AGI - Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha precisato che la sua battuta sul Mes non era un no al ricorso al fondo salva-Stati ma solo la spiegazione che "non può essere la panacea di tutti i nostri problemi", ma ha assicurato che ci "sarà l'opportunità per parlarne". Dopo le tensioni nella maggioranza per quella che era sembrata una chiusura, il premier ha precisato nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi: "Ieri ho risposto all'ennesima domanda e ho fornito elementi di valutazione che ho messo sul tavolo". "E' un dibattito pubblico che si trascina da mesi, perché tutti si facciano un'opinione", ha sottolineato Conte, " io non ho detto faremo così o così: ho chiarito perché il Mes non può essere la panacea di tutti i nostri problemi. Ho risposto a una domanda ma non vuol dire che è risolta ieri in conferenza stampa: ci sono le sedi opportune e ci sarà l'opportunità per parlarne".
La rivolta degli alleati
In precedenza l'apparente frenata di Conte aveva suscitato le critiche del Partito Democratico e di Italia Viva e l'apprezzamento di M5s e di buona parte delle opposizioni. La spia che la tensione dentro l'esecutivo aveva toccato l'apice è rappresentata dai toni del segretario dem, solitamente incline al dialogo con il presidente del Consiglio, per il quale non si tratta di una questione che si può liquidare "con un battuta in conferenza stampa". Ma Zingaretti non si ferma a questo e aggiunge in postilla che Conte farebbe meglio a "scommettere sulla solidarietà di tutte le forze politiche della maggioranza" evitando "polemiche politiche".
La linea del Pd
Il rischio di spaccare la maggioranza è evocato anche dalla vice presidente del Pd, Deborah Serracchiani: "Il presidente del Consiglio ha il compito di mantenere 'l'unità di indirizzo politico' del Governo, tenendo conto delle posizioni della maggioranza e non riportando solo quella di un partito", avverte. Nel merito, la linea dei dem è stata quella di investire le Camere di ogni decisione su questo tema. "Il tema del ricorso al Mes deve essere affrontato nelle sedi politiche che sono maggioranza e Parlamento. In questo momento non abbiamo bisogno di discussioni o valutazioni sbrigative che irrigidiscono le posizioni", spiega Anna Rossomando, senatrice e vice presidente Pd a Palazzo Madama. Una linea condivisa da Italia Viva: "Il luogo per discutere cosa fare del Mes è il Parlamento e quel tavolo politico tra le forze di maggioranza che Matteo Renzi e Italia Viva chiedono con insistenza da alcune settimane, non una conferenza stampa", spiega Luciano Nobili.
Le parole di Sileri
A rendere il clima più pesante interviene anche il vice ministro della salute, Pierpaolo Sileri: "In questo momento il rischio del prendere il Mes è molto più alto del rischio di non prenderlo", ha spiegato ad una radio. Parole che suonano alle orecchie dei dirigenti della maggioranza, e in particolare dei dem, come un tentativo di delegittimare il parlamento a cui, in ultima istanza, spetterebbe di pronunciarsi sul ricorso al Meccanismo europeo di stabilità. "Il Parlamento ha dato mandato al governo, di cui lui fa parte, di predisporre un piano di potenziamento della rete sanitaria nazionale, alla base del quale c’è la possibilità di impiego del Mes", ricorda il deputato della presidenza del gruppo Pd alla Camera, Enrico Borghi: "Anteporre a questo lavoro una conclusione opinabile figlia di una valutazione politica di parte, come fa il vice ministro Sileri, significa scambiare le istituzioni per emanazioni del proprio partito e significa non saper esprimere una posizione dell’intera coalizione come dovrebbe fare ogni membro dell’esecutivo".
Il pronostico di Renzi
Fuori dal Pd, Matteo Renzi è pronto a scommettere che "dicendo no al Mes il premier Conte farà felici Meloni e Salvini, ma delude centinaia di sindaci e larga parte della sua maggioranza". Poco dopo le parole del leader di Italia Viva, arriva puntuale la nota di Giorgia Meloni che plaude al premier e quella del sindaco di Bari e presidente Anci, Antonio Decaro che ne critica la scelta. "Se decidessimo di prendere i prestiti del Mes i mercati ci vedrebbero come appestati", spiega Meloni. "Per me quelle risorse vanno utilizzate perché sono risorse che servono a far fare passi in avanti alla nostra sanità, soprattutto alla sanità territoriale. Io le prenderei subito", ribatte Decaro.
Soddisfazione del M5s
Gli unici nella maggioranza a sostenere Conte nella sua scelta sono i Cinque stelle, che appaiono addirittura ricompattati sul tema, dopo le tensioni interne delle ultime settimane: "Il Mes, come qualsiasi linea di credito, non prevede soldi regalati e i risparmi sui tassi di interesse sarebbero veramente marginali. Quindi non possiamo che condividere le parole espresse ieri dal presidente Conte in merito all'ipotesi di attivazione del fondo Salva-Stati", si legge in una nota dei Cinque Stelle in commissione Politiche Europee della Camera che si accompagna alla soddisfazione di Alessandro Di Battista, da tempo su una linea critica rispetto alla maggioranza M5s: "Ieri il presidente del Consiglio ha liquidato, definitivamente, la questione Mes".