AGI - "Verificare rapidamente se c'è un processo di allargamento" della maggioranza alla "'terza gamba liberale e moderata" e altrimenti andare al voto appena si abbassano i contagi: è lo scenario delineato dal dem Goffredo Bettini in un'intervista a La Stampa, dopo la risicata fiducia ottenuta dal governo Conte. "Era importante prendere la fiducia", ha osservato, "si tratta di un sufficiente punto di partenza. Bisogna tenere botta ed evitare di fare 'sciopero' davanti alle emergenze del Paese. Dobbiamo affrontarle e verificare rapidamente se c'e' un processo di allargamento a quella 'terza gamba' liberale e moderata della quale ho parlato sin da agosto. Se tutto questo non accade, una volta passata la buriana e abbassati i contagi, andiamo al voto. Non ci sono alternative".
Per Bettini "a questo punto dobbiamo fare un discorso franco: nelle prossime settimane non ci possiamo sottrarre davanti ad emergenze che incombono e che prive di una continuità di governo sarebbero enormemente aggravate per i cittadini: pandemia, vaccini, nuovi ammortizzatori sociali, Recovery da irrobustire con una consultazione con le parti sociali prima dell'approvazione definitiva entro la fine di febbraio".
Le tre emergenze
"Noi dobbiamo affrontare tre emergenze", ha ricordato l'esponente del Pd, "continuare a fronteggiare al meglio la pandemia; fare in modo che assieme al piano, che funziona, ci siano anche i vaccini; dobbiamo approntare assolutamente una riforma degli ammortizzatori sociali, perché rischiamo di avere disoccupati disperati. Io credo possa materializzarsi in modo sincero e serio quella 'terza gamba' della coalizione con un nucleo di persone che sinora non hanno avuto l'intenzione di manifestarsi davanti all'incertezza sulla fiducia. Un nucleo che sia pronto ad essere parte del governo perche' crede in una prospettiva politica liberale, riformista, moderata che tenga conto in modo rigoroso della discriminante europeista".
Il partito di Conte x
Quanto alla prospettiva che nasca un partito di Conte, Bettini osserva: "Io credo che questo partito, Conte non lo farà. Perché in quel caso diventa parte delle parti, si perde la sua figura di raccordo, il suo essere punto di riferimento. Serve un'area che sappia raccogliere l'elettorato di area liberale e sappia superare le loro divisioni. In quell'area Renzi, Calenda, Bonino vogliono stare tutti per conto loro. Dicono di appartenere ad un'area riformista e liberale, che io credo che debba e possa essere guidata da una classe dirigente credibile e che stia dentro il campo democratico sulla grande discriminante europeista indicata con forza da Conte".