AGI - Alla Camera c’è il lavoro di ‘scouting’ di Tabacci che ha già raccolto 13 adesioni, al Senato sono in tanti a muoversi per arrivare ad un gruppo nuovo che possa fungere da soccorso della maggioranza e rimescolare le carte nelle commissioni. “Ne prendiamo undici”, promette un sottosegretario pentastellato.
L’obiettivo è arrivare subito ad una formazione di dieci componenti. Pressing nei confronti di tre renziani (si parla di Comincini, Marino e Grimani) affinché escano da Iv. Ma nel mirino sono finiti, sempre a palazzo Madama, due senatori azzurri mentre è difficile ricomporre con gli ex pentastellati che hanno votato ieri no alla fiducia. “Ho cercato di parlare con loro – osserva un ‘big’ M5s -. Una mi ha ricordato di quando si mise a piangere, un altro mi ha mandato a quel paese, il terzo mi ha preso in giro”.
In ogni caso va ancora avanti al Senato la campagna di rafforzamento del fronte rosso-giallo. Che quella sia la direzione è emerso anche nel vertice che il premier ha avuto con i leader della sua maggioranza prima di andare al Colle. Un incontro interlocutorio, viene riferito. Nella maggioranza si sostiene che in questa fase il presidente della Repubblica non voglia in alcun modo smettere i panni dell’arbitro, che abbia preso atto del voto di fiducia di ieri a palazzo Madama. “Ma è chiaro che non potrà passare troppo tempo”, dice la stessa fonte mentre il dem Bettini è tornato ad agitare lo spettro delle urne, qualora non si riuscisse ad allargare la maggioranza.
Lo scopo del fronte rosso-giallo è quello di stringere sulla costituzione della 'quarta gamba' prima di mercoledì quando alle Camere si voterà la relazione dello stato della giustizia del Guardasigilli Bonafede. Un passaggio delicato tanto che c’e’ chi nella maggioranza ipotizza che il responsabile di via Arenula possa entrare nel gioco del rimpasto, anche per lasciare spazio al dem Orlando ma soprattutto per sminare il terreno. Ma una fonte pentastellata frena: “La composizione M5s non si tocca, se i dem vogliono ridiscutere dei propri ministri lo possono fare al proprio interno”. Renzi comunque si metterà di traverso sul tema della giustizia, l’ha già promesso. Altri, invece, nel partito frenano. Chiedono al proprio leader di firmare un patto di non belligeranza, di mettere da parte i temi divisivi e di trattare sulle riforme. “Non andremo con il cappello in mano. Dopo lo scostamento di bilancio e il dl ristori avremo mani libere”, promette Renzi che per tenere uniti i gruppi ha usato in ogni caso toni non bellicosi nella sua E-news: "Noi siamo sempre impegnati per l'interesse del Paese e sempre pronti a dare una mano facendo sentire in Aula il peso della nostra presenza".
Nel gruppo di Iv, sempre più infastidito per le continue telefonate che ricevono i senatori, si ricorda come fu proprio Nencini l’unico a votare contro la fiducia a Bonafede alcuni mesi fa. “Non voteremo più le porcate del ministro della Giustizia”, promette l’ala dura, mentre una parte di deputati e senatori puntano a riaprire i canali del dialogo. “Tra qualche giorno si aprirà il confronto tra di noi tra chi vuole rientrare in maggioranza e chi sceglierà l’opposizione”, prevede un deputato renziano. Il presidente del Consiglio Conte che ieri sera ha visto anche l’ex azzurra Rossi, tiene la porta aperta agli azzurri. Un deputato forzista che gli ha parlato la mette così: “Mi ha detto che vuole sul serio lanciare un progetto nuovo che raccolga le forze europeiste, fossi giovane avrei detto di si’…”. Il premier ha sottolineato con i suoi interlocutori in FI di puntare a ‘persone spendibili’ per un’operazione ‘nobile’, non solo per raccogliere alcuni voti, anche per superare le perplessità di una parte della maggioranza. Un progetto dunque che accolga soprattutto i moderati centristi affinché l'operazione di allargamento abbia piena legittimità politica. “Ecco in prospettiva – osserva un senatore di FI – è più attrattiva l’ipotesi di una lista Conte che il piano ‘sovranista’ di Meloni e Salvini”.
Fibrillazione nei gruppi azzurri, con Berlusconi che però ha garantito di tenere unito il gruppo. “Deve tornare a Roma per serrare i ranghi”, dice perfino uno dei ‘berluscones’. Il centrista Cesa, durante il vertice tenutosi oggi al quale hanno partecipato Salvini, Meloni, Toti e Lupi, ha sottolineato - viene riferito - come occorra un progetto in prospettiva per evitare fuoriuscite nell’altro campo. Sono gli stessi timori degli azzurri che in questi giorni hanno cercato di convincere Meloni a tenere una posizione più morbida, non sul voto senza se e senza ma. "Dobbiamo capire cosa vuol fare con il terzo step del suo mandato" il premier Conte, con l'Udc "l'interlocuzione è aperta", ha detto al tg 1 la senatrice centrista Binetti. “Evocando le urne ingrossiamo il partito di Conte”, il ‘refrain’ in FI. Sull’eventualità di cercare di sparigliare le carte era convinto, spiega un ‘big’ lumbard, anche il numero due del partito di via Bellerio Giorgetti che allo stesso tempo è convinto che il premier si dissanguerà e non arriverà al semestre bianco.
I leader del centrodestra domani saranno ricevuti al Quirinale dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Un incontro per chiedere, tra l’altro, al presidente della Repubblica per mettere fine alla “compravendita parlamentare”. Ma il premier e la maggioranza vanno avanti nell’operazione e anche l’ipotesi del ‘Conte ter’ è stata congelata. Per i vertici dem si potrà mettere mano alla squadra in un secondo momento (c'e' da occupare le caselle dell'Agricoltura e della Famiglia), anche se nei gruppi parlamentari ci si interroga sulla possibilita’ di andare avanti senza una vera svolta, soprattutto nelle commissioni. Si agitano anche i gruppi parlamentari pentastellati. Dieci senatori hanno intenzione di chiedere un incontro con Conte non per sbarrare la strada all’operazione ‘volenterosi’ ma per chiedere eguale attenzione ai temi del Movimento. “Non è possibile che il premier – spiega un senatore – parli per tre ore con Causin e non con noi”. Ma nel fronte M5s c’e’ soddisfazione per l’esito del voto di ieri e la convinzione che si possa andare avanti con i ‘costruttori’. Occorre lavorare ad un gruppo di responsabili del centrodestra, l’idea che è stata avanzata nel vertice di oggi tra Salvini, Meloni, Tajani, Lupi, Toti e Cesa. Ma la preoccupazione che l’argine possa cedere c’e’ sia in IV che in FI. Lo spazio del centro, ora che si cercherà di accelerare su una legge elettorale di tipo proporzionale, è sempre più conteso.