AGI - E' morta a Roma, all'età di 96 anni, Rossana Rossanda. A darne notizia è la redazione de Il Manifesto, quotidiano da lei fondato nel 1969, dopo essere stata radiata dal Pci, partito nel quale aveva militato fin dalla resistenza che la vide giovane partigiana già all'età di 19 anni.
Da dirigente comunista, divenne deputata nel 1963: "Divenni comunista all’insaputa dei miei", racconta nell'autobiografia "La ragazza del secolo scorso", dove si sofferma anche sul suo "maestro", Antonio Banfi, docente di estetica che le suggerì la lettura di Lenin.
Nata il 23 aprile 1924 a Pola, in Istria, Rossanda proviene da una famiglia benestante, ma caduta in disgrazia in seguito alla crisi del 1929.
Con la sorella Mimma si trasferisce da una zia a Venezia, prima, e poi a Milano con l'intera famiglia. Nel capoluogo lombardo frequenta l'università e incontra il filosofo Antonio Banfi di cui, in seguito, sposerà il figlio Rodolfo.
Dopo una breve esperienza nel campo dell'editoria, dal 1946 si dedica totalmente all'attività politica. Nel 1949 compie un viaggio in Unione Sovietica e agli inizi degli anni Cinquanta si dedica alla "Casa della cultura", creatura del partito che diviene centro di aggregazione di intellettuali e politici anche esterni al Pci come Giorgio Strehler e Piero Calamandrei.
Nel 1956 il rapporto segreto di Nikita Krusciov sui crimini di Stalin e la repressione della rivoluzione ungherese fanno precipitare Rossanda in una profonda crisi che la porterà ad assumere posizioni sempre più critiche rispetto al suo partito.
Nel 1962 Rossanda arriva a Roma per dirigere il settore culturale del partito e nel 1963 viene eletta deputata.
A Roma Rossanda tenta faticosamente di innovare il partito, ma si scontra regolarmente con la linea 'conservatrice' dei vertici. La morte di Palmiro Togliatti, nel 1964, accelera questa crisi umana e politica e, all'undicesimo congresso del partito, la sinistra comunista di cui faceva parte Rossanda viene sconfitta e progressivamente emarginata.
Il 1968 e la contestazione giovanile conforta Rossanda nella convinzione che un rinnovamento culturale del partito e della società italiana sia necessario.
Nasce 'il Manifesto'
Nel 1969, tuttavia, l'invasione della Cecoslovacchia da parte del'Urss e la tiepida condanna arrivata dal Pci spezzano definitivamente il legame tra Rossanda e il partito.
Nel giugno 1969, Rossana Rossanda e altri del suo gruppo cominciano a dare alle stampe la rivista "il Manifesto" che porta avanti una linea alternativa a quella del Pci. Ne segue l'espulsione che, tuttavia, concorre a dare slancio all'azione del gruppo: nel 1971 "il Manifesto" diventa quotidiano.
Dalle colonne del "manifesto" Rossanda si afferma come voce della sinistra marxista.
"Il comunismo ha sbagliato. Ma non era sbagliato", ha avuto modo di dire in una delle ultime interviste rilasciate al programma Che tempo che fa, nel 2013.