AGI - Il Pd presenterà in Parlamento una proposta di legge costituzionale sulla sfiducia costruttiva e la revoca dei ministri. Lo annuncia una nota del partito, in cui si spiega: "Proseguendo sulla strada delle riforme, il cui cantiere si è riaperto anche per iniziativa del Pd nelle scorse settimane, il Partito Democratico presenterà nei prossimi giorni in Parlamento, alla Camera e al Senato, una proposta di riforma costituzionale per rafforzare l'impronta riformista dell'attuale maggioranza di governo. Una proposta organica che consenta, dopo aver dato il via libera alla riduzione dei parlamentari come uno dei tasselli di un quadro di riforme, di ottenere due risultati: l'ottimizzazione e razionalizzazione della forma di governo parlamentare e il superamento del bicameralismo paritario con le sue anomalie e storture. Una proposta sulla quale saranno raccolte le firme nelle Feste dell'Unità in corso, nei circoli, nelle piazze e nelle strade delle nostre città".
I tre pilastri della riforma proposta dal Pd
La proposta del Pd prevede: "1) Introduzione, in analogia con il modello tedesco, dell'istituto della sfiducia costruttiva, nonché attribuzione al Presidente del Consiglio dei ministri del potere di proporre al Presidente della Repubblica non solo la nomina bensì anche la revoca dei ministri. Due riforme in grado di rafforzare la stabilità dei governi in presenza di una legge elettorale proporzionale ad alta soglia come quella alla base dell'accordo di maggioranza; 2) valorizzazione del Parlamento in seduta comune, al quale sarebbero affidate competenze quali il voto di fiducia del Presidente del Consiglio dei Ministri entro dieci giorni dalla sua nomina da parte del Presidente della Repubblica; la votazione di mozioni di sfiducia costruttiva; l'approvazione della legge di bilancio e del rendiconto consuntivo; l'autorizzazione all'indebitamento; la formulazione di indirizzi al Governo nell'imminenza di riunioni del Consiglio Europeo; l'approvazione delle leggi di revisione costituzionale e delle altre leggi costituzionali; l'approvazione dei trattati internazionali".
Ancora, la proposta del Pd prevede "3) Differenziazione delle funzioni delle due Camere, nel senso di prevedere che il Senato, che continua ad essere eletto a suffragio universale, sia permanentemente integrato con la presenza di un Senatore per ogni Consiglio Regionale o di Provincia Autonoma, eletto con maggioranza qualificata e titolare di tutte le prerogative proprie degli altri senatori salvo quelle relative al Parlamento in seduta comune. In questo quadro si avrebbe una parziale specializzazione sia del Senato (che sarebbe caratterizzato non soltanto dall'avere nel suo seno un numero di rappresentanti delle Regioni e delle Province Autonome pari a circa il dieci per cento dei suoi membri elettivi, ma anche dal fatto di detenere in esclusiva il potere di inchiesta e di avere un potere significativo sui principi della legislazione concorrente e sul federalismo fiscale, superabile dalla Camera solo a maggioranza assoluta dei componenti) sia della Camera, alla quale verrebbe riservato il voto finale su tutte le leggi tranne quelle rientranti nelle già citate attribuzioni del Parlamento in seduta comune. Su questo impianto parte la raccolta di firme che consegneremo ai capigruppo di camera e senato per sostenere la necessità di una svolta in questo campo", conclude la nota del Pd.
La replica di Italia viva
"Italia Viva ha posto come pre-condizione per proseguire sull'iter della legge elettorale, che si metta in campo un'ampia visione di riforma delle istituzioni che faccia per sul superamento del bicameralismo paritario e sull'introduzione della sfiducia costruttiva. Oggi il Pd si allinea alla nostra posizione e annuncia la presentazione di una proposta di legge: ci fa piacere che sia stata colta la sollecitazione di Italia viva. Tuttavia è evidente che qualsiasi proposta su questi temi presentata a una settimana dal referendum e dalle elezioni regionali, ha il sapore di un'azione elettorale". Lo dichiara il deputato di Italia viva Marco di Maio, capogruppo in Commissione Affari Costituzionali, che aggiunge: "Se ne riparlerà dal 22 settembre, alla luce del quadro istituzionale e politico che emergerà dalle consultazioni elettorali. Certo è che per avviare un vero cantiere di riforme occorre ricercare il pieno coinvolgimento delle forze di opposizione e che si proceda senza forzature sulle procedure e sui tempi. La logica impone, poi, che si rimetta in discussione anche il cronoprogramma delle riforme poiché è evidente che superare o meno il bicameralismo e introdurre o meno la sfiducia costruttiva, incide enormemente sul modello di legge elettorale che si vuole perseguire". "Questioni della massima importanza ma che poste ora, a una settimana dal voto referendario e regionale, rischiano di finire nel tritacarne della campagna elettorale, pregiudicandone un concreto esame nella fase successiva", conclude.