AGI - Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, riceverà oggi, alle ore 19.00, al Palazzo del Quirinale, il Presidente del Consiglio incaricato, Professor Mario Draghi.
L'Ufficio Stampa della Presidenza della Repubblica informa che la Sala Stampa allestita nel Salone delle Feste sarà aperta a partire dalle ore 18.00. Così come concordato con l'Ordine dei Giornalisti e l'Associazione Stampa Parlamentare potranno accedere le testate sorteggiate come primo “pool” e già presenti nel corso delle Consultazioni.
Intanto, a Palazzo Chigi si è riunito l'ultimo Consiglio dei ministri del governo Conte II, che ha vara il decreto con cui viene prorogato fino al 25 febbraio - e non al 5 marzo, come ipotizzato in un primo momento - lo stop agli spostamenti tra le regioni, cresce l'attesa per le prossime mosse del premier incaricato, Mario Draghi.
Fino all'ultimo incertezza sulla squadra
I partiti brancolano nel buio sulla composizione della futura squadra di governo. Si rincorrono voci e ipotesi, ma nessuna trova conferma ufficiale. Di certo il Parlamento sarà chiamato ad esprimere la fiducia al nuovo esecutivo non prima dell'avvio della prossima settimana (si ipotizza nelle giornate di martedì al Senato e mercoledì alla Camera), mentre Draghi potrebbe sciogliere la riserva e quindi presentare la lista dei ministri, secondo gli ultimi rumors che si rincorrono nei palazzi, tra stasera e domani, per poi giurare sempre entro la giornata di domani e procedere al passaggio di consegne a Palazzo Chigi con la riunione del primo Consiglio dei ministri.
I timori dei partiti
Quel che ormai gli stessi partiti che sostengono l'esecutivo Draghi danno per scontato è che la lista dei ministri sarà resa nota dal premier incaricato appunto solo dopo aver sciolto la riserva. Una attesa che aumenta i timori interni alle forze politiche, ancora all'oscuro sugli equilibri della futura squadra, su quale sarà il 'peso' dei tecnici e, di conseguenza, quanti ministri politici - e in quali caselle - completeranno il puzzle.
Lega dialogante
Prosegue la fase 'dialogante' della Lega. "Se ci sono dei temi divisivi si passa ad altro, ma penso che sulla messa in salute e sul piano vaccinale dovranno tutti essere d'accordo,sulla tutela dei posti di lavoro, sull'aiuto vero alle aziende e su uno strumento unico per la cassa integrazione dovrebbero essere tutti d'accordo. Noi aggiungiamo delle proposte", spiega Matteo Salvini. Dal Pd si precisa che i dem non hanno "avanzato alcuna rosa di nomi per la composizione del governo", ma "abbiamo indicato con grande chiarezza quali sono i nostri progetti, le nostre idee, i nostri valori al professor Draghi per l'esperienza che inizia. Ora aspettiamo, ci rimettiamo nelle mani del professor Draghi e del presidente Mattarella per quella che sarà la squadra di governo. La cosa positiva è che il Pd unito è in campo e pronto a sostenere questa nova sfida", assicura il segretario Nicola Zingaretti.
Renzi resta fuori
Chi non farà parte della squadra è Matteo Renzi. E' lo stesso leader di Iv a spiegarlo: "Ho un nome sicuro che non entra nel governo, ed è Matteo Renzi". Quanto al 'profilo' di Draghi, Renzi non ha dubbi: "Un tecnocrate? Draghi è molto politico, più politico di Giuseppe Conte...". Quindi, l'ex premier osserva: "L'operazione Draghi l'ha costruita il Presidente della Repubblica, che ha detto a tutti i partiti 'basta discussioni, facciamo i vaccini e spendiamo bene i 209 miliardi del Recovery'".
Il 'day after' di M5s
Nel day after del via libera all'appoggio al governo Draghi, il Movimento 5 stelle fa i conti con l'addio di Alessandro Di Battista e il malcontento tra i pentastellati. "A coloro che hanno votato sì" su Rousseau "va il merito di aver provocato l'esodo di persone come Alessandro Di Battista", scrive su Facebook la senatrice M5s Bianca Laura Granato, secondo cui "non è con la violenza di una votazione collettiva abilmente e sapientemente manipolata che tieni unito un gruppo, è con la coerenza di una azione, di valori etici, di principi. Non è con i soldi".
"L'esodo è iniziato e purtroppo non si arresterà", è l'amara previsione. Torna a parlare anche lo stesso Di Battista, che 'piccona' nuovamente il futuro governo con la relativa maggioranza: "Il quadro è da film horror". Rispetto, per la scelta fatta dall'ex parlamentare, arriva da tutto lo stato maggiore M5s. Da Luigi Di Maio a Riccardo Fraccaro fino a Stefano Buffagni. "Conservo i più bei ricordi degli ultimi otto anni. Anche quelli più tristi e difficili. E per questo saremo sempre uniti da un profondo legame", scrive Di Maio. "Insieme ci siamo presi insulti e applausi, abbiamo condiviso palchi e piazze, al sole e sotto la pioggia, abbiamo lottato e difeso i valori del Movimento 5 stelle. Ieri ha fatto una scelta che rispetto, ma spero e credo che non sarà un addio", aggiunge il ministro uscente degli Esteri.
Meloni non esclude l'astensione
Pronostica una navigazione non tranquilla Giorgia Meloni, che conferma il no all'appoggio al governo, anche se non esclude un voto di astensione da parte di FdI: "Si rischia un compromesso al ribasso e continui litigi. Lo scontro maggioranza-opposizione si porta all'interno del governo: modificando l'ordine degli addendi il risultato non cambia", osserva. (AGI)