AGI - Di cancellarlo non se ne parla, ma un 'tagliando' è altra cosa. Perchè Luigi Di Maio non nasconde la "rabbia" per quelle che bolla come "bugie" messe in campo per smontare il reddito di cittadinanza - esplicito il caso dei fratelli Bianchi e la tragedia di Willy - ma non manca di lanciare un segnale. Anche perchè, avverte, nell'Italia del post Covid "nessuno può starsene con le mani in mano".
Il ministro degli Esteri affida a Facebook la sua riflessione: "Il reddito di cittadinanza è stata una delle principali battaglie del Movimento 5 Stelle. Arrivati al governo lo abbiamo introdotto adeguandoci alle capacità di spesa del Paese. Certo, avevamo in mente una manovra più profonda, ma occorreva comunque fare un passo avanti, iniziare a dare una direzione. Bisognava tracciare una strada".
Risultato? "Oggi più di 3 milioni di italiani sotto la soglia di povertà riescono a comprare i libri per la scuola ai propri figli. In questi anni ho incontrato genitori con le lacrime agli occhi, che mi hanno ringraziato perché con il reddito sono finalmente riusciti a curare i propri bambini. Questo mi riempie e mi riempirà sempre il cuore di orgoglio", rivendica Di Maio.
"Mi dà rabbia, invece, vedere che c’è chi non perde occasione per strumentalizzare la prima vera misura contro la povertà mai varata in Italia. Sul reddito di cittadinanza hanno raccontato ogni genere di bugia" e l’ultima, segnala Di Maio "ha riguardato quelle bestie dei fratelli Bianchi e la morte del povero Willy. Falsità rilanciate da alcuni solo per colpire il M5S e che non voglio nemmeno commentare. Chi ha una coscienza è e sarà in grado di giudicare".
"L’aiuto alle persone più deboli è il primo dovere di ogni Stato democratico. Ma ciò non significa che questo aiuto non sia migliorabile", riconosce. "D’altronde, dopo la pandemia è cambiato tutto, siamo entrati in una crisi economica che oggi deve spingerci a guardare oltre, ad avere una visione e ad aggiornare anche alcuni provvedimenti cardine del MoVimento, proprio come il reddito", osserva ancora l'esponente M5s.
"Non significa - avverte - cancellarlo, anzi. Si può però fare un tagliando, un adeguamento alle attuali necessità del Paese. E questo spirito, oggi, unisce tutto il governo. Credo sia infatti giunto il momento di elaborare un grande progetto per coinvolgere i percettori del reddito nei lavori di pubblica utilità".
I tempi cambiano e "soprattutto in questo momento, chi prende il reddito deve poter dare un contributo alla società e soprattutto ai propri Comuni. Nessuno - scandisce - può starsene con le mani in mano nella fase in cui ci troviamo".
"Stiamo attraversando un momento molto delicato, dal punto di vista economico servirà lo sforzo di tutti ed è bene che i percettori diano un sostegno diretto al Paese, mettendosi a disposizione anche delle piccole e medie imprese", è la proposta di Di Maio. "Naturalmente, questo prevede che i Comuni approvino anche i decreti per permettere l’impiego di chi percepisce il reddito, mentre ad oggi - ammonisce - su 8000 solo 400 lo hanno fatto".
"Serve, insomma, una spinta da parte di tutti, affinché il Paese possa risollevarsi e ripartire davvero come una comunità. Abbiamo davanti una grande occasione di rinnovamento. Non possiamo perderla", è l'esortazione.