AGI - La notizia era nell'aria, ma nel Partito democratico nessuno si aspettava che il 'padre nobile' Walter Veltroni annunciasse il suo No al referendum in diretta televisiva, a poche ore dal voto. Il fondatore del partito non ha mai fatto mistero, con i suoi interlocutori, delle remore riguardo alla riforma del taglio dei parlamentari e dubbi sono emersi nel partito, a cominciare da alcuni parlamentari. "Se quello di domenica fosse un voto sul governo, voterei a favore", ha spiegato Veltroni: "Ma il referendum è un'altra storia: serve una riforma complessiva".
Il No di Prodi
Prima di Veltroni, è stato Romano Prodi ad annunciare il suo No. L'ex premier, "pur riconoscendo che il numero dei parlamentari è eccessivo", spiegato che "sarebbe più utile al Paese un voto negativo, per evitare che si pensi che la diminuzione del numero dei parlamentari costituisca una riforma così importante per cui non ne debbano seguire le altre, ben più decisive per il futuro del nostro Paese".
E il Sì di Letta
Insomma, stesso risultato ma premesse diverse. Giunge, invece, a decidere per il Sì l'ex premier Enrico Letta che parte dal "rischio rappresentanza" paventato dai sostenitori del No: "Il nostro Paese ha oggi un numero di parlamentari eccessivo rispetto alle funzioni del Parlamento, che le ha perse verso l’alto – a favore del Parlamento europeo – e verso il basso – con i poteri legislativi al fidati alle Regioni. Quando il numero fu fissato non c’erano né l’Europa, né le Regioni".
Il voto in direzione
La linea del Partito Democratico rimane, comunque, quella fissata in direzione, il 7 settembre, con il voto a un ordine del giorno che recitava: "in coerenza con il nostro profilo riformatore, il Pd esprime l’orientamento rivolto ai propri iscritti e ai propri elettori, a sostegno del Sì al referendum costituzionale del 20 e 21 settembre".
La reazione di Zingaretti
Voto al quale rimanda il segretario quando gli viene chiesto un commento alle parole dell'ex sindaco di Roma: "Noi abbiamo avuto una bellissima riunione della direzione e a stragrande maggioranza ha preso un orientamento. Viva il partito pluralista che, anche se ha idee diverse, alla fine fa scelte nel rispetto delle idee degli altri. Questa è la verità di questa stagione".
Eppure l'uno-due di Prodi-Veltroni fa discutere all'interno del partito e proprio da un membro della direzione nazionale come Beppe Fioroni arriva un appello alla flessiblità: "Nessuno di noi può chiudere gli occhi di fronte all’evidenza. Sul referendum, per altro, non si gioca la fiducia al segretario. Proprio per questo, amichevolmente, dico a Zingaretti di adottare una linea più flessibile. Dopo Prodi anche Veltroni dice No al taglio dei parlamentari. Possiamo ignorare la portata di queste dichiarazioni?".