AGI - Il nodo verrà sciolto dopo che Carlo Calenda avrà fra le mani i sondaggi e, comunque, non più tardi di domenica. Se Virginia Raggi sarà data sotto al 10 per cento, l'ex ministro potrebbe decidere di correre da solo per il Campidoglio, cercando al secondo turno il supporto del Pd. Ma se nelle rilevazioni i numeri riferiti al sindaco saranno maggiori, vicini o superiori al 20 per cento, Calenda dovrà cercare l'accordo con i dem, piegandosi alla logica delle primarie. Una condizione che, al momento, vede diversi ostacoli sul percorso.
E' lo scenario tracciato da fonti parlamentari che stanno seguendo in queste ore quanto accade all'ombra del Marc'Aurelio. Ieri sera nelle 3 ore di riunione dei partiti di centrosinistra è emerso che il Pd ed altre formazioni sedute al tavolo non vorrebbero rinunciare ai gazebo per la scelta del candidato mentre proprio Azione, Italia Viva ed Articolo 1, pur non chiudendo all'ipotesi, avrebbero sottolineato la difficoltà di allestire la consultazione con il contagio da Covid-19 che cresce di giorno in giorno.
Calenda non vorrebbe passare per i gazebo, lo ha ribadito ieri, ma che i dem ne sostenessero la corsa in quanto "nome forte" di una coalizione alternativa alla destra, ma anche ai Cinque Stelle. Una posizione condivisa anche dai renziani. Per correre in coalizione l'ex ministro chiederebbe la garanzia che nei prossimi mesi i Dem non facciano uscire dal cilindro nuovi candidati.
Ma il suo nome non convincerebbe tutti all'interno del partito democratico. Nel centrosinistra c'è chi pensa che il leader di Azione raccoglierebbe il massimo dei consensi possibili al primo turno faticando poi ad incassare al ballottaggio il necessario sostegno degli elettori 5 Stelle. C'è poi chi come il deputato Pd Andrea Romano oggi ha lanciato la proposta di una nuova legge sulla Capitale, nel solco della richiesta di maggiori poteri e fondi fatta da tutti gli schieramenti politici. Un testo da elaborare nel 'cantiere' della maggioranza e a cui far seguire il candidato per il Campidoglio. Una maggioranza di governo, quella con i 5 Stelle, di cui proprio Calenda è fiero oppositore.
Altri possibili nomi sul radar del Pd non se ne vedono al momento, viene riferito da fonti dem in Campidoglio, gli unici che potrebbero provocare un ripensamento da parte dell'ex ministro sono quelli di David Sassoli - non intenzionato a lasciare la presidenza dell'Europarlamento - e dello stesso segretario, Nicola Zingaretti. Una suggestione, quest'ultima, che aleggia da alcune settimane, ma che non trova alcuna conferma. D'altra parte il segretario del Pd aveva respinto anche il pressing di chi gli chiedeva di assumere ruoli di governo per rafforzare il partito e la maggioranza, prima della vittoria alle elezioni regionali.