AGI - Lo scontro tra regioni e governo ora è sulla riapertura degli impianti sciistici. Ma nei prossimi giorni si accenderà il confronto anche sulle misure anti-Covid dopo il 27 novembre e soprattutto in vista del 3 dicembre.
Dalla prossima settimana Piemonte e Lombardia dovrebbero cambiare colore, l’obiettivo anche delle altre regioni considerate a rischio è quello di tornare al giallo, ma il passaggio da una fascia ad un’altra dipenderà dai numeri.
Con gli ultimi dati resi di pubblico dominio si è superato il tetto delle 50 mila vittime dall'inizio dell'epidemia, anche se per la prima volta diminuiscono gli attuali positivi. “Se questo trend positivo fosse confermato potremmo riportare l’Italia nel mese di dicembre in colorazioni gialle e arancioni”, hanno fatto sapere ieri fonti di palazzo Chigi.
L’ala rigorista punta al consolidamento del raffreddamento della curva, motivo per il quale l’esecutivo dovrebbe difendere l’impianto dell’ultimo Dpcm. Probabilmente ci sarà un unico provvedimento all’inizio del prossimo mese che potrebbe avere la validità fino al 3 gennaio.
Il ministro Speranza ha ribadito che ci si potrà spostare solo tra zone gialle e oggi anche il responsabile degli Affari regionali Boccia ha chiarito che non si ricalcherà quanto fatto in estate.
Massima prudenza
Dunque nei territori a basso rischio si va verso l’allentamento delle misure, soprattutto riguardo alle attività commerciali, mentre sui ristoranti permane la cautela.
Nelle regioni colorate di arancione e di rosso, invece, potrebbe rimanere i vincoli attuali. E’ la linea della massima prudenza.
L’obiettivo del premier Conte per le festività è comunque quello di favorire i consumi, nel rispetto dei protocolli. “Non c’è alcun intento di contrastare la tradizione degli scambi dei doni”, dicono dal governo. Ma senza alleggerire la stretta sui contatti. “Cenoni? Fuori luogo con 600-700 morti al giorno”, taglia corto ancora Boccia che dice no alle regioni per le vacanze sulla neve.
“Se ne potrà parlare dopo il 3 gennaio o addirittura a febbraio quando arriverà il vaccino”, spiega una fonte dell’esecutivo.
All’interno del governo c’è chi non nasconde lo stupore per il documento dei governatori sulla riapertura degli impianti in montagna. Il danno economico viene considerato eccome “ma prima c’è la salute e i presidenti di regione dovrebbero saperlo bene”, sottolinea la stessa fonte.