AGI - Tutti parlano di rimpasto, tutti o quasi ufficialmente negano di volerlo, tutti a microfoni spenti indicano i ministri da sostituire. Di certo il tema di una nuova fisionomia del governo Conte II, a maggioranza invariata, sta agitando i sonni di molti. A essere preoccupato è certamente il premier Giuseppe Conte che, raccontano, preferirebbe proseguire senza scossoni in una fase così complicata per il Paese.
Mentre al Colle non giungono richieste ufficiali in tal senso, nessun leader di partito ne ha mai parlato al capo dello Stato. E il Presidente non ha voce in capitolo, sono decisioni, quelle di cambiare o meno i ministri, che spettano al premier, al governo e alla sua maggioranza. Va solo ricordato che il cambio di più di un solo ministro comporta un cambio di fisionomia del governo e dunque un passaggio alle Camere per una nuova fiducia. Un passaggio così delicato e da gestire con tale perizia che il Presidente ritiene utile la prudenza, a maggior ragione in una fase in cui i cittadini hanno urgenze ben più pressanti.
Unico a ribadire apertamente la sua richiesta di una "ripartenza" è il dem Goffredo Bettini, che professa "grande stima" in Conte e non lo vorrebbe cambiare ma chiede un "passo in avanti dei leader dei partiti", a cominciare da Di Maio e Zingaretti. Ovviamente "dopo l'emergenza". Bettini mette in prosa il tentativo che secondo molti animerebbe Pd e M5s di avere maggiore presa sulle decisioni di palazzo Chigi, soprattutto in vista della attuazione del Recovery plan. Un tentativo che ha però diverse sfumature, in entrambi i partiti, e che viene ufficialmente smentito da tutti.
Il leader dem Zingaretti è chiaro e rilancia sui contenuti: "La lotta contro la pandemia dal punto di vista sanitario deve essere ancora il principale, se non esclusivo assillo di tutti, insieme all’impegno sul versante economico, sociale e produttivo".
Il rimpasto è solo "uno stucchevole chiacchiericcio" fa sapere Matteo Renzi, facendo loro presente che l'importante è che il governo affronti tre priorità: vaccini, Recovery plan e scuola. Una linea esposta dal leader Iv anche al premier Conte, con cui nei giorni scorsi ha avuto due colloqui. Per i renziani il rimpasto continua dunque a essere un tema non all’ordine del giorno, ma semmai l’esito di un percorso che si basa sui contenuti di un rilancio dell’azione di governo: “prima l’agenda, poi la squadra”, ripete Renzi.
Anche Vito Crimi non apprezza l'idea: "In questi giorni noto come le parole 'rimpasto' e 'messa in discussione' del governo siano sempre più ricorrenti, anche da parte di esponenti delle forze di maggioranza. Chi ne parla mi sembra fuori dalla realtà. Siamo nel pieno di una tempesta" afferma il capo politico M5s che ritiene "fuori dal mondo" l'ipotesi di un cambio al governo e si dice "orgoglioso" di tutti i ministri Cinquestelle: "Nessuno è 'sacrificabile'".
Il presidente del Consiglio Conte ha fatto sapere più volte di non essere disponibile ad aprire un tavolo sulla ridefinizione della squadra di governo. Nessuna trattativa in corso, quindi. Ora l’unica priorità, come sottolineato dal premier in diverse occasioni, è quello di gestire la crisi sanitaria ed economica, attraverso il dialogo su ogni decisione con le forze di maggioranza. Del resto il sentiero per un rimpasto è stretto: non solo perché cambiando più ministri occorrerebbe passare per le Camere ma anche perché non c’è l’intenzione del premier di lasciare spazio a una crisi, seppur pilotata. Più che cambi nei dicasteri (i nomi ‘additati’ nei ‘boatos’ restano quelli di Catalfo, Pisano, De Micheli) sullo sfondo c’è la partita dei vice premier. Ma la prospettiva di essere affiancato da un dem (ipotesi Orlando) o da un esponente M5s (ipotesi Di Maio), secondo quanto emerso dalle indiscrezioni, non è per il presidente del Consiglio all’ordine del giorno. E neanche si affaccia all’orizzonte una maggioranza ‘Ursula’, nonostante la spinta impressa da Berlusconi a Salvini e Meloni sul sì al voto sullo scostamento di bilancio. Dietro le quinte più che altro si ragiona sulla eventualità di un patto Pd-M5s-FI-Iv sulla partita del Quirinale che pero’ è ancora lontana.
Del resto Bettini oggi ha detto chiaramente che per l’eventuale post-Mattarella servirà una maggioranza ampia, per poi invitare i leader della maggioranza a fare un passo in avanti nell’interesse del Paese. Nel centrosinistra in ogni caso si ragiona sulle nuove prospettive: il cantiere verrà rilanciato sabato prossimo alla fondazione ‘Italiaeuropei’ quando D’Alema ospiterà per un dibattito lo stesso Bettini, Zingaretti, Renzi, Speranza e Franceschini. Ma il presente è legato all’emergenza sanitaria (con il governo che si prepara ad una zona gialla ‘rafforzata’, non contemplando deroghe sul Natale) ed economica (è in corso una riunione tra il premier Conte e i capi delegazione sul ‘Recovery plan’). Il fronte rosso-giallo è comunque in pressing sul presidente del Consiglio affinché si intesti una mediazione sui vari dossier sul tavolo. A partire da quello delle riforme (lunedì ci sarà una nuova riunione) per sbloccare la legge elettorale proporzionale (spinta Pd), la revisione del Titolo V (premono Leu e M5s) o la revisione del sistema costituzionale (‘desiderata’ Iv). “Prima l’agenda e poi la squadra”, dice Renzi. “Prima l’agenda poi vedremo se serve il rimpasto”, osserva Orlando. Ma nella maggioranza si continuano a registrare fibrillazioni: oggi in un incontro tra il ministro dell’Economia Gualtieri e i rappresentanti rosso-gialli il Movimento 5 stelle avrebbe aperto alla riforma del Mes, chiedendo però – Pd e Iv contrari – che nelle comunicazioni del premier il 9 dicembre in Parlamento sia inserita una ‘clausola’ secondo la quale l’Italia si impegnerebbe a non utilizzare mai il fondo Salva-Stati.