AGI - Prima il vertice di maggioranza poi probabilmente il confronto con il Capo dello Stato per valutare la situazione che si è venuta a creare dopo lo strappo con Renzi nell’Aula. Il premier Giuseppe Conte punta a prendere tempo, ad allargare la maggioranza, ma anche ieri sera con i ministri si è comunque mostrato soddisfatto del risultato raggiunto. E’ arrivato, prima del voto finale, nella sala di governo a palazzo Madama. Che ci fate qui? Io vado a palazzo Chigi, sperando di poterci restare..., la battuta in versione sorridente, del premier.
L’obiettivo dei rosso-gialli è ora sfilare altri esponenti di Iv, cercare di alimentare il dialogo con i centristi, incunearsi tra i moderati di Forza Italia. Il Pd non intende pressare oggi il premier ma dai gruppi parlamentari la richiesta è sempre la stessa: valutare anche la possibilità di arrivare ad un ‘Conte ter’. Magari non ora, ma soprattutto se non l’operazione ‘responsabile’ non dovesse decollare, occorrerà – questo il ragionamento – valutare altre strade, come appunto quella di un nuovo esecutivo.
Al momento sul tavolo ci sono i dicasteri dell’Agricoltura e della Famiglia, la possibilità di spacchettare il dicastero delle Infrastrutture ma non sono imminenti i cambi, il premier si prenderà almeno una decina di giorni. Ma sull’ipotesi ‘Conte ter’, una larga parte del Movimento fa argine. “Noi – spiega un ministro pentastellato – abbiamo vinto su tutta la linea. Abbiamo tenuto Conte a palazzo Chigi, ci siamo liberati di Renzi e abbiamo confermato la delegazione dei 5 stelle al governo. Se il Pd vorrà cambiare qualcosa lo potrà discutendo al proprio interno”.
In realtà anche tra i pentastellati c’è preoccupazione per come si procederà in Parlamento. E’ vero che Tabacci alla Camera spiega di avere 13 deputati, che non occorrerà formare un nuovo gruppo perché si agirà in deroga, ma nelle commissioni sarà dura andare avanti. “La maggioranza esiste ma non pensiamo di poter governare in questa situazione. Ci vuole una riflessione del presidente Conte, ci vuole un patto di legislatura chiaro – osserva il capogruppo dem al Senato, Marcucci -. Dobbiamo dimostrare che questa è una maggioranza che ha idee chiare, in grado di coinvolgere gruppi e singoli parlamentari”.
"Bisogna allargare la maggioranza o ci saranno elezioni, il Pd non le teme”, avverte il dirigente dem Bettini che suggerisce "personalità per coprire settori di grandissima importanza come l'Agricoltura” e poi, eventualmente, di apportare “degli adeguamenti" in un secondo momento.
Ora si gioca la partita vera, perché il timore non solo in Iv ma anche nel centrodestra è che l’argine possa venire meno, che altri deputati e senatori possano essere attratti dalla ‘quarta gamba’. Non è un caso che dai gruppi azzurri sia arrivata la richiesta a Berlusconi di tornare a Roma, di farsi vedere per serrare i ranghi del partito e non cedere la linea a Salvini e Meloni.
Il Cavaliere, soprattutto se ci dovesse essere l’incontro tra il centrodestra e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, punta ad essere nella Capitale. Ieri, dicono fonti parlamentari FI, si è speso per evitare ulteriori fuoriuscite ed è rimasto sorpreso dalla decisione della senatrice Rossi. Salvini, Meloni, Tajani, Lupi, Toti e Cesa, con Berlusconi in video collegamento, si stanno di nuovo incontrando alla Camera. Il pressing dei rosso-gialli sui moderati è sempre più forte, sul tavolo c’e’ anche l’offerta della legge elettorale di tipo proporzionale.
Dall’incontro verrà fuori la tesi che questo esecutivo non puo’ andare avanti, ma dentro FI non tutti sono d’accordo sulla necessità di tirare la giacchetta al Capo dello Stato. "Ora - dicono in FI - dobbiamo cercare di tenere botta. Se Berlusconi non presidia l'area di centro c'e' il rischio che molti vedano in Conte il punto di approdo". "Se lo scostamento di bilancio passa, come sara', con i voti determinanti del centrodestra, il governo dovrà trarne le conclusioni", sottolinea il numero due di FI, Tajani.