AGI - Ancora nessuna decisione del governo sulla nuova stretta di Natale mentre al Senato le forze di maggioranza stanno discutendo sulla possibilità di una mozione unitaria riguardo le deroghe sugli spostamenti nei giorni-super festivi. Il Comitato tecnico scientifico questa mattina ha chiesto al governo di inasprire le misure anti Covid durante il periodo natalizio, tra poco comincerà una riunione ad hoc per valutare le misure.
Ieri l’ala rigorista ha insistito sull’applicazione del ‘modello Merkel’ per evitare una terza ondata, far diventare zona rossa o arancione l’Italia nei giorni festivi e pre-festivi. Si valuta lo strumento da adottare ma soprattutto come contenere il diffondersi del contagio ed evitare gli assembramenti soprattutto nelle grandi città. Ma il braccio di ferro è in corso, perchè da una parte si punta ad inasprire le misure su negozi e ristoranti, dall’altra ci sono nodi da sciogliere e resistenze soprattutto da parte di Italia viva. “Ulteriori restrizioni – la posizione del ministro Bellanova - devono già prevedere adeguati ristori pari al 100 per cento delle perdite, soprattutto se dovessero coinvolgere anche i ristoranti, eventualità su cui resto enormemente scettica. Prima di assumere decisioni, chiedo al Cts di fornire le indicazioni di merito necessarie. Non si puo' fare come i gamberi”.
E’ vero che in Italia la situazione è diversa rispetto alla Germania ma “nonostante la curva stia scendendo non possiamo non essere preoccupati perche' se non stringiamo il piu' possibile non partiremo come vorremo ripartire tutti”, taglia corto il ministro degli affari regionali Boccia che insieme a Franceschini, Speranza e Bonafede considera necessario intervenire.
Il vertice si è aggiornato (la dead-line dovrebbe essere quella di mercoledì o giovedì mattina quando Boccia incontrerà le Regioni), resta da sciogliere soprattutto il ‘nodo’ sui ristoranti, ma l’orientamento è quello di non recedere dalla linea emersa ieri, anche se su un’unica zona rossa nazionale ci sarebbero perplessità anche da parte del premier.
La verifica di Governo
Il presidente del Consiglio oggi ha aperto la partita sulla verifica. In 24 ore vedrà M5s (capigruppo e Bonafede, Crimi, Di Maio, Patuanelli), Pd (Zingaretti, Franceschini e i capigruppo, Orlando e D'Elia), Italia viva (alle 13) e Leu (alle 19). Annunciata la presenza anche di Renzi che ha minacciato mani libere qualora il governo non dovesse rivedere l’impianto sul ‘Recovery plan’. “Conte non può gestire in maniera autonoma 209 miliardi come se fossero i soldi di un salvadanaio”, la posizione dei renziani.
Dunque ‘consultazioni’ al via ma nessuno intende pronunciare la parola ‘rimpasto’. "Credo che in questo momento, parlare di rimpasto non sia una cosa molto utile per il Paese”, dice il sottosegretario Buffagni. “La politica dovrebbe dare l'esempio e non alimentare incertezza con uno sterile balletto su una crisi di governo con annesso rimpasto che qualcuno smentisce a giorni alterni”, osserva Fornaro di Leu.
“Il tema non è il rimpasto. Italia viva non sta lavorando per una crisi di governo”, dice Rosato di Iv. “No al rimpasto. Parola orribile. A conclusione del processo politico, il premier deciderà se adeguare gli assetti del governo. Questo per noi non è un tabù", osserva il Pd Bettini. I dem chiederanno di ‘parlamentarizzare’ il processo dei fondi europei e di coinvolgere, oltre le Camere, anche l’opposizione. M5s, al pari dei dem, garantiranno l’appoggio al presidente del Consiglio.
“Noi – spiega un sottosegretario M5s – andiamo a palazzo Chigi per difendere la nostra compagine di governo. Se altri non sono soddisfatti dei propri rappresentanti lo dicano apertamente”. Insomma per i pentastellati le tensioni nel governo sono generate dagli appetiti di Italia Viva, ma il sospetto anche del Pd, per caselle considerate strategiche nell'esecutivo.
Il presidente del Consiglio non pronuncerà la parola rimpasto, si guarderà bene dal prendere una iniziativa che apparirebbe quanto meno fuori luogo nel momento in cui si cerca di scongiurare una terza ondata. E se non sarà Renzi né Conte ad aprire le danze del rimpasto, il sospetto del M5s è che si cerchi di spingere i vertici pentastellati a fare la prima mossa. "Ma se credono che Crimi o Di Maio cadranno nel trabocchetto, fanno male i conti. Anche perché il Movimento ha solo da perdere ad aprire una partita del genere", sottolineano fonti M5s di Montecitorio.
La partita sul Dl Ristori e sulla legge di Bilancio
La partita è ora sul dl ristori e sulla legge di bilancio. E serviranno i numeri soprattutto al Senato per arrivare a fine anno senza incidenti in Parlamento. Ci sono diverse questioni aperte, come quella del superbonus e della ‘cannabis light’ (ma il governo potrebbe – spiega un sottosegretario – respingere l’emendamento M5s, lasciando al Parlamento, con un ddl, la possibilità di decidere, in alternativa si invitera’ il ministro della Salute ad emanare un’ordinanza piu’ avanti), con un calendario fitto fino a Natale.
La prospettiva di una crisi pilotata o di un ‘Conte ter’ è più lontana. Così come sembra difficile – osserva un esponente dem - anche la strada di due vice premier (servirebbe modificare la legge) o della sostituzione di ministri importanti. Ma il premier dovrà far fronte alle rivendicazioni dei partiti. “Così non si può andare avanti, serve uscire dall’impasse”, continuano ad insistere i dem, invocando pure un cambio di passo sulle riforme. I dem sono determinati a chiedere una vera ripartenza, "basta rinvii' su tutti i dossier".
Il punto di caduta per mettere fine alle fibrillazioni nella maggioranza passa soprattutto attraverso il ‘Recovery’. Su questo punto le posizioni dei rosso-gialli sono convergenti, anche se le modalità adottate da Renzi non condivise. Il ministro Gualtieri insiste: il governo presenterà un "piano molto ambizioso" con 60 grandi progetti, serve “una cabina di regia”. “In nessun caso questa struttura sarà sovraordinata o sovrapposta ai passaggi istituzionali”, la rassicurazione del premier Conte.