AGI - Più di un anno dopo Montecitorio, anche Palazzo Madama ha dato il primo via libera alla riforma costituzionale che consentirà ai diciottenni di votare per il Senato, così come avviene per la Camera. Il testo è passato con 125 sì, nessun voto contrario e 84 astenuti e torna senza cambiamenti a Montecitorio. In seconda lettura la riforma dovrà essere approvata a maggioranza assoluta dei componenti delle due Assemblee.
Nella maggioranza è intanto scontro sulla norma che avrebbe abbassato da 40 a 25 anni l'età minima per poter essere eletti al Senato: la modifica, introdotta in commissione Affari costituzionali, è stata oggi cancellata in Aula grazie a un emendamento del relatore del Pd, Dario Parrini.
Una decisione che ha scatenato la protesta di Italia viva, che non ha partecipato al voto, così come tutto il centrodestra. Così, ha affermato la vicecapogruppo Laura Garavini, "viene meno all'accordo di maggioranza sulle riforme, che aveva espressamente previsto questo punto".
"Svecchiare il Parlamento - ha aggiunto motivando la protesta del suo partito - significa non solo abbassare l'età degli elettori a 18 anni. Deve significare anche consentire ai 25enni di entrare in Senato", e non abbassare dell'eta' per l'elettorato passivo "preclude la possibilita' di rinnovare la classe dirigente parlamentare del nostro Paese".
Per il Movimento 5 stelle, invece, "l'estensione del voto per il Senato ai diciottenni consegna ai nostri concittadini più giovani un nuovo protagonismo: non con i discorsi, ma con i fatti", ha sottolineato Alessandra Maiorino che ha dedicato il voto di oggi "agli studenti che hanno sostenuto la maturità in questo delicatissimo anno scolastico".
Il capogruppo del Pd Andrea Marcucci non è entrato nella polemica con gli alleati di governo: "Consentire il voto dei 18enni anche in Senato - ha affermato - è un risultato a suo modo storico. Estendiamo il pieno diritto di voto a circa 4 milioni di nuovi elettori. È una riforma parziale ma importante. Avremo più omogeneità tra le due Camere, e meno ingovernabilità".
Per il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico d'Incà, infine, il voto di oggi costituisce "una conferma importante del metodo che stiamo utilizzando per promuovere, a piccoli passi, riforme puntuali e circoscritte. È il metodo giusto perché rispetta la libertà degli elettori nel caso fosse richiesto il referendum. Con lo stesso metodo daremo corso agli altri impegni della maggioranza volti a stabilizzare il governo, rafforzare il Parlamento e dare più voce ai cittadini".