AGI - Le ministre Teresa Bellanova e Elena Bonetti, assieme al sottosegretario Ivan Scalfarotto, in una lettera inviata al presidente del Consiglio, hanno rassegnato le dimissioni. Matteo Renzi lo annuncia subito in conferenza stampa, senza giri di parole. E apre la crisi di governo, anche se il sigillo ufficiale spetta ora a Giuseppe Conte.
Non è bastato dunque al senatore di Rignano il messaggio inviato in extremis dal premier, che dopo il colloquio al Quirinale con il Capo dello Stato ha lanciato segnali distensivi a Italia viva, sgombrando il campo dai responsabili, rimarcando che l'esecutivo va avanti solo se sostenuto da tutte le forze di maggioranza, e aprendo infine a un tavolo politico per siglare un patto di fine legislatura.
Renzi, di fatto, chiede la 'testa' del premier, anche se nonostante le domande dirette non arriva mai a dire che Conte deve dimettersi. Il leader di Iv assicura di non temere la conta in Aula, anzi si dice pronto alla sfida accettando anche di finire all'opposizione, e avverte: seppur Italia viva non pone veti sul nome dell'attuale presidente del Consiglio (quindi non sbarra la porta a un Conte ter), sia chiaro che per palazzo Chigi quello di Conte non è l'unico nome in campo.
Al termine di una giornata convulsa, scandita dagli ultimi appelli dei vertici Pd e M5s alla responsabilità e al dialogo, e dall'apertura mostrata da Conte ai renziani - descritti dagli alleati "in attesa di un segnale" - il ritardo di un'ora nell'avvio della conferenza stampa fa ipotizzare che forse uno spiraglio per evitare lo showdown ci sia. E invece, l'ex premier tira dritto: nessun ripensamento, il Conte II e' giunto al termine, "il re è nudo".
E l'epilogo, scandisce Renzi, è solo responsabilità di Conte, che ha creato "un vulnus nelle regole democratiche" e "noi non saremo complici", perché la "democrazia non è un reality show".
Il leader di Iv non ha gradito nemmeno l'ultima mossa del premier, che sceglie di parlare con i giornalisti per strada: "Se c'è una crisi politica la si affronta nelle sedi istituzionali e non con spot in piazza", affonda Renzi. Ora, dunque, la palla sta a Conte ("Quale sarà lo sbocco della crisi? Tocca a Conte decidere, ma se ci vogliono non e' che ci prendono come segnaposto"), anche se i renziani sono "aperti a qualunque scenario".
Se poi l'esecutivo andrà avanti con i responsabili, "facciano pure". L'unico 'niet' che pronuncia l'ex leader Pd è su un governo con il centrodestra. Per il resto, Renzi lascia aperta la porta a qualsiasi soluzione, convinto che "non si andrà al voto". Il senatore di Rignano ricordando di aver fatto nascere il Conte II per impedire "i pieni poteri" a Salvini, scandisce: "Non consentiremo a nessuno di averli".
Quindi, conferma che non farà mancare il sostegno allo scostamento di bilancio, al decreto ristori e alla proroga dello stato di emergenza da Covid. E a chi lo attacca, "come si fa ad aprire una crisi durante la pandemia?", l'ex premier replica: "La democrazia o e' sempre o non e'". Infine, ribadisce secco che "non c'e' stato nessun contatto con Conte".
Mentre Renzi sta ancora parlando, iniziano a fioccare i primi commenti, e non sono certo teneri nei suoi confronti. "Un grave errore fatto da pochi che pagheremo tutti", twitta il vice segretario del Pd Andrea Orlando. Anche per il ministro Enzo Amendola è "un grave errore".
La risposta del premier: "Danno al Paese"
"Purtroppo questa sera IV si è assunta la grave responsabilità di aprire una crisi di governo. Sono sinceramente rammaricato, e credo di potere interpretare anche i vostri pensieri, per il notevole danno che si sta producendo per il nostro Paese per una crisi di governo nel pieno di una pandemia e di una prova durissima che il Paese sta attraversando. Se un partito fa dimettere le sue ministre, questo non puo' essere considerato un fatto estemporaneo, non si puo' sminuire la gravita' di questa decisione" ha detto il premier Giuseppe Conte aprendo il Cdm.
"Ho provato fino all'ultimo minuto utile a evitare questo scenario, e voi siete testimoni degli sforzi fatti in ogni sede, ad ogni livello di confronto. Ancora due giorni fa e quest'oggi ho ribadito che avevo preparato un lista di priorità per un confronto da fare non appena approvato il Recovery Plan, stasera le misure anticovid, la proroga dello stato di emergenza, domani lo scostamento di bilancio".
"Non ci siamo mai sottratti a un tavolo di confronto anche se oggettivamente diventa complicato un confronto quando il terreno è disseminato continuamente di mine difficilmente superabili. Il Paese sta guardando la drammatica situazione che stiamo vivendo, ho offerto la disponibilità ad un tavolo di legislatura eppure di fronte a questa disponibilità ci sono state comunque le dimissioni delle ministre", ha aggiunto il presidente del Consiglio, secondo quanto riferiscono fonti di governo.