AGI - "Il governo diventa grande se pensa in grande. E se mette all'ordine del giorno il futuro e non il passato". Romano Prodi, intervistato dal 'Messaggero', traccia una possibile road map per l'uscita dalla crisi apertasi di fatto nella maggioranza.
Una strada, per il Professore, è preclusa, quella di un esecutivo di unità nazionale: "Non mi sembra una via perseguibile, le tensioni e gli insulti crescono sempre, invece di calare".
Cosa, invece, si dovrebbe fare? "Ci vorrebbe un partito che indicasse due o tre punti di larghissimo interesse popolare, aprisse un grande dibattito nazionale su questi e si rimettesse così in sintonia con il Paese", suggerisce.
"Mi sono sempre stupito - osserva Prodi - che, quasi vi fosse un istinto masochista, venissero messe all'ordine del giorno del Cdm soprattutto le materie più divisive. Ogni partito è rimasto prigioniero del suo passato. Mantenendo lo sguardo rivolto all'indietro, ha reso più difficile il cammino in avanti".
L'ex presidente del Consiglio non si sottrae a una riflessione sul ritorno in scena di Clemente Mastella, che innescò la fine del Prodi II, come potenziale organizzatore di una 'scialuppa di salvataggio' dell'attuale esecutivo: "Forse vorrà riparare al malfatto. Dio, come diceva il Manzoni, perdona tante cose per un'opera di misericordia".
Tutt'altro discorso per Fausto Bertinotti: "Perdonabile? No, perchè auto-eliminandosi ha reso inutile perfino il perdono".