita sul capo politico M5s se non si dovesse raggiungere il ‘quorum’ nel voto sulla ‘governance’ del Movimento che si aprirà domani ("Per la leadership M5s può esserci confronto Conte-Di Maio", ha detto Casalino, il portavoce dell'ex premier).
Alla Camera i frondisti sul no a Draghi ‘senza se e senza ma’ sono una decina. Si fanno i nomi Colletti, Forciniti, Maniero, Costanzo, Giuliodori, Vallascas, ma anche a Montecitorio i ‘governisti’ puntano a ridurre il dissenso. Tanto che gli stessi ‘no Draghi’ dicono che difficilmente si riuscirà – per mancanza di numeri – a realizzare il piano del gruppo autonomo.
Le altre forze politiche, invece, si schiereranno al fianco del presidente del Consiglio. "Ma speriamo - dice una fonte della maggioranza - di non essere commissariati e che finisca la retorica del 'Super Mario'. Qui c'è una maggioranza che è pronta a sostenerlo. Per questo motivo serve un confronto continuo". "È assurdo ministro possa prendere decisioni in autonomia, c'è qualcosa da registrare", ha detto oggi il ministro del Turismo, Garavaglia, attaccando il responsabile della Salute Speranza.