AGI - "Nicola pensa solo alle regionali e ha la testa su quello. Il resto è solo chiacchiericcio di chi non ha nulla da fare" dicono dal Nazareno. Dunque, per Zingaretti, nessuna intenzione di entrare nel governo, nemmeno se ci fosse un incarico da vicepremier pronto per lui. Il segretario non sembra voler raccogliere le sollecitazioni che gli arrivano da dentro e fuori il Partito Democratico per mezzo di retroscena e veline.
I rumors da Transatlantico
In questa fase si tratta dei più classici dei 'rumors' da Transatlantico, viene spiegato. Lo sottolinea anche il ministro degli Affari Regionali e delle Autonomie, Francesco Boccia: "Queste cose non c’entrano nulla con la politica ufficiale. Sono retroscena da corridoi e non commento retroscena da corridoi".
Rebus Regionali
Il tema di una presenza del segretario del Partito Democratico si è guadagnato uno spazio nel dibattito politico di questi giorni in virtù degli allarmi provocati da alcuni sondaggi che danno i dem in difficoltà in Toscana e Puglia. Se le Regionali dovessero concludersi con una sconfitta del Pd, è il ragionamento che viene fatto da chi perora la causa di un ministero per Zingaretti, il Partito Democratico dovrebbe trovare il modo di rafforzare la sua posizione nel governo e, così facendo, rafforzare il governo stesso. Insomma, uno Zingaretti ministro rappresenterebbe una polizza sulla vita dell'esecutivo.
Il 'partito del rimpasto'
Retroscena "strumentali", li definisce un parlamentare vicino al segretario. Ci sarebbero, infatti, due distinti 'partiti' a cui farebbe comodo vedere il segretario e presidente di Regione passare ad un incarico nell'esecutivo. Una parte, più esigua, che vorrebbe sfruttare questo passaggio in favore di Stefano Bonaccini, ormai accreditato come il diretto contendente di Zingaretti; e una parte, ancora minoritaria ma più corposa, di chi è sinceramente preoccupato delle sorti della legislatura in un momento in cui ci si prepara a investire i 209 miliardi messi a disposizione dal Recovery Fund.
Le parole di Orlando
Ad alimentare le voci, poi, è arrivato anche un passaggio di una intervista di Andrea Orlando il quale, a domanda diretta sul rimpasto, risponde: "Non escludo che possa esserci un effetto sull’assetto del governo ma non mi pare questo la cosa più fondamentale. Ora credo che si debba fare un tagliando per tener conto della fase nuova: non si tratta di dare peso a questo o quel partito ma di concentrarsi sui filoni che l’Europa considera centrali".
Lo stupore dei dem
Parole che, all'interno dei gruppi, vengono accolte con sorpresa: in pochi credono veramente alla possibilità di un ingresso di Zingaretti nella compagine di Governo. In questo caso, infatti, il segretario Pd sarebbe costretto a lasciare la Regione Lazio, che andrebbe al voto anticipato, con il rischio di favorire la destra.
La partita Campidoglio
"A meno che non pensino di fare coincidere quel voto con le Comunali di Roma, in modo da stringere un accordo con i Cinque Stelle che comprenda anche il Campidoglio", azzarda un parlamentare. "In ogni caso", aggiunge, "è evidente che se abbiamo una operazione con Zingaretti al governo occorre fare un ragionamento approfondito con il M5s su regione e Comune di Roma". All'interno dei Cinque Stelle, non manca chi crede a questa ipotesi: "Il Partito democratico sta lavorando da tempo per fare entrare Zingaretti al governo", viene sottolineato in ambienti parlamentari".
La posizione dei M5s
E anche Luigi Di Maio, pur non tirando in causa Zingaretti, non esclude l'ipotesi di un tagliando all'esecutivo: "Di rimpasto parleremo dopo le elezioni, adesso siamo concentrati su due cose: il referendum per tagliare 345 parlamentari, e questo è un fatto storico, e il Recovery fund".