AGI - Per Renzi il premier Conte ha due strade davanti a sè. La prima è che sia lui a gestire la crisi, la seconda è quella - ha spiegato ai suoi - "di fare finta di niente". Ma in quel caso, questo il suo ragionamento, difficile che si arrivi ad un Conte ter, a quel punto partirebbe - se l'attuale maggioranza rosso-gialla non dovesse avere più i numeri - la ricerca di un altro presidente del Consiglio che potrebbe avere magari il sostegno di Forza Italia.
Il presidente del Consiglio dal canto suo non arretra. A suo dire ci sono le condizioni per una sintesi politica sul 'Recovery' ma non sono accettati gli ultimatum: non sono ammissibili - ha detto Conte citando Aldo Moro -, "perché hanno un significato di una stretta che fa precipitare le cose e impedisce una soluzione positiva".
Tra i due è ancora braccio di ferro dunque. Se il premier invita Italia viva a chiarire se intende sostenere il governo, il leader di Iv dice che "la palla è nel campo del presidente del Consiglio", lo avverte che questa volta fa sul serio. Invitandolo a muoversi fa capire, spiega una fonte parlamentare renziana, che un Conte ter è ancora possibile.
Il premier non crede alla crisi
Ma il Capo dell'esecutivo non intende fare alcuna mossa. Dice di non credere alla crisi, perché l'Italia perderebbe tutta la credibilità che ha costruito in questi mesi. Per Renzi però nelle ultime settimane il governo sta sbagliando tutto, come ha avuto modo di dire a diversi interlocutori a palazzo Madama. A partire dal 'Recovery plan'.
Oggi la delegazione di Iv incontrerà il ministro Gualtieri che dalle colonne di Repubblica ha ribadito la necessità di correre sul 'Recovery plan'. Sulla stessa lunghezza d'onda il presidente del Consiglio che nella conferenza stampa di fine anno ha annunciato un decreto legge sulla struttura della 'governance' e ribadito l'esigenza di procedure accelerate. "Se non abbiamo ancora il documento o la struttura di governance non va tutto bene", la consapevolezza del presidente del Consiglio.
Il suo obiettivo è portare in Consiglio dei ministri il documento di aggiornamento per presentare i progetti ("cinquantaquattro sono troppi") in Europa entro febbraio. "Ho letto l'intervista di Gualtieri, accelerare sul Recovery plan è bellissimo. Figuriamoci se sono contrario... ma per andare dove? Se vai nella direzione opposta...", taglia corto Renzi. Iv non intende accettare un Recovery plan "senza una visione", non sarà "complice di sprechi di denaro pubblico".
I distinguo renziani sulla manovra
Nel documento con le 62 "osservazioni" i renziani ribadiscono che "la nostra è una posizione politica, pulita, trasparente". Italia viva ha comunque dato l'ok alla manovra in Senato. Ma con dei distinguo netti: "Se il governo gialloverde fa la legge di Bilancio in 48 ore al Senato si va alla Corte costituzionale, se lo fa il governo giallorosso si sta zitti? Non è possibile", ha detto Renzi, "non smetteremo di chiedere che ci sia il rispetto in tutte le forme istituzionali, dai Servizi segreti alle regole per approvare la legge di bilancio. O il Senato rischierà di essere distrutto".
"Non si può vivacchiare, senza la coesione della maggioranza non si può governare", la risposta di Conte. Il presidente del Consiglio sottolinea che non va "alla ricerca di altre maggioranze in Parlamento", che non lavora ad una sua lista e non considera una prospettiva del voto anticipato nè tantomeno una campagna elettorale".
Ma la strategia è chiara: "Se verrà meno la fiducia di una forza di maggioranza ci sarà un passaggio parlamentare in cui tutti esprimeranno la propria posizione e si assumeranno le proprie responsabilità". Il rimpasto? "Non è un problema di cambiare squadra. Si lavora con le forze di maggioranza, si fa quello che serve nell'interesse del Paese".
La formula dei vicepremier? "Sperimentata con scarso successo nello scorso governo ma questo non significa nulla". Nessun problema a discuterne. "Il premier - dice Conte - non sfida nessuno, nella scorsa legislatura ho evitato che una crisi di governo si consumasse in un salotto".
Tuttavia - chiarisce - "fin quando ci sarò io ci saranno solo passaggi chiari, franchi, in cui tutti i cittadini potranno vedere cosa succede e tutti i protagonisti potranno assumersi le proprie responsabilità". Intanto Giorgia Meloni propone una mozione di sfiducia al presidente del Consiglio. La Lega però è contraria: ""In questo momento - la tesi - l'unico che sarebbe beneficiato da una mozione di sfiducia è proprio Conte".