AGI - "L'unico ulteriore passaggio che i parlamentari del Movimento 5 Stelle avrebbero per bloccare la riforma del Mes sarebbe durante il voto di ratifica nelle due Camere". La lettera che un gruppo di parlamentari (in un primo momento 52 deputati e 17 senatori, alla fine dovrebbero essere una decina in meno) ha inviato ai vertici M5s è il segnale che nella maggioranza al momento non c'è un accordo sulla risoluzione da presentare dopo le comunicazioni del premier Conte che ci saranno il 9, prima del Consiglio europeo.
Nella missiva c'è la richiesta che i pentastellati avanzano: "Riaffermare con maggiore forza e maggiori argomenti, quanto già ottenuto negli ultimi mesi: no alla riforma del Mes".
"Consci delle diverse posizioni nella maggioranza, che non vogliamo in nessun modo mettere a rischio, chiediamo che nella prossima risoluzione parlamentare venga richiesto che la riforma sia subordinata alla chiusura di tutti gli altri elementi (EDIS e NGEU) delle riforme economico-finanziarie europee in ossequio alla logica di pacchetto, o in subordine, a rinviare quantomeno gli aspetti piu' critici della riforma del Mes", si sottolinea in un passaggio della lettera.
"In un primo momento eravamo molti di piu', sia alla Camera che al Senato. In tanti hanno fatto un passo indietro ma la pensano come noi", spiega uno dei sottoscrittori del documento. "Ora e' il momento di non arretrare su posizioni che non sono nostre", si legge in un altro passaggio.
Per evitare una spaccatura, il capo politico, Crimi, ha convocato una riunione congiunta per venerdì sera. Anche perchè nella riunione di maggioranza che si è tenuta alla presenza del ministro Amendola non si è sbloccata l'impasse. Il gruppo è diviso - hanno spiegato i pentastellati - così non teniamo, occorre trovare una mediazione. Amendola lavorerà a una bozza di risoluzione da portare al tavolo degli alleati.
Ma un fronte ampio M5s non è disposto a compromessi. La tentazione è quella di presentare una propria risoluzione, replicare quanto successe sulla Tav con il governo giallo-verde, ovvero andare in minoranza per difendere la propria posizione. Crimi nei giorni scorsi, pur rimarcando che M5s dirà sempre no all'utilizzo dei fondi, ha sottolineato che sulla riforma non occorre alzare ora barricate.
Tra i dem c'è chi vorrebbe lasciar spazio al governo affinchè sia il premier Conte a dettare la linea, e limitarsi ad approvare semplicemente le comunicazioni del presidente del Consiglio. Ma il problema in ogni caso si porrebbe, perchè i numeri al Senato restano 'ballerini', anche dopo l'alt alla riforma arrivato da Berlusconi.
Sono pochi i senatori forzisti disposti a non seguire la direzione del Cavaliere (quattro o cinque i malpancisti tra le file 'azzurre' a Palazzo Madama), da qui il rischio che sulla riforma del Mes non ci sia neanche una maggioranza numerica, oltre che politica.