AGI - Nella crisi di governo irrompe il caso Arabia Saudita, con Matteo Renzi che appare a Riad, in Arabia Saudita, per partecipare a una conferenza sull’innovazione organizzata dal Future Investment Initiative, organismo controllato dalla famiglia reale saudita. Il leader di Italia Viva appare in un video in cui si rivolge al principe ereditario del Paese Mohammad bin Salman. Tra le altre cose, Renzi ha indicato nell'Arabia Saudita il luogo ideale "per un nuovo Rinascimento".
Inoltre, durante il colloquio, Renzi si sofferma a più riprese in paragoni fra l'Arabia Saudita e l'Italia. "Non posso parlare del costo del lavoro a Riad perché come italiano sono molto invidioso, così come sul debito pubblico italiano", dice il senatore di Rignano sull'Arno. Un video che ha fatto il giro del web e cha ha provocato un vero e proprio caso politico.
Il principe Mohammed Bin Salman, infatti, è stato in passato oggetto di forti critiche per la repressione del dissenso interno, per la limitazione dei diritti delle donne nel Paese e per lo sfruttamento di lavoratori, soprattutto di origine stranieri, anche in città come Riad.
Più recentemente, inoltre, l’omicidio del giornalista del Washington Post Jamal Kashoggi da parte dei servizi segreti sauditi ha gettato una nuova ombra sulla dinastia saudita. Tra i primi a sollevare la questione è il leader di Azione, Carlo Calenda, già ministro dello Sviluppo Economico nel governo Renzi. "Con che credibilità Renzi potrebbe in futuro ricoprire il ruolo di Ministro degli Esteri o sedere nel Copasir o influenzare la politica estera dopo aver preso soldi personalmente dall'Arabia Saudita?", si chiede Calenda, riferendosi al fatto che Renzi figura nel board del Future Investment Iniziative. "
Ritengo inaccettabile che un senatore della Repubblica, pagato dai cittadini, vada in giro per il mondo a fare il testimonial di regimi autocratici dietro pagamento di lauti compensi. Prendere soldi da governi di Paesi stranieri mentre eserciti ancora un'attivita' politica e' inaccettabile. E sono per primi i liberali a doverlo dire con nettezza. Si tratta di una cosa semplicemente immorale e pericolosa", chiude il leader di Azione.
Sull'episodio viene depositata anche una interrogazione da parte del vice presidente della Commissione Affari Esteri della Camera, Pino Cabras del M5s: "Ho presentato un'interrogazione al Governo per sapere come sia possibile che il leader di un partito che fino a pochi giorni fa esprimeva ministri e sottosegretari possa al contempo ricevere compensi da uno Stato straniero", annuncia.
"Forse non c'e' nessun reato - prosegue il deputato 5 stelle - ma chi svolge un ruolo così delicato da poter determinare una crisi di governo in Italia non può essere, contemporaneamente, consulente a pagamento di un altro Stato".
Si dirà: ma cosa c'entra la crisi? C'entra, perchè Matteo Renzi solo ieri aveva posto come condizione per un ipotetico rientro in maggioranza la fine di ogni veto sulla sua persona da parte della maggioranza e l'incendiarsi del clima politica in una fase così delicata, con il Presidente della Repubblica ancora impegnato nelle consultazioni, non aiuta.
Si spiega con la necessità di tenere bassi i toni del confronto politico la presa di posizione quasi speculare dello stato maggiore di Pd e M5s. "Credo che in un momento complicato come questo il modo migliore per aiutare il presidente della Repubblica e' evitare di aggiungere polemiche alle polemiche e prodursi in dichiarazioni estemporanee", dice il vice segretario dem, Andrea Orlando.
"Siamo in una fase delicatissima per il Paese, a consultazioni aperte e in una crisi di governo che rischia di mettere in ginocchio il Paese. Non è questo il momento delle polemiche, è inaccettabile incendiare il clima in queste ore mentre il presidente della Repubblica sta gestendo un momento complicatissimo", sottolinea il ministro Luigi Di Maio.
E lo stesso Renzi sottolinea: "Io prendo l'impegno: pronto a discutere con tutti i giornalisti in conferenza stampa dei miei incarichi internazionali, delle mie idee sull'Arabia saudita, del futuro della pace di Abramo, del Medio oriente, degli accordi di Alula, ma lo facciamo la settimana dopo la fine della crisi di governo. Adesso per favore è del futuro dell'Italia e non del futuro dei sauditi che stiamo discutendo e per questo noi continuiamo a parlare di scuole, vaccini, posti di lavoro, non diversivi".
Ma dal M5s non è solo Cabras a puntare i fari su Renzi. Per il sottosegretario al ministero degli esteri, Manlio Di Stefano, la presenza di Matteo Renzi alla cosiddetta 'Davos del Deserto' pone un problema di "conflitto di interessi". Nello stesso post su Facebook, tuttavia, Di Stefano annuncia lo stop all’esportazione di armi da parte italiana verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. "La nostra azione di governo è ispirata da valori e principi imprescindibili".