AGI - È stato convocato per le 21.30 di martedì 12 il Consiglio dei Ministri per il via libera del governo al Recovery plan. A dettare il timing è lo stesso presidente del Consiglio: "Dobbiamo approvarlo domani sera. Vogliamo fare il Consiglio dei ministri domani sera, dobbiamo correre", spiega Giuseppe Conte, intercettato dalle telecamere del Tg3 mentre si ferma a parlare con alcuni cittadini per le vie del centro di Roma.
E la crisi minacciata da Matteo Renzi? "Noi lavoriamo per costruire. Il momento è così difficile, dobbiamo assolutamente mettercela tutta per offrire risposte ai cittadini", taglia corto il presidente del Consiglio, che conferma la linea dura dell'esecutivo sulle nuove misure restrittive per contrastare la diffusione del virus, a cui sta lavorando il governo proprio in queste ore e che entreranno in vigore dal 16 gennaio: "C'è un'impennata di contagi", dopo "Gran Bretagna, Germania, Irlanda, adesso sta arrivando anche da noi. Non sarà facile, dobbiamo ancora fare sacrifici", spiega.
La ripartizione delle risoerse, dal 'green' al lavoro
Sono 68,90 miliardi per il capitolo 'green', 12,62 miliardi alle 'Politiche per il lavoro', 10,83 alle 'Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore', 28,5 i miliardi per 'Istruzione e ricerca', 31,98 miliardi per 'Infrastrutture per una mobilità sostenibile', 46,18 miliardi per la 'Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura', 19,7 miliardi per la sanità, 4,18 miliardi per 'Interventi speciali per la coesione territoriale. Sono i capitoli inseriti nel piano per il rilancio e la resilienza la cui bozza è arrivata ai partiti della maggioranza.
Quasi 20 miliardi per il settore sanitario, secondo la tabella di sintesi allegata al piano. Per la precisione si tratta di 19,72 miliardi: 11,82 miliardi per 'Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell'assistenza sanitaria' e 7,90 per 'Assistenza di prossimità e telemedicina'. Il primo capitolo resta quello della rivoluzione verde e transizione ecologica con 68,9 miliardi.
Le risorse ammontano a 222,9 miliardi, 144,2 per 'Nuovi progetti', tenendo conto della programmazione di bilancio per il quinquennio 2021-27 in tutto sono 310 miliardi di euro. "Gli impatti stimati sulle principali variabili macroeconomiche, da cui si evidenzia in particolare che la crescita del Pil nel 2026, l'anno finale del Piano, risulterebbe più alta di 3 punti percentuali rispetto allo scenario tendenziale di base".
Il piano "Generation Eu' - si legge nella bozza - è una svolta europea. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza richiede una svolta italiana, nella programmazione e nell'attuazione degli investimenti, che segni una discontinuità decisiva per lo sviluppo sostenibile, la digitalizzazione e l'innovazione, la riduzione dei divari e delle diseguaglianze". Il Pnnr "si articola in 6 Missioni, che a loro volta raggruppano 16 Componenti funzionali a realizzare gli obiettivi economico-sociali definiti nella strategia del governo. Le Componenti si articolano in 47 Linee di intervento per progetti omogenei e coerenti".
Resta aperto il nodo della 'governance': "Il governo, sulla base delle linee guida europee per l'attuazione del Piano presenterà - si legge - al Parlamento un modello di governance che identifichi la responsabilità della realizzazione del Piano, garantisca il coordinamento con i Ministri competenti a livello nazionale e gli altri livelli di governo, monitori i progressi di avanzamento della spesa".
Confermata la 'road map'
Dunque, sembra confermata la road map - che sarebbe stata fissata anche con l'ausilio della moral suasion del Colle - che 'congela' per alcune ore la possibile crisi di governo per consentire il via libera del Cdm al Piano, il cui testo finale dovrebbe essere trasmesso alle forze di maggioranza prima della riunione di governo di domani sera (anche al momento nessun testo è stato trasmesso, si spiega dalla maggioranza).
Stando agli ultimi rumors di palazzo, Italia viva - salvo che il documento finale del Recovery non dovesse soddisfare le richieste renziane, come ripetono i diretti interessati - incasserà il via libera del Cdm, per poi aprirsi di fatto l'ultima fase della crisi minacciata da Renzi, che torna ad incalzare il premier sui tempi: si "tiri fuori" il documento, poi "se non siamo d'accordo restituiamo le poltrone".
Ma sulla necessità di mettere in sicurezza il Recovery non dovrebbero esserci distinguo. Lo conferma Teresa Bellanova, che spiega: nessuna crisi si aprirà "prima di questo passaggio in Cdm", è una questione di "responsabilità istituzionale". Il che significa che solo dopo il via libera al Piano da parte del Cdm Iv potrebbe ritirare le sue ministre.
Lo sbocco di questa lunga fase di stallo e incertezza potrebbe concludersi con una crisi 'pilotata': non ci sarebbero ostacoli a questa soluzione secondo Goffredo Bettini. “Dobbiamo avere un'alleanza molto più solida, che condivida un programma di fine legislatura. Un programma serio, chiaro e fare anche un riassetto del governo. C'è disponibilità, anche con una crisi breve, gestibile, parlamentare e senza fibrillazioni”.
Per l'esponente dem "Renzi non ha le idee molto chiare". E si potrebbe contare su un "sostegno non isolato" di Forza Italia. Infine, per Bettini la via d'uscita non sarebbe un semplice rimpasto, ma un vero e proprio "rafforzamento della squadra" magari con l'ingresso del segretario Zingaretti e, comunque, l'importante è "fare presto".
Intanto Renzi insiste sull'utilizzo del Mes, mentre il presidente di Iv, Ettore Rosato, torna a rimandare la palla nel campo del premier: la crisi di governo "dipende dal presidente del Consiglio. È tutto in mano sua. Noi abbiamo detto detto con grande chiarezza quali sono i punti nevralgici per continuare a lavorare. Non possiamo pensare ad un governo così immobile di fronte ad una situazione così grave del Paese. Questo è il momento di uscire dalla fase di immobilismo e di mettersi a lavorare. Per questo noi non sappiamo se ci sarà una crisi di governo: dipende tutto dal presidente del Consiglio".
Ma il clima tra il premier e Iv resta teso. Ai renziani, ad esempio, non è affatto piaciuta l'indiscrezione contenuta in alcuni articoli secondo cui Conte sarebbe pronto ad 'asfaltare' Iv in Parlamento. "Non siamo noi che abbiamo un problema con Conte ma è lui che ha un problema con Iv", osserva Rosato.
Chi di crisi non vuol sentir parlare è il capo politico M5s: "È davvero incomprensibile come si possa evocare una crisi di Governo in questo momento", afferma Vito Crimi.
Anche il Pd, pur blindando l'attuale esecutivo e la maggioranza che lo sostiene, pressa Conte affinché acceleri la ripartenza: "La parola d'ordine deve essere costruire insieme e l'imperativo e' fare presto", sostiene il capogruppo dem Graziano Delrio, secondo il quale "serve un deciso rilancio dell'azione di governo attraverso un Patto di legislatura che dia alla maggioranza, nella mutata condizione complessiva, una visione definita ed unitaria del cambiamento necessario all'Italia che certamente non ha bisogno di crisi al buio o perenni conflittualità".