AGI - E’ destinato a scatenare un vero e proprio terremoto la ‘soluzione Draghi’ prospettata dal Capo dello Stato, Mattarella. Intanto ha ‘spaccato’ il fronte rosso-giallo. Il Pd ha aperto. “Da domani saremo pronti al confronto per garantire l'affermazione del bene comune del Paese", ha fatto sapere il segretario dem, Zingaretti.
“Mi ricordo l'esperienza Monti: una grande personalità è – dice Orlando - un punto di partenza importante ma non è una questione risolutiva se non si forma una maggioranza che sia in grado di accompagnare un processo politico”.
Il fatto è che il Movimento 5 stelle si è posizionato sul fronte del no. Sarebbe stato, raccontano fonti parlamentari pentastellate, direttamente Grillo a dettare la linea. E a ricordare come il Movimento 5 stelle è contro i poteri forti. Contro l’establishment”, per dirla alla Toninelli. Contro “l'apostolo delle élite", per dirla alla Di Battista. I ‘big’ M5s, da Crimi a Fraccaro, usano termini più moderati. Ma il concetto è lo stesso: “La fiducia ad un governo tecnico non si vota”.
L’obiettivo è quello di difendere il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, puntare alle elezioni con il giurista pugliese a capo di una lista agganciata a M5s. “Non diremo mai sì a Draghi”, taglia corto pure un senatore. Ed è proprio a palazzo Madama che è più nutrito il fronte di chi è intenzionato alle barricate.
La prospettiva è quella di non votare la fiducia al governo, Draghi se fosse incaricato premier dal Capo dello Stato e non avere il consenso del Parlamento potrebbe andare avanti fino a portare il Paese alle urne. Il tempo di preparare e presentare il ‘Recovery plan’ in Europa e di portare a termine il piano dei vaccini.
Di Maio non si è pronunciato, c'è un'ala pentastellata che sarebbe orientata a rispondere favorevolmente al Capo dello Stato. Sarà l'assemblea congiunta di domani a decidere la linea ufficiale.
Domani è previsto un confronto anche tra i gruppi parlamentari dem di Camera e Senato ma ci sarà il sì a Draghi. Da parte di Renzi il semaforo verde è scontato. Nella maggioranza c’è poi già chi si proietta ad ipotizzare un passaggio veloce a palazzo Chigi dell’ex numero uno della Bce con prospettiva Quirinale quando si dovrà trovare un sostituto di Mattarella che oggi ha formalizzato il no al bis al Colle.
Al momento sulla carta un governo Draghi, quindi, avrebbe i voti del Pd e di Italia viva, probabilmente quelli di Forza Italia mentre Salvini non ha chiuso, “decideremo senza pregiudizi” facendo sapere che un esecutivo tecnico avrà i consensi del partito di via Bellerio “se Draghi fa sue le nostre proposte per rilanciare il Paese”.
“Chiunque – ha sottolineato il ‘Capitano’ della Lega - voglia governare questo Paese se vuole avere il nostro consenso si deve impegnare a un taglio delle tasse, alla rottamazione delle cartelle di Equitalia, alla difesa di quota 100, a fare un piano vaccinale serio e a impostare una riforma della giustizia degna di questo nome e a un'apertura di tutti i cantieri fermi”.
La premessa, però, è che “bisogna subito fissare la data delle elezioni per serietà”. Dunque un sì ad un governo a tempo.
E anche Fratelli d’Italia, pur chiedendo le urne, mostra un atteggiamento più cauto di fronte agli appelli alla responsabilità da parte del presidente della Repubblica, Mattarella: “Rispondiamo che, in ogni caso, anche dall'opposizione ci sarà sempre la nostra disponibilità a lavorare per il bene della Nazione", afferma Meloni.
Forza Italia, pur chiedendo che tutto il centrodestra si confronti sull’opzione Draghi, è propensa a dare il via libera, considerato anche l’invito del presidente della Repubblica. Del resto Berlusconi più volte ha fatto sapere di stimare molto Draghi e di aver concorso alla sua nomina alla Bce.