AGI - “Questa è solo una riforma parziale, l’aggiornamento potrebbe e dovrebbe comprendere anche altro. Ma questo altro sarebbe un più che comprende questo meno ed allora dire no al meno perché non c’è il più è un esercizio di benaltrismo per non fare niente". Lo afferma in un’intervista a Il Dubbio il capogruppo Pd in Commissione Affari Costituzionali Stefano Ceccanti.
"I cosiddetti correttivi o integrazioni - prosegue Ceccanti - limitano effetti collaterali negativi di un intervento che è positivo in se’, per quanto limitato. Non è che esso sarebbe cattivo e che i correttivi o integrazioni lo rendano buono. Anche quando un testo è condivisibile bisogna porsi il problema degli effetti collaterali negativi, in particolare di un certo effetto disrappresentativo che provoca ai danni di minoranze al Senato e dell’alterazione, sia pure limitata, degli equilibri tra parlamentari e delegati regionali nel collegio che elegge il Presidente. Sono gli aspetti concordati nell’accordo di maggioranza, che recuperano parte degli emendamenti del Pd e che costituiscono il progetto correttivo, o integrativo che dir si voglia, a prima firma del collega Fornaro su cui la Prima Commissione Camera sta chiudendo i lavori. La stessa cosa vale per il superamento del deficit democratico del Senato facendo votare i diciotto-venticinquenni e della disponibilità a discutere della legge elettorale soprattutto perché i collegi uninominali diventano troppo grandi. Perché un partito non dovrebbe prendere una posizione su una questione come l’assetto delle istituzioni? Il Pd questa posizione l’ha presa in Parlamento nella lettura decisiva. Massimo rispetto per le posizioni in dissenso, ma c’è un dovere collettivo”.