AGI - Le speranze di Giuseppe Conte e del suo esecutivo di andare avanti sono appese alle poche ore che mancano al Consiglio dei ministri sul Recovery Plan. Nella serata di ieri, palazzo Chigi ha fatto sapere di aver consegnato ai ministri il testo - ancora una bozza - del Piano nazionale di ripresa e resilienza e Bellanova, con i suoi compagni di partito, lo sta passando al setaccio.
"Saprò dire qualcosa di più quando avrò letto la bozza", aggiunge la ministra che ricorda: "L'ultima che ho, tralasciando il bignamino di 13 pagine, risale al 7 dicembre". Il lavoro dei pontieri è stato incessante nelle ultime settimane, si è cercato di evitare lo show down, ma la rottura fra Matteo Renzi e Giuseppe Conte, tuttavia, appare ormai insanabile e il via libera al documento del governo, che recepisce la quasi totalità delle richieste di Italia Viva, potrebbe non bastare.
"Non ci siamo proprio, latita il merito, latita il metodo", sottolinea ancora Bellanova per la quale "il recovery è uno dei punti dirimenti. Ma non è l'unico. Son troppi i nodi irrisolti accumulati". Fra i tanti, Bellanova cita il Mes, il Reddito di Cittadinanza ("Vogliamo correggerlo o lo lasciamo così?"), lo sblocco dei cantieri, la delega ai servizi segreti e la comunicazione di Palazzo Chigi: "Il portavoce del premier minaccia di asfaltarci...Conte non può fare e disfare a suo comodo. Il punto non è personale, ma politico. Ci sono tavoli da cui a un certo punto bisogna alzarsi se si è di troppo".
Le voci su un imminente rimpastone che porti dentro l'esecutivo i pesi massimi renziani, compresa Maria Elena Boschi, si susseguono. Ma si tratta solo di una delle ipotesi in campo nel caso la crisi dovesse materializzarsi. Su Twitter, tuttavia, Maria Elena Boschi risponde ai retroscena che la vogliono pronto a mettere piede nell'esecutivo, con una dleega ai Trasporti o - meno probabile - al Lavoro. "Anche oggi polemiche su di me. Italia Viva ha chiesto al Governo di prendere il Mes, non di prendere Meb. Come al solito i 5 stelle non leggono fino in fondo. O non capiscono. Servono soldi per la sanità, non poltrone per noi".
Potrebbe essere, paradossalmente, proprio la battaglia per l'attivazione del Mes a convincere i renziani a rimanere, almeno per ora, nel governo. Lo lascia intendere il capogruppo renziano al Senato, Davide Faraone: "Non possiamo dover scegliere chi curare e chi no: se la linea guida del piano pandemico è questa allora continueremo a chiedere con forza il Mes. Non certo come condizione per uscire dalla maggioranza ma con la volontà di convincerla a utilizzare i 37 miliardi dei fondi europei che, lo ricordo, ci costano meno del Recovery".
A prendere le distanze da quelli che chiama "giochi di palazzo" è il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, accreditato come possibile nuovo vicepremier dal toto ministri di queste ore: "Io il vicepremier l'ho già fatto, non è la panacea di tutti i mali. A noi non interessano i giochi di Palazzo, siamo vaccinati contro le crisi di governo", afferma il titolare della Farnesina.