AGI - Una campagna elettorale ventre a terra, con due o tre appuntamenti al giorno nelle regioni che vanno al voto e un messaggio ricorrente: "Votare i candidati del Partito Democratico è l'unico modo di fermare le destre". Nicola Zingaretti sembra voler fare così di necessità virtù: perchè l'impossibilità di riproporre l'alleanza che governa il Paese nelle Regioni fa partire il centro sinistra con un forte handicap rispetto a un centro destra più compatto che mai, almeno sulla carta.
L'appello agli elettori
In particolare, è negli ultimi dieci giorni che Zingaretti ha iniziato a presentare il Pd come la sola forza politica in grado di fermare le destre, puntando su voto utile: le altre candidature, dice sempre più spesso, sono "candidature di testimonianza". Di qui l'appello agli elettori a fare ciò che non hanno saputo fare i loro esponenti politici di riferimento: unirsi. "Mobilitiamoci! I fatti parlano chiaro: chi vuole fermare le destre e garantire il buongoverno, nelle prossime elezioni regionali e comunali ha una sola offerta credibile: il Pd e le alleanze costruite intorno alle candidature proposte", dice Zingaretti il 31 agosto. "È l'unico modo per garantire nuove stagioni di riformismo e cambiamento, il resto è nobile testimonianza".
Le fosse sulle spiagge
Un messaggio accompagnato dalla promessa di aprire una stagione di riforme che, con le Regioni, cambierà l'Italia. Promessa che, nel corso dei giorni viene sempre di più sostituita dal rischio di ua destra nazionalista e populista al governo delle regioni. La stessa destra, ha rimarcato Zingaretti attirandosi le reazioni di Salvini e Meloni, che in altri Paesi ha completamente fallito la gestione dell'emergenza sanitaria, tanto da aver dovuto ricorrere a fosse comune sulle spiagge, come in Brasile.
La clava
Toni da battaglia che rappresentano una novità nel lessico del segretario Pd e che si accendono ancora di più all'inizio di settembre, con la lettera in cui Zingaretti avverte chi brandisce il No al referendum come una "clava contro il Pd". La voce del Pd "dà fastidio a molti", scrive Zingaretti, e c’è "un’insofferenza verso il governo, la maggioranza e il lavoro svolto" e in questo modo "il No diventa, a prescindere dal merito, la clava per colpire il Pd, la maggioranza e il governo stesso". La chiosa è minacciosa ed è rivolta ancora una volta agli alleati: "se qualcuno vuole andare al voto lo dica, io non temo le elezioni".
Alleati avvertiti
Anche questa è una novità nella campagna di Zingaretti che non aveva mai tirato in ballo il futuro del governo e della legislatura parlando del risultato referendario e delle regionali. Lo stesso giorno, Zingaretti spiega, a margine dell'inaugurazione di un pronto soccorso, che quello che intende fare è "portare un po' di consapevolezza sulla posta in gioco. Abbassare le nebbie e le polveri sul chiacchiericcio, dire che chi vuol cambiare il Paese e fermare le destre può farlo votando dei candidati credibili".
Il governo sotto esame
La posta in gioco, insomma, è alta e va la di là del risultato delle regionali e, forse, anche al di là delle sorti del segretario del Pd. A chi gli chiede quali saranno le ripercussioni sul governo, il governatore del Lazio risponde: "Quando votano milioni e milioni di persone c'è sempre un elemento politico, un giudizio e ne dovremo discutere". La sconfitta del Pd, insomma, aprirebbe la strada a governi di destra, non solo nelle regioni.
La rivolta
E la destra di oggi non è il centro destra, spiega a più riprese il leader dem. E' mercoledì 2 settembre e il segretario tocca i comuni di Genzano, Albano Laziale e Ariccia che andranno al voto il 20 e 21. "Vogliamo spingere alla ripresa della libertà e della vita, l'esatto opposto di quei personaggi che addirittura organizzano manifestazioni popolari di rifiuto dell'esistenza del Covid", dice Zingaretti rispondendo ai cronisti. "Ci sia una rivolta popolare contro chi ancora nega l'esistenza di un immenso problema che sono convinto possiamo affrontare e sconfiggere", aggiunge.
Un Sì per le riforme
Il primo settembre, a Venezia con il candidato sindaco Pierpaolo Baretta, rivendica al Partito Democratico - che ha ottenuto la calendarizzazione della legge elettorale dopo un lungo braccio di ferro con gli alleati - di aver "aperto il cantiere delle riforme. Ora ne parleremo e discuteremo lunedì", nel corso della direzione nazionale, "per un processo di rinnovamento dello Stato". Sono le riforme, infatti, la ragione della campagna democrat per il Sì al referendum. Zingaretti tende così a prendere le distanze dagli argomenti anti casta dei Cinque Stelle che mirano a ridurre i costi della macchina pubblica. E, con l'approssimarsi del voto, questo argomento si fa più forte.
Il Piano per il Sud
Venerdì 4 settembre, Zingaretti è a Padova e Bari. La giornata si apre con l'ironia suscitata da un post della ministra De Micheli su un collegamento Reggio Calabria - Messina che contempli anche delle piste ciclabili. Prima di arrivare a in Puglia, il segretario dem offre una agenda alternativa di opere necessarie al Sud: "A mio avviso bisogna concentrarci su pochi cantieri strategici", spiega: "Per quanto riguarda il Sud, credo che la grande sfida sia quella di trasformarlo nel cuore ecosostenibile dell'Europa: penso alla grande sfida della riconversione dell'ex Ilva di Taranto, con l'acciaio green, a cui destineremo importanti risorse europee; penso a Pomigliano, che può diventare uno dei grandi poli della mobilità elettrica. Se proprio vogliamo parlare di treni, allora immaginiamo un Paese ad alta velocità, coeso e connesso. Investiamo sulle infrastrutture ferroviarie: la Salerno-Reggio Calabria; la Taranto-Battipaglia, la chiusura dell'anello ferroviario in Sicilia".
Il voto utile
Accanto al governatore pugliese in corsa per la riconferma, Zingaretti rinnova l'appello all'unità degli elettori di centro sinistra: "Invito a non disperdere i voti, perché votare Emiliano è l'unica possibilità per non permettere alla destra di mettere le mani sulla Puglia. La base del M5S ha votato e dopo molti anni ha dato indicazione chiara: unità per fermare le destre".
Con Gualtieri e Amendola
Il 5 settembre, giorno della manifestazione dei No Mask, Zingaretti è al Nazareno con il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, e il ministro delle Politiche Europee, Enzo Amendola. L'occasione è data dalla presentazione delle proposte del Pd sull'utilizzo del Recovery Fund. Il segretario torna a ribadire che "le politiche delle destre nazionaliste sono ricette sbagliate e negli ultimi 250 giorni si sono rivelate tali".
La direzione dem
Lunedì 7 settembre è il giorno della direzione dem: Zingaretti la apre con una relazione in cui chiede al partito di sposare la linea del Sì. E la direzione approva votando separatamente sulla relazione e su un ordine del giorno sul referendum. Martedì 8 settembre Zingaretti apprende da Reggio Calabria, dove lancia la candidatura di Giuseppe Falcomatà, dei passi avanti e dei tentativi di ostruzione fatti dalle riforme, a partire dalla legge elettorale.
Contro l'antipolitica
E in serata, nello studio di DiMartedì, torna sul tema e sul significato che il Sì al taglio dei parlamentari assume per il Pd: "L'antipolitica si combatte anche cambiando le cose. Io non lascio il campo di una riforma a chi non la pensa come me e chi se ne frega di Di Maio. Abbiamo messo alla base del governo un processo di riforma molto complesso, ma non è che dobbiamo gettare la spugna perchè è complesso. Non dobbiamo essere subalterni all'antipolitica. Io non faccio un passo indietro perchè il campo è occupato da qualcuno che, pur votando sì, lo fa con motivazioni diverse dalle mie".